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In vista dei mondiali nippocoreani, la Serie A parte con largo anticipo. La prima giornata di campionato si gioca infatti all’ultima settimana di agosto: non c’è tempo per “prendersi del tempo”.

Lo sa bene la Juventus, grande protagonista dell’estate 2001 con un mercato che rivoluziona rosa (Nedved, Buffon, Thuram alcuni dei nomi più pesanti) e allenatore (Lippi).

Lo sanno bene la Roma campione in carica (che conferma Capello donandogli il talentissimo di Bari Vecchia Antonio Cassano) e l’Inter, che con un Vieri stratosferico punta al massimo traguardo – anche qui con un nome nuovo in panchina come Hector Cuper.

Ma la vera sorpresa di quel campionato è e il Chievo Verona di Delneri, capace di finire il campionato al quinto posto a +1 dalla Lazio dell’ultimo Cragnotti (con gli acquisti di Mendieta, Claudio Lopez e Fiore): i biancocelesti vivono una stagione di alti e bassi, condita dall’esonero di Dino Zoff (al suo posto Zaccheroni) e dalla doppia sconfitta nel derby di Roma.

L’altra squadra di Verona, l’Hellas, vive una stagione all’ombra della favola Chievo; la squadra di Malesani finisce in Serie B ma regala alla Serie A alcuni nomi che splenderanno nell’immediato futuro: Oddo, Camoranesi, Gilardino, Mutu (che chiude il campionato con ben 12 gol).

È il campionato della genuina e discussa corsa di Carlo Mazzone sotto la curva dei tifosi dell’Atalanta, quando dopo una serie di screzi rivolti all’allenatore romano dalla curva bergamasca questi promette una corsa sotto il loro settore in caso di rimonta (che avviene: dallo 0-3 dopo 15’ al 3-3 di Baggio a tempo quasi scaduto).

Il Milan della nuova coppia offensiva Inzaghi-Sheva vive una stagione complicata, e l’esonero di Terim dopo la sconfitta col Toro ne è la prova provata: al suo posto Carlo Ancelotti, che inizia in quella stagione la sua storia d’amore coi colori rossoneri.

Infine, il 5 maggio 2002: il clamoroso 4-2 della Lazio all’Olimpico contro l’Inter in un’atmosfera surreale e la vittoria dello scudetto della Juventus a Udine.

Un anno di bomber

GIOCATORISQUADRAGOLRIGORI
David TrezeguetJuventus240
Dario HubnerPiacenza246
Christian VieriInter224
Marco Di VaioParma201
Filippo ManieroVenezia184
Cristiano DoniAtalanta163
Alessandro Del PieroJuventus164
Andrij ShevchenkoMilan143
Roberto MuzziUdinese146
Massimo MarazzinaChievo130
Luca ToniBrescia130

La classifica marcatori vive di incertezze. Fino a metà campionato, non c’è un unico nome a guidare la vetta, ma il trono se lo spartiscono David Trezeguet della Juventus, Dario Hubner del Piacenza (neoacquisto dopo l’esperienza di Brescia che lo ha reso icona pop) e Marco Di Vaio del Parma.

Al termine della stagione, il titolo è condiviso tra Trezeguet e Hubner (24 reti: il primo ha 24 anni, il secondo 35, ciò che gli varrà la tournée estiva col Milan).

Dietro di loro, Marco Di Vaio al terzo posto con 20 e Bobo Vieri al secondo con 22. La grande sorpresa è però al quarto posto con Pippo Maniero del Venezia, una delle quattro squadre a retrocedere in Serie B insieme al Lecce di Chevanton (rivelazione di quel campionato con 11 reti), il Verona di Adrian Mutu (12 reti) e la Fiorentina più disastrata che ci sia (nessun marcatore raggiunge le 10 reti).

A quota 16, poi, Del Piero – che con Trezeguet forma una delle coppie offensive più prolifiche nella storia del club bianconero – e Cristiano Doni, centrocampista goleador – grazie a quella stagione, Doni verrà convocato ai mondiali di Giappone e Corea del 2002.

A quota 14, Shevchenko – Inzaghi compagno di reparto chiude con 10 reti – e Muzzi (Udinese).

A quota 13 troviamo Montella, autore di un’ottima stagione che la Roma chiude al secondo posto, senza però mai dare l’impressione di lottare per il traguardo massimo, e Marazzina (bomber del Chievo insieme a Bernardo Corradi, quota 10).

Sempre a dieci reti, oltre al già citato Inzaghi, Luca Toni neoacquisto del Brescia e la coppia argentina e biancoceleste Crespo-Claudio Lopez.

La strana coppia domina la classifica

Che cosa dire dei due bomber di quella stagione Trezeguet-Hubner?

Entrambi segnano all’esordio. Il primo segna addirittura una doppietta in 11’, certificando fin dal principio un dominio incontrastato nelle aree di rigore avversarie. Attaccante cresciuto a Buenos Aires, Trezeguet ha origini basco-francesi. Nel suo DNA c’è il talento smisurato delle seconde punte albicelesti – e alcuni suoi gol a incrociare, al volo e di testa lo testimoniano – e l’aggressività mista a dedizione delle regioni basco-francesi. Insieme a Del Piero forma la coppia più prolifica di sempre nella storia bianconera, e i tifosi lo ribattezzano Trezegol.

La sorpresa di quell’anno però è certamente Dario Hubner, emblema della nostalgia calcistica di fine anni Novanta ed inizio Duemila, come sapientemente raccontato dalla canzone Hubner dell’artista di Latina Calcutta.

Sorpresa, non tanto per le reti realizzate – l’anno successivo ne segnerà 16, chiudendo con 38 gol al Piacenza in 60 partite, numeri mostruosi – ma per la qualità delle stesse.

Ad esempio contro la Roma alla terza di campionato (16 settembre 2001) si avventa come un falco in spaccata di sinistro su un pallone dalla sinistra, realizzando il gol del vantaggio poi suggellato dal raddoppio al 39’: è un gol che condensa la grande qualità di questo attaccante, non rapidissimo nei movimenti ma estremamente intelligente, sempre ben posizionato e tecnicamente molto valido.

Non che Trezeguet sia da meno, ovviamente. L’attaccante francese gioca splendidamente in tandem con Del Piero, col quale si scambia assist in continuazione (oltre a 24 gol, Trezeguet realizza 5 assist, Del Piero 9).

Il bomber a sorpresa

Se manca il bomber in solitaria in questa appassionante stagione di Serie A, non mancano invece le sorprese tra i nomi che figurano nella lista dei marcatori.

Abbiamo già detto di Maniero, capace di segnare ben 18 reti nonostante il suo Venezia finisca in Serie B. Meno abbiamo detto di Doni, un giocatore che partecipa al gioco dei compagni per ruolo e caratteristiche e che, soprattutto, sa come gonfiare la rete. Non solo, ma lo fa con delle prodezze da fuori area degne di un fantasista di livello assoluto. Non a caso Trapattoni, che lascia a casa Roberto Baggio, lo chiama in gruppo a fine anno per il mondiale nippocoreano.

Dietro Doni, con 16 reti (l’Atalanta arriva nona, risultato pregevole), Marazzina con 13. Di quest’ultimo si ricorda – purtroppo – anche il brutto fallo ai danni di Camoranesi nel derby finito 3-2 per l’Hellas, che a lui costerà il rosso e ai suoi una sconfitta pesante da digerire.

Il Lecce di Delio Rossi va in B, ma mostra al calcio italiano e non un nuovo bomber di razza, l’uruguaiano Chevanton (21 anni, 11 reti). Infine menzione speciale per una delle squadre più in forma del campionato, il Bologna settimo in classifica, e per il suo bomber, l’argentino Julio Cruz (10 reti), prossimo sposo dell’Inter.

I bomber assenti ingiustificati

Quasi tutte le attese realizzative vengono rispettate, anche se dalla coppia Claudio Lopez-Hernan Crespo ci si poteva attendere qualcosa in più.

Lo stesso deve dirsi per gli altri due bomber della capitale, ma sponda Roma. Batistuta segna la miseria di 6 gol in 23 partite. L’anno prima, quello dell’esordio in maglia giallorossa e dello scudetto, aveva realizzato 20 gol in 28 partite. Capello lo difende sempre nel corso di quell’anno complicato, ma il Re Leone delude.

Delvecchio, che l’anno prima aveva segnato comunque poco, segna appena 2 gol in 27 partite: entrambi nel derby di Roma (dove Delvecchio detiene l’invidiabile primato di miglior realizzatore) vinto nel girone di ritorno dai giallorossi.