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Meno importanti dei protagonisti con la palla al piede, ma non necessariamente meno decisivi o appariscenti: sono gli arbitri del giuoco, che al Mondiale hanno dovuto fare i conti – e noi con loro – con alcune novità generali e particolari. Come ne esce la classe arbitrale internazionale dopo Qatar 2022?

Orsato fa fare bella figura all’Italia

Intanto permetteteci di sbottonare il colletto del patriottismo, specialmente in un’edizione che avremmo voluto vedere con gli occhi del tifo: Daniele Orsato è stato senza dubbio il miglior arbitro. Forse non a caso l’ex direttore di gara De Santis ha sottolineato il proprio stupore per il mancato assegnamento del fischietto finale all’arbitro italiano. Collina e compagnia hanno optato per il polacco Marciniak – di cui ha detto Evra a fine partita, ingenerosamente: «Non avevo paura dell’Argentina, ma dell’arbitro».

Di polemiche comunque ce ne sono state parecchie. Dalla paventata squalifica – poi rientrata – allo spagnolo Ulaoz dopo Argentina-Olanda (quarti di finale) ai tristemente noti commenti di Pepe e Bruno Fernandes dopo la sconfitta del Portogallo ai quarti contro il Marocco: «è chiaro, la FIFA vuole far vincere Messi e gli arbitri fanno di tutto perché accada».

Se le polemiche dei due portoghesi lasciano davvero il tempo che trovano, diverso è il peso delle dichiarazioni sempre dell’ex arbitro De Santis, che ha rivelato all’agenzia AdnKronos come «in questo mondiale si [sia] vista negli arbitraggi una impostazione e gestione della partita che, a livello di personalità, era spesso non adeguata». Quest’ultima è un’impressione che, a differenza delle polemiche sugli episodi singoli e i fantomatici complotti pro-albiceleste di cui sopra, abbiamo avuto anche noi. D’altra parte il mondiale è tale non solo per le nazionali che vi competono (vedi il Qatar) ma anche per gli arbitri chiamati a dirigerne le sfide (anch’essi provenienti da qualsiasi parte del pianeta).

Tecnologia e gestione dei cartellini: cosa è cambiato

Se a quest’ultimo aspetto sommiamo le novità tecniche introdotte nella gestione della gara – fuorigioco semiautomatico e recuperi da tempo effettivo –, le colpe dei singoli si assottigliano: «nella Coppa del Mondo FIFA Qatar 2022, la FIFA ha implementato la tecnologia del fuorigioco semi-automatico. Un aspetto cruciale di questa tecnologia consiste nel pallone connesso realizzato da Adidas. Un pallone che è in grado di fornire immediatamente i dati relativi al momento esatto in cui la palla è stata calciata: un dettaglio determinante per stabilire correttamente l’esistenza di una posizione di fuorigioco. Quindi, in questo Mondiale, la tecnologia del pallone connesso ha indubbiamente aiutato nella precisione sulle decisioni riguardanti le posizioni di fuorigioco», ha dichiarato Pierluigi Collina, presidente della federazione arbitri internazionale.

Probabilmente l’ex fischietto italiano ha scelto un palcoscenico tale da prevenire le polemiche: il mondiale è più passione e spettacolo che calcoli e inchieste. Certo, i finali di alcune partite – vedi appunto Argentina vs Olanda – hanno messo in luce una tensione forse esagerata da parte dei giocatori in campo: un comportamento almeno parzialmente giustificabile con direzioni di gara fin troppo permissive.

Parliamo non a caso di uno dei mondiali con meno cartellini gialli e rossi della storia. L’idea di Collina è molto chiara: lasciar correre, sempre e comunque, sui mezzi contatti, e tutelare, sempre e comunque, l’incolumità dei fuoriclasse – ecco perché quel recupero di Amrabat su Mbappe in Francia vs Marocco vale doppio.

Gli arbitri sul campo: dal disastroso Sikazwe all’esordio mondiale di Frappart

Abbiamo però anche assistito ad arbitraggi che, tanto con le antiche quanto con le nuove postille tecnico-arbitrali, sono risultati semplicemente disastrosi. Su tutti, l’esempio principe è la direzione di gara del signor Janny Sikazwe, zambiano, che in Belgio-Canada (girone F) ne ha combinate d’ogni. Parliamo di un arbitro che già nel 2021 aveva fatto parlare di sé per il fischio largamente anticipato in una partita di Coppa d’Africa. Curiosamente, in tribuna durante Belgio-Canada c’era anche Collina. Il quale però non si è mai espresso sull’arbitro zambiano, palesemente inadatto – persino in epoca VAR, e ce ne vuole francamente.

La bella notizia è arrivata però dalla prima volta in assoluto di un arbitro donna alla Coppa del Mondo: parliamo di Stephanie Frappart, che ha diretto Germania vs Costa Rica dei gironi. Una piccola grande rivoluzione che Collina ha dichiarato essere solo l’inizio di un cambiamento reale in futuro.

Lo zoppicante cammino verso il tempo effettivo

Come il tempo effettivo, altro strumento di controllo che la tecnica ha imposto sull’imprevedibilità dell’agire umano dopo il VAR: «La questione delle partite che durano anche meno di 50 minuti di tempo effettivo è qualcosa che viene da molto tempo fa. Ma la gente vuole vedere il calcio, anzi più calcio. Così come Fifa e Ifab, abbiamo chiesto da anni di fare qualcosa, per cercare di avere più tempo da giocare durante una partita».

Non è un’idea diversa da quella espressa da Fabio Capello qualche tempo fa, secondo il quale «è giusto che tutte le squadre giochino gli stessi minuti in un campionato intero». Comunque sia, qualcosa dev’essere stato rivisto in corsa, perché dopo le prime quattro-cinque partite con recuperi da 15 a 20 e anche 25 minuti totali tra primo e secondo tempo, la media si è decisamente abbassata. Durante la fase finale, forse proprio per venire incontro al discorso di Collina, si è tornati sugli standard iniziali – si pensi a quanto accaduto in Argentina vs Olanda.

In generale, non è stato un grande mondiale per gli arbitri, ma questi ultimi vanno almeno parzialmente giustificati alla luce delle recenti modifiche al regolamento. La nostra speranza è di vedere ancora un briciolo di umanità, anche nel fischietto, quantomeno per prendercela con una persona fisica in caso di torti arbitrali: vi immaginate vostro nonno inveire contro uno schermo?