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Il Cagliari europeo. Il Cagliari di Carletto Mazzone. Sono passati trent’anni, ma dall’immagine di Mazzone con la tuta rossoblù, la rabbia che tradisce le rughe sul volto, la voglia di cambiare ancora una volta le regole del ballo per la sua Cenerentola… ecco, sono scene che non possiamo mai dimenticare, che vanno studiate per chi non ha avuto la fortuna di esserci, di viverle o anche solo di sentirle.

C’era un Mazzone prima di Totti, della Roma, di Baggio e del Brescia. C’era il Mazzone forse più grande, insieme a quello visto con la Fiorentina. Ed era a Cagliari, dov’è approdato nel 1991. Prima salvando il club, poi portandolo in Europa.

Per capire il portento – ancor prima del portamento – di Mazzone in terra sarda, va bene una scena emblematica: Cellino, giovane presidente rampante, lo sceglie per dare carattere alla sua squadra.

Mazzone non solo ci riesce: ma al Cagliari dà gioco, intraprendenza, fiducia. Bel calcio, tutto sommato. Tanta qualità. L’episodio clou è questo e riguarda un Samp-Cagliari. Vialli entra duro davanti alla panchina sarda, l’arbitro Nicchi lo espelle. E l’attaccante, prima di andarsene passa davanti a Mazzone (che nel frattempo non gliele ha mandate a dire): il litigio è storico, spalla a spalla che entra nella memoria collettiva. Dirà Mazzone: “Io non ho paura…Vialli una persona come me la deve solo rispettare”. Beh.

Il Cagliari 1992-1993: il colpo… in casa

Tutti sani, tutti salvi, ma tutti soprattutto ambiziosi. In particolare Massimo Cellino, che ha preso il club dalla famiglia Orrù e l’ha affidata a Mazzone.

Il secondo passo? Non aveva certamente entusiasmato i tifosi: ceduto super Fonseca al Napoli, il tutto per far cassa e prendere giocatori più funzionali al progetto dell’allenatore romano. Che in realtà Fonseca l’avrebbe tenuto, che però si accontenta ben volentieri di vedere Moriero in rosa. Anzi, di vedere il ritorno di Pusceddu, rientrato nella squadra d’origine e fondamentale in zona gol e per l’equilibrio rossoblù.

L’acquisto più dibattuto, oltre al giovane Bresciani, è ovviamente Luis Oliveira, per tutti Lulù. È cresciuto calcisticamente nel Belgio, ma è brasiliano. Brasiliano vero. All’Anderlecht aveva già giocato una finale di Coppa delle Coppe (vinse la Samp) e al Cagliari avrebbe dato tantissimo. Arrivarono anche Bellucci e Pippo Pancaro dalla C2. Infine, il colpo Tejera: il terzo straniero, la nuova regola che subito aveva stuzzicato Cellino e di cui il Cagliari beneficiò immediatamente.

Ovviamente, fondamentale anche il ruolo dei giocatori che decisero di rimanere: Enzo Francescoli era la ciliegina sulla torta di una squadra vera, formata da giocatori fondamentali come Massimiliano Cappioli, come Pierpaolo Bisoli. Come Mario Ielpo tra i pali.

Passo dopo passo, quel Cagliari riuscì a trovare un’amalgama, a dare continuità alla propria stagione e alla propria storia calcistica. Non fu tutto semplice, soprattutto all’inizio: ma – a ripensarci – quanta qualità aveva messo sul piatto Mazzone…

La rosa del Cagliari

GiocatoreR Giocatore R
Mario IelpoPMarco SannaC
Nicola DibitontoPMassimiliano CappioliC
Alessio ScarpiPGianluca GaudenziC
Gianluca FestaDGianfranco MatteoliC
Vittorio PuscedduDPierpaolo BisoliC
Matteo VillaDVincenzo BevoC
Nicolò NapoliDMarcelo TejeraC
Aldo FiricanoDLuis OliveiraA
Francesco BellucciDEnzo FrancescoliA
Giuseppe PancaroDGiorgio BrescianiA
Francesco MorieroCAntonio CrinitiA
Josè HerreraCLuigi MolinoA
La rosa del Cagliari di Mazzone nell’annata 92/93

Ecco, andiamo per ordine, e cioè per reparti. Già tra i portieri troviamo nomi che scaldano il cuore degli appassionati: alzi la mano chi ricorda la figurina di Dibitonto, un cognome così particolare da non poter scivolare via nella memoria. C’era anche un giovanissimo Alessio Scarpi, ma il titolare inamovibile era Mario Ielpo. Fondamentale.

La difesa, oltre a Festa e Firicano, due che al Cagliari hanno dato a loro modo tantissimo, era giovane e di grande qualità: c’era Matteo Villa, Nicolò Napoli, i giovani Bellucci e Pancaro. C’era soprattutto Vittorio Pusceddu: nato e cresciuto a Buggerru, nel sud dell’Isola. Calcisticamente cagliaritano: dopo la prima stagione in patria, aveva cambiato squadra ogni anno. Prima il Torino, poi l’Ascoli, l’Udinese, il Genoa, il Verona e il Napoli. Alla fine, il ritorno e i gol – tanti gol – ad aiutare Mazzone.

Un aiuto enorme arrivò pure dal centrocampo: tutto italiano, con doppia licenza uruguaiana. Sì, perché oltre a Sanna, Gaudenzi, capitan Matteoli e Pierpaolo Bisoli, Carletto poteva contare sulla garra di Herrera e Tejera, l’ultimo arrivato. Giocatori particolari, resistenti, non particolarmente decisivi eppure estremamente efficaci. L’uomo in più, oltre ovviamente a Moriero, si rivelò Massimiliano Cappioli: cinque anni in Sardegna, prima di 3 stagioni alla sua Roma. Anche la sua, una grandissima storia.

In attacco, c’è un nome che ruba la scena: è quello di Enzo Francescoli, semplicemente il bomber. Elegante e pungente, un senso della rete strepitoso, anche se non esattamente il massimo della continuità. A dargli una mano, Luis Oliveira: entrambi arrivarono a 9 reti in stagione, capocannonieri di un Cagliari in grado di andare in gol con tutti gli effettivi.

Quella stagione storica

La formazione tipo di quella splendida annata per il Cagliari di Mazzone

Che campionato fu? Troppo facile utilizzare il termine “storico”, ma la verità è che non ci sarebbe altro modo per raccontare quanto prodotto da quella squadra, quanto creato da quella favola dall’accento romano eppure tipicamente sarda.

Eppure, chi ha vissuto gli inizi di quel racconto, ricorderà anche le voci su Mazzone nelle prime giornate. Il motivo? La prima vittoria arriva solo alla sesta giornata, quando il Cagliari sconfigge proprio la Roma; dopo la terza sconfitta su tre in trasferta, il Cagliari ottiene 3 vittorie di fila, poi un altro filotto ed eccoci qui, alla fine del girone d’andata, con un settimo posto che fa sognare.

Al ritorno, ko dolorosissimo con la Juve, ma subito scalpo d’onore alla Lazio, preludio a quattro risultati utili di fila tra cui un pari sul campo della Roma.

Vittoria e sconfitta, sconfitta e vittoria: il Cagliari alterna fino alla fine, centrando una serie di risultati utili soltanto nelle cinque partite finali.

Ecco, sapete quant’è valsa? Quanto una qualificazione alla Coppa Uefa nella stagione successiva, con super vittoria per 5-0 sul campo del Torino come match da incorniciare e determinare come decisivo.