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Se avete seguito la stagione NBA 2023/2024, saprete benissimo che a prendersi le luci dei riflettori, sono stati alcuni dei giocatori tra i più attesi, che hanno confermato quanto di buono si era detto su di loro alla vigilia della stagione regolare.

Sarà un caso, ma i migliori quattro giocatori che hanno chance di diventare il Most Valuable Player della stagione in corso, militano in squadre che hanno già la certezza di partecipare alla post season e tutti da protagonisti, senza passare dalla tagliola dei Play In.

I grandi assenti: Embiid senza fortuna

Il più grande assente da questa lotta a quattro è certamente Joel Embiid, che ha dovuto saltare quasi tutta la seconda parte di stagione, dopo il suo intervento al menisco del ginocchio sinistro, proprio nel momento in cui, esattamente come la passata stagione, stava dominando da par suo le difese avversarie.

Il camerunense, che alle prossime Olimpiadi di Parigi giocherà con gli Stati Uniti e, speriamo, contro l’Italia, è nato nella nazione africana e ha anche la cittadinanza francese, ma, poco dopo il titolo di MVP conquistato la scorsa stagione, ha deciso di dare una mano alla nazionale americana per riportare la medaglia d’oro in casa USA.

Con un Jokic di questa caratura, che continua a farsi beffe di ciascun avversario, probabilmente il titolo di MVP sarebbe stato un miraggio anche in caso di stagione senza infortuni per il centro dei Philadelphia 76ers, ma la squadra della “Città dell’Amore Fraterno”, avrebbe di certo sofferto meno in questo scorcio finale di stagione, tanto che i Sixers, a due giornate dal termine, non sanno ancora se parteciperanno direttamente ai Play Off, oppure dovranno passare dai Play In, obiettivo comunque molto lontano se non fosse tornato il 21.

Tatum e Sabonis sontuosi, ma non basta

Tra i tagliati fuori dalla competizione, Jayson Tatum è quello che arriva subito dopo i quattro migliori del lotto, ma non è lontana l’incoronazione che lo inserirebbe di diritto alla lotta per la conquista del titolo di miglior giocatore. Finora non è successo, ma, stagione dopo stagione, il suo nome va a referto in maniera sempre più convincente, anche al netto dei suoi detrattori.

Domantas Sabonis, altro giocatore europeo, ha giovato in questa stagione della trade con Tyrese Haliburton, autore di una season che sembrava molto positiva fino all’infortunio, e Buddy Hield e Tristan Thompson finiti inizialmente a Indiana e poi girati a Sixers e Cavs.

Sabonis è stato per la seconda volta il miglior rimbalzista della NBA, quasi 14 di media a partita e, nonostante un ottimo 37% da 3 punti, non ha la possibilità di lottare per il titolo MVP.

La discontinuità di Giannino

Una stagione così feroce da parte dei Boston Celtics, non se la aspettavano in tanti e il dominio della coppia Brown-Tatum, è sembrato a tratti devastante.

Dall’altra parte Milwaukee ha inanellato tutta una serie di prestazioni opache, che poco si distanziano dall’uomo più rappresentativo dei Bucks, Giannis Antetokounmpo, alla sua stagione numero 11 in NBA.

Il giocatore di origine greca continua a palesare quelle insicurezze nei fondamentali di sempre: non è certo il più performante ai tiri liberi tra i suoi colleghi. La percentuale complessiva di tiro dal campo, è pari quest’anno al 61,1%, rispetto a una in carriera da 54,5%, mentre dalla linea della carità, Antetokounmpo ha tirato con il 65,7% a differenza di una percentuale complessiva in carriera da 70,2%. Migliorato nei rimbalzi, ma peggiorato negli assist, il giocatore greco sembra aver perso smalto per via della partenza di Jrue Holiday, che ha migliorato, guarda caso, l’equilibrio difensivo e offensivo dei Celtics.

Luka & Shai

Li hanno accostati in più di un’occasione, stesso ruolo, simili movenze, capacità di far andare compagni e avversari ai tempi che decidono loro.

Shai Gilgeous-Alexander e Luka Doncic, sono diventati in breve tempo i veri beniamini dei tifosi di Oklahoma e di Dallas e stanno disputando una stagione da 10 e lode.

La guardia canadese ha preso le redini di una squadra giovanissima e volenterosa come i Thunder, una compagine che, grazie a un’accurata ridda di scelte corrette, ha messo a disposizione del proprio geniale allenatore, Mark Daigneault, un roster di tutto rispetto, sia per il presente che per i prossimi anni, quando a Oklahoma potranno usufruire dei vantaggi di tutta una serie di scelte elaborate con molta arguzia.

Il play sloveno non ha bisogno di presentazioni, visto che fin dal suo anno di Rookie ha messo le cose in chiaro nella lega NBA, facendo capire a tutti che sarebbe stata dura per chiunque, trovarselo sulla strada.

La stagione in corso ha certificato l’estrema attitudine che un ragazzo del ’99 dimostra di avere a tutto tondo per uno sport di così difficile e complessa interpretazione, tanto da aver ulteriormente migliorato ciascuna delle voci offensive.

Intanto ha giocato fin qui 37,5 minuti a partita, aumentando il suo minutaggio rispetto alle passate stagioni, tirando dal campo con il 48,7% rispetto al 47% in carriera e segnando qualcosa come 5 punti in più delle sue medie stagionali. Rispetto alle sue medie ha preso anche mezzo rimbalzo in più per ogni partita e distribuito oltre un assist in più per ogni match.

Quest’anno sembra aver affinato il rapporto in campo con Irving, con il quale sembra aver raggiunto un livello di completa empatia anche oltre le partite. Insomma, sono diventati due grandi amici.

Come lo può perdere Nikola Jokic?

Se per gli altri giocatori di cui abbiamo scritto fin qui, si pongono dei dubbi sulla completa predisposizione al sacrificio finalizzato a fare vincere la propria squadra e i due allenatori, Daigneault e Jason Kidd lavorano da tempo per trovare la quadra, lo stesso problema non lo ha di certo Michael Malone.

Il capo allenatore dei Denver Nuggets non lascia fuori mai quello che è il giocatore che è destinato a vincere il suo terzo titolo MVP, per il quale è giusto soffermarci sui numeri di un’ennesima stagione da protagonista.

Quattro anni in più del suo grandissimo amico sloveno Luka, con il quale non perde occasione per organizzare siparietti appena i due si incontrano, il campione serbo classe 1995, sta facendo vedere delle cose in campo che non si sono mai viste nella storia NBA con questa facilità e, soprattutto, continuità.

Nella regular season 2023/24, quando mancano due sole giornate al termine, Jokic ha migliorate tutte queste voci:

VOCEPERCENTUALE/DATOPERCENTUALE/DATO
FG%55,7%58,1%
3P%35,0%35,8%
Tiri liberi82,7%81,8%
Rimbalzi10,712,4
Assist6,99,0
Stoppate0,70,9
Rubate1,201,30
Punti segnati21,026,6

Il premio di MVP, con questi numeri, non può davvero sfuggirgli, anche perché il divario con il resto del campo, è decisamente disarmante.

Il titolo della passata stagione sembra aver generato ulteriore fame nello stomaco del serbo, ma se gli si fa una domanda su questo tipo di atteggiamento, la risposta di Jokic è sempre la stessa: “a me piace giocare a basket e spero di farlo a lungo”.

Insomma, sembra che ogni giocata fuori dagli schemi che Jokic continua a far vedere sui campi da gioco, gli venga completamente naturale.

Così come naturale dovrebbe essere la consegna del terzo premio MVP, sorprese a stelle e strisce permettendo.