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Sono iniziate le Finals NBA e, anche se la lieta sorpresa è il ritorno a pieno organico della stella dei Milwaukee Bucks, Giannis Antetokounmpo, i Phoenix Suns sono partiti col piede giusto. Anzi, giustissimo…

Prova di forza dei Suns

Da più parti si è avuta l’impressione che il ritorno alle Finals dei Phoenix Suns sia stato originato da una perfetta chimica di squadra che ha portato, mese dopo mese, fin dalla parte finale della scorsa stagione, al raggiungimento degli obiettivi e, probabilmente, addirittura, oltre i risultati attesi.

Intanto è arrivato il secondo posto in Regular Season, dietro agli scatenati ragazzi di Quin Snyder in quel di Utah, ad una sola vittoria di distanza dal primo posto.

Il primo turno dei playoff la sorte ha portato in Arizona i vincitori dei Play In, i Los Angeles Lakers, una delle peggiori squadre da affrontare, visto che, tra le altre cose, i giallo-viola erano campioni in carica. 

Estromesso Re Lebron e compagni in 6 gare, è arrivato il sorprendente sweep ai danni dei Denver Nuggets di Nikola Jokic, vero e proprio crocevia della stagione dei Suns. 

Da quel momento in poi CP3 e compagni hanno maturato una consapevolezza nei propri mezzi che proprio il rientro Chris Paul dalla degenza per Covid, ha corroborato in maniera forse decisiva. 

In finale di Conference, in una serie dove è ovviamente mancato ai Clippers l’apporto di Kawhi Leonard, l’altra squadra di Los Angeles ha dovuto cedere in gara-6 dove la maggiore freschezza atletica dei Suns e una varietà di opzioni offensive decisamente superiore, si sono notate in maniera esponenziale. 

Bucks, inferno e ritorno 

Milwaukee, dal canto suo, ha tenuto il fiato sospeso per tutta la parte finale della serie contro gli Atlanta Hawks, quando si è fatto male al ginocchio il greco e uomo squadra Giannis Antetokounmpo, assente nelle ultime due partite, peraltro vinte dai verdi di Budenholzer

Il dubbio sul rientro dell’ala dei Bucks si è protratto fino alla vigilia di Gara 1 delle Finals, quando, a poche ore dal match, si è avuta la certezza di rivedere in campo fin dall’inizio Antetokounmpo. 

I Bucks hanno chiuso al terzo posto la regular season, a tre vittorie dai Sixers che hanno chiuso la stagione regolare con 49 vittorie e 23 sconfitte. 

La post season di Milwaukee è cominciata con un facile quanto sorprendente 4-0 contro gli Heat, passata poi per l’eliminazione in 7 partite dei super favoriti Brooklyn Nets, anch’essi, per amore di verità, falcidiati dagli infortuni. 

Detto dell’estromissione in 6 gare degli Hawks di Young, Milwaukee si è presentata all’appuntamento con le Finals con parecchi dubbi di tenuta fisica e tecnica, oltre che con quello angosciante della presenza del greco. 

Le prime due gare

Ciò che è venuto fuori dalle prime due gare delle Finals, non ha fatto altro che palesare lo stato di grazia della squadra dell’Arizona, letteralmente tarantolata. 

I due allenatori hanno provato a spegnere gli entusiasmi da una parte e a tenere alta la tensione dall’altra. 

Monty Williams ha parlato di mentalità vincente nei momenti di difficoltà, riferendosi soprattutto al primo quarto di Gara 2, dove i Bucks sono riusciti ad impossessarsi del pitturato dei Suns, per una volta poco difeso dalla fisicità di DeAndre Ayton. 

Budenholzer ha invece messo in evidenza i miglioramenti difensivi della sua squadra rispetto a Gara-1.

È la seconda volta che Milwaukee va sotto 2-0 in una serie Playoff, quest’anno e se contro i Nets le cose sono andate bene, le cose non sempre si possono ribaltare, anche perché l’infortunio di Kyrie Irving aiutò non poco in quella occasione. 

In Gara-1 sono state fin troppe le palle perse dei Bucks, dato che va unito all’elevato numero di viaggi in lunetta dei proprio avversari. 

Entrambe queste due voci sono migliorate decisamente in Gara 2. Milwaukee ha infatti perso tre palle in meno rispetto all’esordio nelle finals e ha mandato in lunetta Booker e compagni in sole 13 occasioni, rispetto alle 26 di Gara-1. 

Bisogna partire da qui per provare a raddrizzare la serie. 

Il problema dei Bucks sta tutto nella varietà dell’attacco, se è vero come è vero che dal terzo quarto in poi la produzione offensiva di Milwaukee è stata di 32 punti, la stessa di tutti i suoi compagni…

I 20 punti di Giannino al terzo quarto hanno sfiorato i 22 di Michael Jordan segnati in un solo quarto durante una partita di Finals, evento accaduto nel 1993. 

Ogni qualvolta Middleton ha avuto dei problemi a trovare la via del canestro, i Bucks hanno sempre perso. Eppure Khris ci ha provato, ma con scarso successo, visto che nelle sconfitte dei Bucks, Middleton ha segnato 8 punti in meno di media rispetto a quando i Bucks hanno vinto.

Il deficit è messo in risalto anche dal 7 su 21 di Holiday, altro tassello fondamentale dell’attacco dei Bucks. 

Ecco, per rimettere le cose a posto, i Bucks hanno bisogno di un apporto offensivo maggiore dai giocatori che non si chiamano Antetokounmpo.