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Può una partita diventare iconica in meno di due anni?

Generalmente no, ma quando il Milan va a Bergamo per affrontare l’Atalanta è lecito farsi trasportare da un pizzico di retorica in più. Era il 22 dicembre del 2019, infatti, quando i rossoneri iniziavano ufficialmente il ciclo Pioli perdendo 5-0 in casa della Dea.

Dopo un anno e mezzo circa, il 24 maggio del 2021, si chiudeva, almeno idealmente, quel cerchio (di fuoco) con un 2-0 che sanciva il ritorno del club meneghino in Champions League.

Un quasi derby

Strano a dirsi, ma quello tra Atalanta e Milan, oltre ad essere diventato in così poco tempo un big match del nostro calcio, è ufficiosamente anche un derby.

Appena 45 km separano infatti il quartier generale di Giampiero Gasperini da Milanello, inizialmente casa d’affitto di mister Pioli, attualmente dimora fissa.

Con 16 punti in campionato, al netto di 5 vittorie e un solo pareggio, il Milan è a soli 2 punti dal Napoli a punteggio pieno.

Rispetto alla Dea, che ci ha già abituati alle partenze col freno a mano tirato, sono addirittura cinque i punti di vantaggio. Se è vero che siamo solo alla sesta partita di campionato, non sono pochi.

Tentazione due punte per Gasp

Da un punto di vista tattico, l’Atalanta non ha cambiato molto rispetto allo scorso anno.

Eppure, il forfait di Luis Muriel dopo neanche 180’ di Serie A, ha costretto Giampiero Gasperini ad un piccolo mutamento tattico: 3-4-2-1 anziché 3-4-1-2, con due trequartisti alle spalle dell’unica punta Duvan Zapata.

Curiosamente, nella stessa settimana in cui Malinovskyi è tornato a giocare ai suoi livelli dopo l’operazione al ginocchio, anche Luis Muriel è tornato ad allenarsi in gruppo, e contro il Milan non è da escludere una sua partenza dal 1’.

È un dubbio che, se confermato, potrebbe cambiare di molto il piano gara dell’Atalanta. Le due punte offrirebbero senz’altro un peso maggiore all’attacco bergamasco, ma la Dea vista contro l’Inter, con una sola punta davanti (prima Zapata poi Piccoli), ha comunque impressionato.

E ricordiamoci che l’Inter gioca a tre dietro. Non escludiamo dunque che Muriel possa entrare a gara in corso, proprio perché a livello tattico per Gasperini l’importante non è mai stato il fattore numerico, ma quello spaziale. Si gioca 1 vs 1, no matter what. O chi, in questo caso.

Duelli a tutta fascia

Attenzione, però, perché anche il Milan ama giocare uomo contro uomo. Certo, questo accade più in fase di non possesso che in fase di possesso – ricordatevi l’ultimo Milan-Lazio, con Milinkovic e Luis Alberto annullati da Kessié e Tonali –, ma Pioli sa che per vincere contro l’Atalanta due ricette non possono mancare mai: buttarsi negli spazi senza palla e tentare l’1 vs 1.

Soprattutto dalla parte sinistra, laddove l’Atalanta sembra più debole – tra Zappacosta e Mahele, cambia relativamente – e il Milan più strutturato – con Hernandez che è una certezza e Leao che sta impressionando in questo avvio di stagione.

In avanti nei rossoneri potremmo rivedere Olivier Giroud, che non ha convinto contro lo Spezia, ma era al rientro. Difficile pensare a Daniel Maldini dal primo minuto, più probabile assistere al tour de force di Brahim Diaz, che in questo momento assomiglia ad un Re Mida della trequarti.

Lo stesso dicasi per Saelemakers, giocatore insostituibile per Pioli per equilibrio, intelligenza e duttilità.

Proprio in virtù di quanto abbiamo detto sugli 1 vs 1, non può non tornare alla mente il miss-match dello scorso anno, quando fu proprio Theo Hernandez – citato poco sopra – a guadagnarsi il rigore del vantaggio poi trasformato da Kessié (che realizzerà una doppietta dagli undici metri).

È dunque lecito aspettarsi un duello importante dalla parte destra del blocco nerazzurro e dalla sinistra dell’armata rossonera di Stefano Pioli. Pur con moduli diversi, è sulle fasce che si decide il destino di Atalanta e Milan.