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Dopo i Boston Celtics, passiamo ad analizzare gli anelli ottenuti dai Lakers, franchigia che, come già spiegato su questi schermi, si piazza al secondo posto per numero di titoli Nba vinti, dietro solo alla già citata Boston. I Lakers, prima come Minneapolis e poi come Los Angeles, hanno raggiunto la bellezza di 17 anelli in ben 32 Finals disputate, 12 delle quali giocate proprio contro i Celtics.

I primi anni a Minneapolis

Nel 1949 i Minneapolis Lakers vinsero il primo anello Nba, una lega appena fondata (col nome di BAA nel 1946 a New York) e che prenderà la denominazione di National Basketball Association proprio nel 1949. I Lakers, di base a Minneapolis, si appoggiavano su Jim Pollard e Herm Schaefer, ma soprattutto sul centro George Mikan, un lungo di 208 centimetri considerato come una delle prime leggende della pallacanestro americana. Con queste premesse, il team guidato da Mikan vinse il primo titolo nel 1949 contro i Washington Capitols e diede inizio ad una vera e propria dinastia vincente, la prima della Nba. I Minneapolis Lakers ottennero anche il titolo del 1950, contro i Syracuse Nationals, quello del 1952 e del 1953 contro i New York Knicks, e poi ancora contro i Nationals nel 1954. Cinque anelli in sei anni, chi avrebbe potuto fermarli? Il ritiro di George Mikan fu la risposta a questa domanda.

Finalmente la luce negli anni ‘70

Come anticipato, il ritiro di Mikan portò i Lakers ad alcune stagioni difficili, il che condusse a due scelte alte al Draft, le quali produssero le chiamate di Elgin Baylor prima (1958) e Jerry West poi (1960). Nel frattempo, i gialloviola si trasferirono da Minneapolis a Los Angeles, anche se gli anni ’60 furono nefasti: i Lakers caddero infatti alle Finals del 1959, 1962, 1963, 1965 e 1966, negli stessi anni in cui Boston riuscì a dominare l’Nba, creando, intorno soprattutto a Bill Russell, una squadra leggendaria. Un anno di pausa e poi altre due sconfitte in finale, ancora per mano di Boston nel 1968 e nel 1969, nonostante l’acquisto di Wilt Chamberlain (1968) da Philadelphia. L’incantesimo non si spezzò, dato che alle Finals 1970 furono Willis Reed e i Knicks a giustiziare i Lakers in 7 gare, con questi ultimi che tornarono a casa ancora una volta a mani vuote.

La stagione 1971-1972 risultò essere finalmente quella propizia. Ritiratosi Elgin Baylor, Bill Sharman divenne capo allenatore e la coppia Chamberlain-West condusse per mano i Lakers ad un’annata entusiasmante: 69 vittorie in regular season e, soprattutto, il tanto agognato anello Nba (sconfitti i Knicks in finale), il primo da quando la franchigia si spostò a Los Angeles. Un titolo storico perché arrivato dopo una crisi nera, causata anche dagli storici rivali dei Celtics. Dopo la caduta alle Finals 1973 (Lakers battuti proprio da New York), Chamberlain e West dissero basta alla pallacanestro giocata, con i Lakers che dovette rifondare la squadra, attendendo diversi anni prima di un nuovo anello, nonostante l’arrivo di Kareem Abdul-Jabbar nel 1975.

Sua maestà Magic Johnson

Da Michigan State a Los Angeles il passo è breve, almeno per Magic. Nel 1979 i Lakers scelsero Earvin Magic Johnson e, dopo l’entrata in gioco di Larry Bird a Boston un anno prima, l’Nba poteva vantarsi di avere due future leggende nella propria lega. L’impatto di Magic fu subito evidente, a tal punto che Los Angeles si abituò velocemente al nuovo stile di gioco, il famoso “Showtime”: il nuovo playmaker dei gialloviola, in coppia con Kareem, guidò i suoi Lakers al titolo del 1980, in finale contro i 76ers, quando Magic, da rookie, venne nominato Mvp delle Finals.

Con il nuovo coach Pat Riley e l’arrivo via Draft di James Worthy, i gialloviola vinsero il loro ottavo anello nel 1982 ai danni ancora dei Sixers, i quali però si vendicarono nella stagione successiva agguantando il gradino più alto del podio davanti alla Los Angeles dello Showtime. È negli anni ’80 che tornò in voga la rivalità tra Lakers e Celtics, protagoniste alle Finals 1984, 1985 e 1987. Bird trascinò Boston nel 1984, Kareem e Johnson nel 1985 e 1987, con i Lakers che si portarono a casa anche il titolo del 1988 contro i Pistons, i quali però, come successo per i Sixers, vendicarono la sconfitta l’anno seguente.

Anni Duemila

Nel 1991 i Lakers disputarono le prime e uniche Finals degli anni ’90. Il roster di LA stagione 1990-91, privo ormai di Kareem (sostituito da Divac), poteva ancora contare su Worthy e Magic, con quest’ultimo che, all’inizio dell’annata successiva, annunciò la positività all’HIV e il conseguente ritiro. I gialloviola raggiunsero la finalissima contro i Bulls di Jordan, perdendo la serie per 4-1 e passando sostanzialmente il testimone a Chicago, team che, come risaputo, dominò la lega in quegli anni.

Il salto temporale ci conduce al 1996, anno in cui i Lakers scelsero al Draft il compianto Kobe Bryant e in cui Shaquille O’Neal si aggiunse alla squadra da Free Agent. E soprattutto, nel 1999 si sedette sulla panchina di Los Angeles coach Phil Jackson, già vincitore di 6 titoli ai Bulls come capo allenatore. I Lakers fecero il nuovo e definitivo salto di qualità, agguantando uno storico three-peat, il terzo per Jackson: nel 2000 a cadere alle Finals fu Indiana (4-2), nel 2001 Philadelphia (4-1) e nel 2002 New Jersey (4-0), con Shaq nominato Mvp delle finali per tre stagioni consecutive.

Due anni dopo i Lakers tornarono in finale, ma questa volta i Detroit Pistons di Chancey Billups, Rip Hamilton e del duo Rasheed-Ben Wallace, si imposero per 4-1, lasciando l’amaro in bocca ai gialloviola. Un amaro che rimase anche nel 2008, quando i Celtics dei Big Three (Pierce, Allen e Garnett) sconfissero i Lakers per 4-2 nell’atto finale. Kobe Bryant però prese per mano i suoi nelle due annate successive, agguantando il doppio titolo prima nel 2009, ai danni dei Magic di Dwight Howard, e poi nel 2010, ai danni proprio degli eterni rivali, i Boston Celtics, sconfitti in ben 7 gare. L’ultimo anello invece risale al 2020, quando nella bolla di Orlando furono Lebron James ed Anthony Davis gli eroi di una cavalcata che portò i Lakers a battere i Miami Heat di Jimmy Butler (4-2 la serie finale). Un titolo che per molti ha un grande asterisco (annata accorciata e conclusa senza pubblico proprio nella bolla causa Covid), ma che comunque vale uno stendardo in più alla Crypto Arena, il  diciassettesimo e per ora l’ultimo conquistato dai Lakers.