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Nella serata di venerdì 23 giugno scorso, la EA7 Armani Olimpia Milano, si è aggiudicata il titolo numero 30 del Campionato Italiano di Pallacanestro, la LBA, acquisendo così la terza stella al termine di una stagione dominata insieme all’altra squadra più attrezzata di questa stagione, la Virtus Segafredo Bologna, arresasi solamente alla settima Gara di una Serie che ha visto la squadra di casa vincere in tutte le occasioni.

A qualche giorno dal trionfo meneghino, è tempo di tirare le somme al termine di un campionato che per certi versi è stato esaltante e che noi di PokerStarsNews abbiamo seguito passo passo fin dalle prime giornate.

Lo facciamo mettendo virtualmente in campo il nostro quintetto e partendo dal playmaker al quale affidiamo le chiavi della regia nella metà campo offensiva.

Colbey Ross, la freschezza al potere

Alzi la mano chi avrebbe scommesso un solo centesimo sulla stagione pazza e incredibilmente proficua della Guardia di Varese, che ha così messo sotto i riflettori le qualità della dirigenza della Openjobmetis, che, insieme al parere tecnico di Matt Brase, ha portato ai biancorossi il prospetto che serviva esattamente per sprigionare il gioco a velocità stratosferica che il capo allenatore nato a Tucson ha proposto durante l’anno.

In più di un’occasione abbiamo sottolineato la spregiudicatezza di un basket moderno che ha sempre mirato a segnare un paio di punti più degli avversari, questo è successo in più di un’occasione, soprattutto prima che la mannaia della giustizia sportiva si abbattesse su Varese e sui playoff ormai raggiunti.

Basti un dato per inquadrare il valore del prodotto di Pepperdine: in questa stagione Ross è stato il giocatore che ha espresso la valutazione più alta di media a partita, ben oltre 21, ben al di sopra dei 20 scarsi di Williams della Gevi di Napoli.

Semaj Christon, finisce la sua avventura a Tortona

Nei nostri Top di questa stagione, vi abbiamo scritto spesso di questa forza della natura statunitense, che faremo giocare in coppia con Ross in cabina di regia.

Il giocatore di Tortona, o se preferite ex giocatore di Tortona, si è ritagliato il suo corposo spazio in Piemonte alla corte di Marco Ramondino, dove ha stupito tutti per la sua clamorosa continuità che ha contribuito all’ennesima pazzesca stagione della Derthona.

Già passato in Italia, sotto contratto con Pesaro nella stagione 2015/2016, l’americano di Cincinnati ha quest’anno messo tutti d’accordo e anche dopo aver scavallato quota 30 anni, il play può dire la sua ancora per un po’ di tempo.

John Petrucelli, il muro bresciano

Sarebbe corretto non pensare solo alle bocche di fuoco e alla potenza offensiva per bilanciare correttamente attacco e difesa e l’uomo giusto che fa per noi è quel John Petrucelli, a proposito, auguri per la frattura al piede accusata qualche giorno fa, che quest’anno è stato uno dei giocatori più performanti nella propria metà campo.

La Germani Brescia si è spesso aggrappata a lui sia in tempi di austerità, visto che la squadra di Alessandro Magro ha dovuto superare momenti di estrema difficoltà in campionato, che in quelli di trionfo, quando i lombardi firmarono la Coppa Italia.

Lo statunitense di Hicksville è un classe 1992 e ha ottenuto un anno fa circa la doppia nazionalità, abbinandola a quella del nostro Paese e si è accasato a Brescia nel 2021, disputando anche 5 partite con la nazionale italiana di basket.

Il suo ruolo di ala piccola serve come il pane nel nostro quintetto e grazie alla sua capacità di fare tantissime cose senza che vengano misurate da un referto di fine partita, lo accogliamo calorosamente nel nostro palazzetto virtuale.

Gigi Datome, inossidabile vecchietto MVP delle Finals

Se è vero come è vero che la nostra carrellata fa capo alla regular season, lo è altrettanto il fatto che le prestazioni della parte finale dei playoff di Luigi Datome non possono essere lasciate in disparte e senza commento.

Il nativo di Montebelluna, classe 1987, cresciuto cestisticamente alla Santa Croce di Olbia, ha giocato ancora una volta una stagione impeccabile, nonostante i soliti acciacchi fisici e la prestazione palesata a Gara-7 è solo la ciliegina sulla torta.

Non in tanti avrebbero consegnato il premio di MVP delle Finals al Gigione nazionale, c’è chi avrebbe preferito Shavon Shields, ma Datome, nonostante i punti di media di una serie che nelle prime partite non lo ha visto protagonista come lo è stato l’americano, di certo ha messo le mani sui momenti topici della partite di Playoff di Milano.

Shavon Shields, la furia di Milano

Ma se dobbiamo parlare di chi ha condotto per mano l’Olimpia al titolo di campione, non possiamo dimenticare proprio Shields, che a prescindere dal titolo di MVP consegnato nelle mani di Datome, è stato in assoluto il fattore dell’ultima parte del campionato insieme a Shabazz Napier, arrivato in corso d’opera alla corte di Messina, vera e propria scossa vitale, al termine di un periodo in cui Milano non ne azzeccava mezza.

Shields ha rinnovato immediatamente dopo la vittoria dello scudetto da parte della sua squadra e lo ha fatto con un accordo di ben tre anni, frutto della sinergia che esiste con il tecnico siciliano e, soprattutto, con tutta la dirigenza milanese.

Basti pensare che l’americano del Kansas, col doppio passaporto americano e danese, è diventato il terzo miglior realizzatore di una serie Playoff dopo Kaukenas con 441 punti segnati e Carlton Myers con 604, chiudendo la serie con 437 punti segnati.

Marco Belinelli, sesto di lusso

Chiudiamo con il talento di San Giovanni in Persiceto, che, anche grazie al minutaggio concessogli da Sergio Scariolo, con cui le cose non sono andate bene per tutta la stagione, ha risposto presente quando si è calato nel ruolo di sesto uomo di lusso in un roster come quello della Virtus, togliendo spesso le castagne dal fuoco in una stagione lunga e logorante e, soprattutto, mettendo i puntelli per i successi casalinghi della serie scudetto contro l’Olimpia.

Chiudiamo con l’ala piccola bolognese, dunque, consapevoli che non sia stato annoverato tra questi sei giocatori un lungo di ruolo, ma in fondo è quello che ha fatto Ettore Messina, ruotando sotto canestro i suoi uomini che, in quel ruolo, gli avrebbero dato maggiore sicurezza. Inoltre su sei giocatori, qualche scelta andava fatta, speriamo di avervi fatto felici!