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La gerarchia della Serie A si sta delineando: Napoli, Milan, Inter e Atalanta sembrano essere le squadre che si giocheranno il titolo e che con ogni probabilità occuperanno i posti per l’Europa che conta.

La Roma attualmente è al 5° posto, con 6 punti di distanza dalla 4ª occupata dall’Atalanta. La speranza di riuscire raggiungere la qualificazione alla prossima Champions League è ancora vivissima, dal momento che 6 punti sono ampiamente recuperabili da qui alla fine del campionato.

Eppure ai giallorossi sembra decisamente mancare qualcosa per competere alla pari con le prime 4 della classe. Dove deve migliorare la squadra di Mourinho?

L’attacco giallorosso: numeri deficitari

Il primo dato che salta all’occhio guardando la classifica è la differenza reti: la Roma presenta un saldo positivo di 8 reti, decisamente più esiguo di quello di Napoli (23), Inter (21), Milan e Atalanta (15 per entrambe).

Le prestazioni difensive della squadra in realtà sono in linea con l’alta classifica: i giallorossi hanno subito 16 gol, in linea con Inter (15), Milan (18) e Atalanta (17). Solo il Napoli ha fatto significativamente meglio, incassando solo 8 reti.

È la produzione offensiva ad essere decisamente deficitiaria per la squadra giallorossa: i gol segnati sono 24, ben al di sotto della quota raggiunta dalle avversarie che la precedono in classifica.

Si potrebbe pensare quindi ad un atteggiamento maggiormente difensivo della Roma, ma in realtà se andiamo a vedere le azioni da cui può scaturire un tiro in porta costruite, notiamo come la produzione offensiva sia in linea con quella dell’Inter: 26,53 a partita per i giallorossi contro 26,87 per i nerazzurri. Le altre tre squadre si attestano su numeri più bassi: 25,07 per l’Atalanta, 23 per il Napoli e 25,33 per il Milan.

Appare chiaro allora che il problema principale nella Roma non è nell’atteggiamento della squadra, quanto nella qualità negli ultimi metri e nella capacità di trasformare in gol le azioni offensive prodotte.

Tammy Abraham, il centravanti titolare dei giallorossi, ha segnato finora 4 reti, su una quota di Exptected Goals di 7,4. I centravanti delle altre squadre viaggiano su medie decisamente più elevate: Edin Dzeko, il suo predecessore alla Roma ora all’Inter, ha segnato 7 gol su una quota di Expected Goals di 5, un rendimento eccezionale; il compagno nerazzurro Lautaro Martinez ha segnato 8 reti su 8,1 Expected Goals, quindi un risultato perfettamente in linea.

Anche Victor Osimhen del Napoli fa registrare una quasi corrispondenza tra gol segnati (5) ed Expected Goals (5,5), mentre Duvan Zapata dell’Atalanta con le reti messe a segno (9) supera la quota di Expected Goals (8).

Prendendo in esame i numeri degli attaccanti del Milan, notiamo che sia Zlatan Ibrahimovic (6 gol) che Olivier Giroud (4 gol) hanno messo a segno quasi il doppio delle reti che ci si sarebbe attesi sulla base degli Expected Goals, rispettivamente 3,4 per lo svedese e 2,4 per il francese.

Cosa non funziona nell’attacco della Roma

Non è corretto scaricare la colpa dei problemi offensivi giallorossi sul solo Abraham: un centravanti così giovane che proviene da un altro campionato ha necessariamente bisogno di un periodo di ambientamento per adattarsi alle difese italiane. A parte Osimhen, che è già al secondo anno in Italia, tutti gli altri attaccanti analizzati sono ultratrentenni oppure, nel caso di Lautaro Martinez, con anni di esperienza in Serie A.

Il centravanti inglese si spende in un grande lavoro su tutto il fronte offensivo, ma l’apporto dei compagni in fase realizzativa è decisamente deficitario. I problemi della Roma sono infatti sorti quando, dopo un inizio di stagione strepitoso, è mancato Lorenzo Pellegrini, capocannoniere della squadra con 5 reti in campionato. In seguito Mourinho l’ha arretrato sulla linea dei centrocampisti nel nuovo modulo che sta utilizzando con la difesa a 3, anche a causa delle varie assenze nel reparto e della scarsa fiducia riposta nelle seconde linee come Diawara e Villar.

Senza Pellegrini sulla trequarti, e con Stephan El Shaarawy costretto ad un lavoro di maggior fatica sulla fascia, il peso del supporto ad Abraham si è concentrato tutto su Mkhitaryan e Zaniolo, i quali hanno incontrato grandi problemi realizzativi rispetto al loro recente passato. Per l’italiano c’è da tenere in conto il graduale ritorno alla forma migliore, ma anche l’armeno è lontanissimo dai numeri fatti registrare nelle scorse stagioni.

Nonostante i numeri, il problema della Roma non è però tanto nel suo reparto offensivo, ma piuttosto a centrocampo, o meglio, nella capacità del centrocampo di supportare l’azione offensiva. A inizio stagione, con Veretout e Cristante al picco della forma, la linea mediana funzionava bene, anche grazie al supporto di Vina e Karsdorp sulle fasce.

Lo schieramento con la difesa a 3 non sembra essere il preferito di Mourinho, ma piuttosto una soluzione temporanea per garantire maggiore equilibrio in assenza dei titolari. La formazione che ha in testa il tecnico portoghese dovrebbe essere basata sul suo classico 4-2-3-1, ma senza valide alternative sulla mediana e sugli esterni difensivi non è facile trovare i giusti equilibri.

Dove intervenire a gennaio

Il rientro di Spinazzola dovrebbe però già offrire diverse soluzioni sul lato sinistro del campo, laddove sulla destra Karsdorp è già una delle principali fonti di gioco giallorosse. Con l’apporto del terzino italiano in fase di spinta, il trequartista di fascia che gioca sul suo lato, che sia Mkhitaryan o El Shaarawy, potrà essere più libero di accentrarsi e dialogare maggiormente con Abraham.

La Roma a gennaio è quindi chiamata ad intervenire sulla rosa, liberandosi di tutti quegli elementi non funzionali al progetto, a partire dai fuori rosa Fazio e Santon fino ai clamorosamente bocciati Reynolds, Borja Majoral, Villar e Diawara, e mettere a disposizione a Mourinho giocatori che possano entrare stabilmente nelle rotazioni e garantire la stessa intensità e qualità dei titolari.

Inoltre, un centravanti alternativo ad Abraham, magari più fisico e potente, in grado di agganciare palle “sporche” in fase offensiva e renderle giocabili per gli inserimenti dei trequartisti, potrebbe rappresentare un’alternativa tattica utile, in particolare con i 5 cambi a disposizone che permettono di modificare l’assetto della squadra in corso d’opera.