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L’attesa per l’estrazione dell’avversaria dell’Inter agli ottavi di finale di Champions League, è cominciata per i tifosi nerazzurri fin dalla qualificazione alla seconda fase, avvenuta nel quarto turno, quando la squadra di Inzaghi è andata a vincere in Austria contro il Salisburgo.

Da quel momento non sono stati pochi i calcoli di cui lo staff tecnico dell’Inter ha dovuto tenere conto per affrontare le due ultime giornate.

La fase a Gironi

La vittoria alla Red Bull Arena, ha dato il via ad una ridda di calcoli, finalizzati non solo al conseguimento del primo posto del Gruppo D, ma anche e soprattutto al risparmio di energie per partite di poco conto.

Era parso chiaro fin dall’inizio che la partita successiva a quella della qualificazione aritmetica, quella sul campo del Benfica, aveva valore assolutamente insignificante.

In quel momento, infatti, Real Sociedad e Inter erano appaiate in classifica, con il leggero vantaggio della differenza reti, +5, contro +2, a favore degli spagnoli. Si apriva così uno scenario nel quale un’eventuale sconfitta in Portogallo, non avrebbe cambiato assolutamente nulla per la conquista del primo posto del Gruppo. Lo scontro diretto della sesta e ultima giornata a San Siro, infatti, avrebbe messo la parola definitiva sul piazzamento delle due squadre, visto che il criterio principale per decidere il vantaggio dell’una o dell’altra squadra, in caso di punti uguali, è proprio lo scontro diretto.

Ecco perché Inzaghi, criticato per questo tipo di scelta, ha giocato a Lisbona con un undici completamente rimaneggiato e, dopo un primo tempo disastroso, è riuscito pure a conquistare un punto con la rimonta nella seconda frazione di gioco.

A San Siro nuovo turnover, con Lautaro a partire dalla panchina insieme ad alcuni uomini chiave di questa stagione, come Barella e gli infortunati Dumfries, Pavard e De Vrij. Nuovo pareggio e primato sfumato.

Sospiro di sollievo?

La possibilità di incontrare una squadra top class erano tantissime, visto che le prime classificate degli altri Gruppi erano tutte “papabili“, alla luce dei secondi posti di Napoli e Lazio. L’unica squadra che l’Inter non avrebbe potuto incontrare sarebbe stata solo la Real Sociedad, già incontrata nel Gruppo di apertura.

Le squadre da evitare erano Bayern Monaco, pescata poi dalla Lazio, Real Madrid, vincitore del Gruppo del Napoli, Manchester City, Arsenal e Barcellona, capitato in sorte al Napoli.

Le due compagini più abbordabili del lotto erano Atletico Madrid e Borussia Dortmund, con la prima effettivamente uscita dall’urna per regalare un mezzo sorriso a Inzaghi e ai tifosi nerazzurri.

Da qui ad essere felici, ci passa un treno, poiché non stiamo parlando di una squadra della quale non ci si deve preoccupare, ma rispetto alle altre super potenze del calcio, quella di Simeone fa meno spavento.

Simeona e la storia recente dell’AM

I “Colchoneros” hanno monopolizzato un posto in Champions League negli ultimi anni della propria storia, legando, tra le altre cose, il nome della seconda squadra della Capitale, con quello del suo condottiero, Diego Simeone, allenatore della squadra spagnola da qualcosa come 12 anni.

Simeone ha vinto a Madrid una Coppa di Spagna nel 2013, due Campionati, quello del 2014 e quello del 2021 e infine una Super Coppa di Spagna, quella del 2014. In campo europeo “Il Cholo” ha messo in bacheca 2 Europa League, quelle del 2014 e del 2021 e due Super Coppe EUFA, 2012 e 2018.

Un palmares di tutto rispetto per l’allenatore di origine argentina, che sta costruendo qualcosa di importante a Madrid, dove è considerato un idolo dalla gente madridista sponda Atletico.

L’Atletico Madrid questa stagione

Se nelle scorse stagioni, tranne in qualche frangente momentaneo, l’Atletico Madrid ha quasi sempre lottato per il titolo in Liga, il terzo incomodo, o se preferite, il quarto di questa stagione, il sorprendente Girona, sembra aver estromesso dalla lotta per il primo posto sia il Barcellona che l’Atletico Madrid, rispettivamente a 9 e 10 punti di distacco dalla capolista. La squadra di Simeone deve ancora recuperare una partita, quella contro il Siviglia e con quei tre punti tornerebbe a recitare un ruolo di primo piano in campionato.

La costante e marchio di fabbrica del gioco di Simeone è tornata ad essere la sua difesa imperforabile, con sole 16 reti al passivo, la migliore del campionato di quest’anno, la seconda migliore del torneo, dopo quella del Real Madrid, di Ancelotti, a due punti di ritardo dal Girona e 11 reti subite. L’Atletico segna in modo più frequente rispetto alle precedenti stagioni, alla luce delle 32 reti segnate, quarto miglior attacco in Liga.

Come gioca l’Atletico Madrid

La tendenza delle reti segnate con maggiore frequenza dell’Atletico Madrid, è confermata e corroborata dalle reti realizzate in Champions League fin dallo scorso settembre.

Sono state 17 le reti segnate dall’AM nel gruppo “E” di qualificazione, nessuna squadra ha fatto meglio degli spagnoli nelle sei partite della prima fase, se escludiamo quella macchina da reti che è il Manchester City di Guardiola, unica squadra a chiudere con sei vittorie su sei e a realizzare 18 gol.

Lo schieramento del Cholo è identico a quello che propone Inzaghi, il 3-5-2 e come l’allenatore piacentino, questo tipo di formazione verte il suo sbilanciamento sugli esterni fisici, tutto cuore e muscoli, una sorta di alter ego di Dumfries e Dimarco, con Lino a sinistra e a destra Molina, che ricorderete giocare, più accentrato, con l’Udinese.

Anche il centrocampo è strutturato in maniera molto simile rispetto a quello dell’Inter, visto che al centro è Koke a fare le veci di Calhanoglu, mentre ai suoi fianchi, giostrano i mobilissimi De Paul, anche lui ex Udinese e Llorente.

La grandissima differenza la fa l’attacco, visto che il duo avanzato per Simeone, è quello formato da Griezmann e Morata, una coppia che non ricorda affatto quella del duo nerazzurro, viste le caratteristiche tecniche.

Proprio per via del modo di giocare dei due attaccanti, l’Atletico Madrid non può proporre lo stesso modo di giocare dell’Inter, visto che l’AM tende ad aspettare gli avversari sulla linea mediana del campo, mentre l’Inter pressa più alta, facendo leva su un baricentro che sale a seconda di dove si sposta il pallone, con i tre di centrocampo.

La difesa è quella che ha meno punti fermi, visto che da centrale gioca addirittura Witsel, che la maggior parte di voi ricorderà mediano davanti alla difesa e non protagonista principale della retroguardia. Di fianco a lui Gimenez ed Hermoso. In porta l’eterno Oblak.