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Dopo nove giornate nella Liga il Real Madrid è in vetta. Non può certamente considerarsi una sorpresa, questa, ma in pochissimi si sarebbero aspettati un impatto così dominante da parte dell’unico vero colpo dell’estate dei blancos sul mercato: Jude Bellingham.

L’inglese con la doppietta all’Osasuna nell’ultima giornata ha già toccato 10 gol in stagione e tenendo conto che siamo in teoria a un quarto del percorso siamo su proiezioni degne di un attaccante di razza, mentre l’inglese rimane pur sempre un centrocampista. Offensivo, ma pur sempre un centrocampista.

In Spagna ci si stropiccia gli occhi davanti al rendimento di Bellingham, che (anche questo bisogna ricordarlo) ha solo vent’anni.

Bellingham meglio di Benzema

C’era abbastanza paura, l’estate scorsa, in casa Real Madrid. Il motivo è presto detto: dopo 14 stagioni, 5 Champions League e 354 gol in 648 partite Benzema aveva fatto le valige in direzione Arabia Saudita. Al suo posto per settimane i blancos hanno trattato Mbappé, ma ancora una volta il Psg ha alzato il muro e il fenomeno francese è rimasto sotto la Torre Eiffel.

Il buco al centro dell’attacco del Real era enorme e difficile da tappare sulla carta. Di certo non col solo Joselu, arrivato in prestito dal retrocesso Espanyol più che altro per mantenere la quota di spagnoli in lista Champions. Rodrygo poteva essere il titolare con Vinicius intoccabile a sinistra nel tridente, ma rimaneva la mancanza di un grande numero 9.

Così Ancelotti ha deciso di fatto di rendere Bellingham, acquistato per 105 milioni dal Borussia Dortmund, un 9. Non nel senso stretto del ruolo ma come punto di riferimento della squadra e non solo del centrocampo. Maglia numero 5 come Zidane all’epoca e una posizione genericamente di trequartista dietro due punte, uno schema che in realtà in Spagna è utilizzato pochissimo e infatti occorreva “subodorare” qualcosa.

Il risultato? Otto gol in campionato in 8 presenze e altri due in altrettante partite di Champions, incluso quello “maradoniano” al Napoli partendo da centrocampo e bucando Meret. Capocannoniere della Liga e leggermente decisivo anche in Europa: insomma, due mesi al limite della perfezione.

Costruirgli la squadra attorno

Dicevamo del 4-3-1-2 del Real Madrid, uno schema che in Spagna ma possiamo dire in Europa non usa più quasi nessuno; in realtà lo schieramento dei blancos architettato da Ancelotti è molto più fluido e complesso grazie anche alla versatilità di alcuni giocatori in grado di sdoppiarsi in più ruoli. A parte Bellingham una chiave di cui si parla poco a proposito del Real è un giocatore che si nota poco ma che è uno dei prediletti di Ancelotti: Fede Valverde.

L’uruguaiano è un jolly eccezionale, teoricamente terzo di destra della mediana ma capace all’occorrenza di fare l’esterno offensivo o il mediano duro e puro in aiuto a Tchouameni e a uno tra Kroos e Modric, che ormai giocano sempre meno minuti assieme. Così facendo in base agli spostamenti di Valverde, uno che non a caso non ha ancora saltato una partita, il Real passa a un 4-2-3-1 in cui Bellingham diventa il centravanti-ombra dietro Rodrygo o Joselu. Se non direttamente l’attaccante centrale, forse centravanti è eccessivo, quando c’è in campo Rodrygo che ama svuotare l’area.

L’inglese tira 2,6 volte a partita, ottavo in questa classifica nella Liga e primo dei centrocampisti. In più ha già sfornato due assist nella Liga e uno in Champions. Abbiamo tutti negli occhi la formidabile prova contro il Napoli in cui di puro fisico ha messo alle corde la squadra di Garcia. Del resto Jude nasce come mediano o al massimo mezz’ala nel Birmingham City e questa è la semplice evoluzione del suo ruolo.

Anche al Borussia Dortmund non poteva giocare così avanzato nel 4-2-3-1 dei gialloneri, in cui la trequarti era sempre affollata da altri giocatori. Anzi, in Germania era uno dei due mediani, un pochino sacrificato anche rispetto alla sua posizione in nazionale, dove è il trequartista centrale dietro Kane con sempre due esterni. Nel dubbio, anche grazie a una grande precisione nel tiro da fuori e alle abilità aeree, Bellingham ha segnato 8 gol nella passata Bundes dove tirava 2,2 volte a partita già in crescendo rispetto all’anno prima (1,6). Sarà un caso ma con lui assente nelle ultime giornate i gialloneri si sono sportivamente suicidati perdendo il campionato.

Insomma, non potendo avere un centravanti o un grande uomo d’area Ancelotti l’ha inventato prendendo l’inglese e spostandolo 20-25 metri più avanti rispetto al Dortmund e “impedendogli” di fare il mediano. Carletto ha, come tutti del resto, notato certe qualità straordinarie e le ha sfruttate al massimo, mantenendo gli altri punti di forza del Real, tipo la vivacità di Vinicius, la classe immensa di Kroos e Modric e la duttilità di Camavinga.

A vent’anni non solo il futuro pende dalla parte di Bellingham, ma anche il presente è roseo. Sta alle altre squadre trovare una soluzione, che al momento non è facile.