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Le generazioni attuali che sono abituate ad associare la vittoria del Campionato NBA con l’anello messo al dito dai suoi protagonisti, non hanno l’usanza di chiedersi che tipo di origine esso ha avuto parecchi decenni fa.

Si aspetta la cerimonia dello start della stagione successiva alla vittoria, solitamente la squadra che vince il titolo gioca la prima partita in casa, e i giocatori rimasti nella franchigia campione, vengono chiamati uno ad uno sul palco per ricevere il tanto agognato “ring“, tra manifestazioni di giubilo e festeggiamenti da parte dei tifosi.

Una storia nata nel 1947

Più di un appassionato del meraviglioso mondo della NBA, si sarà accorto che la stagione che stiamo vivendo, quella che fa capo agli anni 2021/2022, è la numero 75 e da che mondo e mondo, la vittoria di una delle 30 franchigie che partecipano, viene festeggiata con la consegna del famigerato anello.

È dal 1947, infatti, che esiste questa usanza e, nonostante essa possa risultare datata agli occhi dei più, resiste imperterrita come vero e proprio status che serve ai possessori del titolo come manifestazione del proprio dominio in quello che dovrebbe essere il campionato di basket più importante e difficile del mondo.

È di quell’anno la prima vittoria suggellata dalla consegna del monile da indossare al dito, ma se è vero come è vero che questo tipo di tradizione non è mai cambiata nel corso dei decenni, è altrettanto vero che ogni anello consegnato è diverso da quello degli anni precedenti e successivi.

Questo è possibile per via della personalizzazione di ogni annata vittoriosa, con tanto di stemma della squadra, nome della franchigia e del giocatore a cui viene consegnato l’anello e, ovviamente, anno della vittoria.

Dai Philadelphia Warriors ai Milwaukee Bucks

La prima squadra a ricevere l’anello, furono i Philadelphia Warriors, vincitori del titolo NBA del 1947. Rispetto agli elaboratissimi anelli che vengono consegnati nell’era moderna, quello del primo trionfo era tutt’altro che arzigogolato, anzi, presentava delle caratteristiche piuttosto sobrie, levigato, com’era al tempo, senza metalli pregiati incastonati e con la scritta, se vogliamo piuttosto spartana, della squadra vincitrice, i Philadelphia Warriors, appunto.

Addirittura l’incisione, palesemente fatta a mano e piuttosto irregolare, riportava la scritta “PHILAal posto di Philadelphia, a mettere in risalto una base non esattamente spaziosa sulla quale lavorare, accompagnata da “WARRIORS” sulla parte superiore della sfera centrale dell’anello, e chiusa, nel basso, con un’altra scritta ben più importante, “CHAMPIONS“, parola che rimarrà la costante per gli anelli degli anni successivi.

Al centro un’improbabile gemma, ancora più spartana se pensiamo alle innumerevoli pietre preziose che vengono incastonate nei monili di questa generazione.

Gli anelli più preziosi

Gli anelli NBA vengono commissionati dalle franchigie vincitrici, sia per caratteristiche estetiche, che per numero, che per dimensioni.

Questo varia di squadra in squadra, anche e soprattutto perché è diverso il numero di componenti, anche in relazione al fatto che ogni team è composto da un numero di effettivi che si differenzia ogni stagione da quello che ha vinto il titolo nelle annate precedenti.

Basti pensare che a mettere l’anello al dito sono anche le persone che compongono il front office di ogni squadra, e gusto e caratteristiche variano di anno in anno.

In questa pagina, troverete le foto di un gran numero di anelli assegnati negli anni precedenti, a cominciare da quello di Giannis Antetokounmpo al termine della scorsa stagione.

Ai più attenti capiterà di notare come l’anello del primo titolo conquistato dalla franchigia, sia particolarmente curato nei dettagli e nella volumetria del gioiello. Un occhio in questo senso va certamente dato a quello del 2016 conquistato dai Cleveland Cavs di Lebron James e, ancor di più, a quello dei Toronto Raptors, probabilmente uno dei più voluminosi e costosi dell’intero lotto.

Il valore

Ecco, appunto, il valore. Quanto potrebbe costare un anello di questo tipo se venisse messo in vendita?

La verità è che il valore di un anello originale di un titolo NBA, non può essere “stimato” come se fossimo da un gioielliere o da un “compro oro” qualsiasi, esso varia in virtù di tutta una serie di parametri che esulano dal valore meramente monetario delle materie prime e della manifattura del pezzo singolo.

Per questo motivo è difficile che i proprietari degli anelli NBA si liberino dei propri preziosi esclusivamente per ricavarne del denaro sonante.

Questo può capitare in casi eccezionali, in ordine a momenti economici molto scomodi, o, in situazioni un pochino più frequenti, quando si tratta di metterli all’asta per motivi nobili, come campagne di beneficienza e simili.

Capitò qualcosa di simile a Kareem Abdul Jabbar, uno dei giocatori più vicini a questo genere di manifestazioni atte ad aiutare il prossimo e specialmente i bambini per la sua fondazione, la Skyhook Foundation, che in un solo colpo, nel 2019, raccolse qualcosa come oltre tre milioni di dollari, mettendo all’asta 234 oggetti personali, tra cui 4 dei suoi 6 anelli vinti in carriera, di cui il più “fruttuoso”, valse la cifra di 343.700 dollari.

Il valore degli anelli è quindi originato dal prestigio che essi portano con sé, a partire dalla persona, giocatore, allenatore, dirigente, che ne è in possesso o che è stato conquistato in una particolare stagione.

E quest’anno? Chi indosserà l’agognato anello NBA?