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7 luglio 2021. La Lazio parte per il ritiro estivo ad Auronzo di Cadore ma Luis Alberto non c’è.

Non solo non è presente con squadra, dirigenza e allenatore, ma di lui si sono perse le tracce. Nasce un caso, l’ennesimo relativo al fantasista spagnolo, ragazzo e giocatore particolare. Anche unico e speciale, se pensiamo alla sua storia. Quando la Lazio lo acquista dal Liverpool nel 2016, Luis Alberto ha 24 anni.

È ancora un ragazzo, ma è già un uomo. Vuole lasciare il calcio, sperimenta sulla propria pelle il dramma della depressione. Fondamentale sarà per la sua carriera Simone Inzaghi, che gli cambia ruolo – da ala sinistra a mezzala con compiti da trequartista puro – e Ciro Immobile, sempre abile nello scartare i cioccolatini confezionati per lui dallo spagnolo.

Il percorso di Luis Alberto alla Lazio

A Roma tutti lo amano, gli danno il soprannome di Mago perché palla al piede incanta. Inoltre, vede il gioco come nessun altro e i suoi numeri lo testimoniano. Nella stagione 17/18, quella della sua consacrazione dopo un anno di rodaggio a Roma, gioca 34 partite totali mettendo a segno 11 reti e 14 assist – numeri che in Europa solo De Bruyne riesce a superare.

L’anno dopo gioca meno, ha qualche problema fisico e la Lazio vive una stagione difficile. In 27 partite segna 4 gol e fa 5 assist. Numeri impietosi rispetto all’anno prima. Ma Inzaghi gli dà fiducia, si fida del suo gioiello.

Nella stagione 19/20 – quella in cui la Lazio chiude in testa alla classifica prima dello scoppio della pandemia – realizza 6 gol e 16 (sic!) assist. Il suo prezzo sale a dismisura, e qualche dichiarazione ballerina («a Siviglia tornerei volentieri») lo indica come uomo mercato per eccellenza insieme al compagno di reparto Sergej Milinkovic-Savic, con il quale forma insieme a Lucas Leiva il centrocampo più forte d’Italia in quel momento.

L’ultima stagione di Inzaghi è tesa, senza troppe motivazioni. Luis Alberto come altri – Leiva, Acerbi, Marusic, Strakosha, in parte lo stesso Milinkovic – manifestano un mal di pancia sintomo di un ciclo ormai finito in biancoceleste. Quelli sono gli uomini di Inzaghi, ma Inzaghi è con un piede fuori dalla Lazio. E infatti finisce all’Inter.

Non è un caso se nella scorsa sessione di mercato – quando cioè Luis Alberto rinnova fino al 2025 per la Lazio – lo spagnolo viene dato più volte e da più fonti vicinissimo all’Inter. Dopo l’acquisto (a parametro zero) di Calhanoglu, la notizia sfuma in un nulla di fatto, e Luis Alberto rimane.

Ma con un nuovo allenatore, non più papà che coccola (Inzaghi) ma comandante che esige (Sarri), Luis Alberto fatica ad ingranare.

L’insofferenza del post-Inzaghi

Inizia malissimo la sua nuova avventura col mister toscano ritardando di una settimana l’arrivo al ritiro di Auronzo. Finisce nell’occhio del ciclone per lo scarso minutaggio concessogli da Sarri a inizio stagione.

Certo, non si lascia andare a dichiarazioni eversive – come quella del 2020, quando disse in diretta Twitch “la Lazio ha i soldi per l’aereo, ma per i nostri stipendi…” – ma in campo si vede che non è quel giocatore che la piazza ha ammirato per anni.

Luis Alberto non sorride mai, spesso è nervoso, gioca con sufficienza e senza grinta. La classe che aveva esposto con Inzaghi è diventata sofferenza tattica sotto Sarri.

Almeno fino a dicembre, quando il 17 del mese incanta dinnanzi ad un Olimpico semi-vuoto contro il Genoa. Tunnel ad un avversario, uno-due con Immobile ed esterno liftato – tennistico – per Zaccagni che brucia il diretto marcatore e segna il gol del 3-0.

È il suo secondo assist di giornata dopo quello ad Acerbi – che da quella sera diventa nemico numero uno della tifoseria laziale per un gesto a dir poco eloquente.

Passano pochi giorni, appena cinque, e alla vigilia della pausa natalizia (22 dicembre) Luis Alberto entra a partita in corso contro il Venezia e segna la rete del 3-1 al 95’. Poi va sotto il settore ospiti e bacia lo stemma. Per carità, è il solito gesto. Va di moda, ma il dettaglio che non deve sfuggire è il sorriso ritrovato.

Con due colpi da campione, Luis Alberto si è ripreso il centrocampo della Lazio. Da lì in avanti, Sarri non lo toglierà più.

In conferenza stampa il tecnico toscano afferma che “con Luis Alberto c’ho litigato una volta sola, quattro mesi fa”. Ma già il 7 novembre, dopo la splendida rete alla Salernitana, lo spagnolo aveva calorosamente abbracciato il mister.

Luis Alberto aveva finalmente capito quale potenziale uno come Sarri potesse sprigionare da uno come Luis Alberto. Giocatore di una classe infinita, ma non completo.

Un epilogo difficile da spiegare

Sotto Sarri, Alberto diventa un giocatore completo, abile nelle due fasi.

Certo, non un recuperatore di palloni ma certamente un fantasista di sostanza, corsa, pressing, intelligenza tattica. In totale in Serie A Luis Alberto con Sarri ha giocato 34 partite per un totale di 2361 minuti. Con Inzaghi l’anno prima aveva giocato le stesse partite con una differenza di appena 200 minuti (in positivo).

I suoi numeri però sono migliorati: 5 gol e 11 assist contro i 9 gol e 2 assist della stagione precedente.

Cosa non è andato tra Sarri e Luis Alberto? Poco e nulla.

Semplicemente, la stagione dello spagnolo è stata più altalenante e meno imponente di quella del compagno di reparto Sergej Milinkovic-Savic, dominatore del campionato con 11 gol e 11 assist.

Entrambi sono dati per possibili partenti in estate. Da quanto ci risulta, Luis Alberto è vicinissimo al Sevilla, la città la piazza e la squadra che ama da sempre.

Per il primo anno, però, lo spagnolo si è presentato senza ritardi in Paideia per le visite mediche e ad Auronzo per il ritiro. Probabilmente è un indizio al contrario.