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Napoli – 10 e lode

A Napoli la finale mancava dal 2006 e, dopo i primi 3 quarti e mezzo della semifinale con Reggio Emilia, sembrava che questa mancanza potesse allungarsi ancora per molto tempo. E invece, grazie alla “cazzimma” tipica della napoletanità – senza fare caso che gli americani della Gevi non hanno probabilmente idea di cosa sia, anche se gliel’avranno spiegato – la squadra ha fatto il massimo possibile, raggiungendo l’ultimo atto delle Final Eight grazie a una rimonta pazzesca e un finale deciso dai suoi giocatori di maggior talento: Pullen ed Ennis. Se la semifinale sembrava essere già una vittoria per la Generazione Vincente, quando accaduto contro Milano in finale è stato il suggello di una settimana epica per la Gevi, che grazie a una prova sensazionale, di grande attenzione e applicazione, ha vinto il 3° trofeo della storia del basket a Napoli, quello che mancava da 18 anni. La solidità di Ennis durante tutta la gara, la difesa di Sokolowski (eletto MVP) su Shields – l’ha tenuto a 0/11 dal campo fino a 5′ dalla fine – e i canestri decisivi di Pullen sono state le chiavi della finale, che hanno permesso a Napoli dire tornare nell’Olimpo del basket italiano, sconfiggendo la favoritissima Olimpia Milano. Un capolavoro firmato Milicic, che nella settimana è stato perfetto nella gestione dei suoi uomini, considerando anche la stanchezza del post supplementare della semifinale, che ha portato la squadra partenopea a giocare la finalissima con pochissime ore di riposo. Questo successo lancia la Gevi verso un finale di stagione che potrebbe consentirle di togliersi altre soddisfazioni: su tutte quella di raggiungere i playoff e poi… vedere cosa succede.

Pullen, Ennis e Sokolowski – 9

Sono stati i 3 alfieri della Gevi, vincitrice della competizione. Chi più chi meno, a seconda delle 3 partite giocate, hanno dato un contributo fondamentale, in attacco così come in difesa. Jacob Pullen è l’uomo dei tiri decisivi, il giocatore clutch per eccellenza. Dopo la vittoria al supplementare in semifinale, con suo canestro determinante, ha detto: “Ho vinto in Spagna, ho giocato le Final Four di Eurolega, ma vincere così, con il tiro decisivo… Ice on the cake, baby. E dopo quello è arrivato anche il canestro decisivo in finale, quello che ha definitivamente aperto la strada del successo alla sua squadra. Inarribavile!

Tyler Ennis è un playmaker che pensa prima a far giocare la squadra e poi a sé stesso, ma in questa competizione – soprattutto in finale – è stato bravissimo a ritargliarsi sempre il suo spazio per mettersi in proprio, chiudendo il match conclusivo con 21 punti, 7 assist e 7 rimbalzi. Decisivo, in ognuna delle 3 gare giocate!

E poi c’è Michal Sokolowski, eletto MVP della finalissima con un bottino di 13 punti, 6 rimbalzi, 3 assist e 22 di valutazione. Scelto dalla stampa per la sua incredibile applicazione difensiva, è stato capace di togliere dal gioco per buona parte del match il miglior giocatore in campo (o almeno presunto tale): Shavon Shields. Fece lo stesso all’Europeo 2022, quando con la sua Polonia fece fuori la Slovenia di Luka Doncic… ovviamente marcato alla grande dallo stesso Soko. Giocatore che sembrava essersi perso, nella passata stagione dopo il passaggio da Treviso al Besiktas, ma che a Napoli ha ritrovato il proprio spirito combattivo, che l’ha portato a vincere 2 meritatissimi titoli: quello di MVP e la Coppa Italia, 4° trofeo della sua carriera personale.

Mouhamed Faye – 8

Il 19enne centro senegalese della Unahotels Reggio Emilia si è ritrovato a “dover” essere protagonista in un appuntamento molto importante. E non l’ha sbagliato. Il suo esordio nella competizione è stato con una prova maiuscola, da 16 punti con 7/7 dal campo e 6 rimbalzi, dove è risultato dominante sotto le plance contro i pari ruolo della Virtus. Altrettanto bene ha fatto in semifinale contro Napoli, giocando una gara da 8 punti (con 4/5 da 2) e 5 rimbalzi in 11′, perché limitato dai falli. Con un imminente nuovo arrivo in casa Unahotels probabilmente vedrà ridotto il suo minutaggio, ma ci auguriamo per il bene suo e potenzialmente quello della nostra nazionale (sta completando la sua formazione italiana per poter poi essere passaportato) che Priftis continui a dargli fiducia, perché la merita totalmente!

Reggio Emilia – 7

La semifinale si è chiusa con più di un rimpianto, lasciando però la convinzione di avere di fronte una squadra vera: altalenante si, troppo, ma con gli attributi e la capacità di giocarsi i playoff di Serie A con la possibilità di sorprendere. Questa Coppa Italia ci ha mostrato un talento che speriamo di poter vedere in Nazionale non appena avrà il passaporto, Mouhamed Faye; uno che vorremmo rivedere così in gas anche con la maglia azzurra, Michele Vitali e un altro che, nel momento di difficoltà, ha sfoderato la miglior prestazione stagionale giocando 20′ splendidi nonostante un impiego da “tappa buchi”, Matteo Chillo. 3 nomi italiani che sottolineiamo volentieri perché meritevoli e finalmente in grado di esprimersi anche in un palcoscenico importante come le Final Eight di Coppa Italia. Poi ci sono ovviamente Galloway, Smith e Weber, attendendo il sostituto di Hervey, che garantiscono alla Unahotels la possibilità di sognare in grande in vista del finale di stagione.

Milano – 6

Dopo 2 partite rese facilissime, la finale è stata da un lato un capolavoro di coach Milicic, dall’altro un disastro per Messina e il suo staff. Shields, che aveva dominato la semifinale, è stato incartato dalla difesa di Sokolowski, e negli ultimi minuti punto a punto – dopo che Milano era stata quasi sempre a inseguire – a deciderla sono state le giocate dei singoli napoletani e non, come ci si poteva aspettare, quella dei biancorossi. E’ apparso ancora una volta chiaro il difficile incastro tra Melli e Mirotic, top scorer della squadre ma difficilmente contemplabili insieme sul parquet. Un intrigo tattico che ha messo in difficoltà la squadra durante tutta la stagione, confermandosi chiara difficoltà anche nella finale di Coppa Italia. Ora c’è nuovamente da rimboccarsi le maniche e cercare di raggiungere il 10° posto di Eurolega, per non dire addio anche al 2° obiettivo stagionale. Questa sconfitta in Coppa Italia rischia di avere strascichi sulla squadra, a cui va la sufficienza per essere arrivata in finale senza alcuna difficoltà, ma a una società come l’Olimpia, questo non basta!

Shavon Shields – 6

A Milano lo aspettavano tutti e questa volta le attese sono state ripagate… fino alla semifinale. Nell’esordio contro Trento ha preso in mano la squadra nei momenti più tosti, nonostante una partita messasi subito in discesa per l’EA7, guidandola prendendosi responsabilità sia al tiro che nel servire i compagni. La semifinale l’ha poi totalmente dominata: 28 punti con 6/12 da 3 e 4/5 da 2, facendo quello che ha voluto. Il problema è stato nell’atto conclusivo e determinante ai fini del risultato: primo canestro dal campo a 5′ dalla fine, con un complessivo 2/13 dal campo: decisamente troppo poco per chi dovrebbe essere il leader della squadra campione d’Italia. E’ evidente che quando c’è lui in campo Milano abbia un giocatore su cui poter contare a mani piene, soprattutto con Mirotic non ancora al meglio della condizione, ma è altrettanto palese che, quando viene arginato dalla difesa avversaria, il rischio è che tutto il meccanismo offensivo si blocchi, condizionando le partite della squadra. Ora arriva il bello, con un finale di stagione dove cercare di bissare la vittoria del campionato e sognare il miracolo in Eurolega. Shields deve essere il punto di riferimento offensivo dell’Olimpia, senza se e senza ma, ma a Messina serve anche trovare soluzioni alternative, andando oltre al difficile inghippo Melli-Mirotic.

Venezia – 6

Quel che si poteva fare è stato fatto! La Reyer ha superato il primo ostacolo Pistoia agevolmente, ma sapeva benissimo che la resa dei conti sarebbe arrivata in semifinale, con Milano, e non c’è stata storia. Così come nel confronto di campionato, l’Olimpia ha divorato la Reyer, fin dal primo quarto, con percentuali assurde dal campo ma soprattutto difensivamente, arginando le bocche da fuori di Venezia, che non ha saputo trovare contromosse adatte a tenere viva una partita mai di fatto in discussione. Si salvano le prove di Spissu, Kabengele e Tucker, ma gli altri hanno fatto davvero tantissima fatica, troppa: Simms, Wiltjer, Tessitori, Casarin, Heidegger e De Nicolao hanno messo insieme appena 30 punti in 6, decisamente pochi per giocare ad armi pari con l’EA7. Sufficienza che arriva piena, perché se è vero che si poteva provare a stare almeno un po’ di più in partita, contro la profondità e la capacità balistica messa in campo dai giocatori dell’EA7, era difficile pensare a qualcosa di più. Per i playoff scudetto, però, serve qualcosa di più.

Estra Pistoia – 6

Era difficile aspettarsi una vittoria contro la Reyer, ma la squadra di Brienza ha tenuto botta per due quarti abbondanti, sciogliendosi solo nel 3° quarto (25-16) e lasciando poi andare il match nell’ultimo. Moore ha dimostrato di essere tra i migliori americani della LBA, mentre chi è mancato – ben arginato dalla difesa orogranata – è stato Willis, che ha chiuso la gara con appena 3 punti e 1/11 al tiro, risultando controproducente per l’Estra. La sufficienza è meritata anche grazie al pubblico pistoiese, che si è presentato copioso sugli spalti dell’Inalpi Arena di Torino in un giorno feriale non proprio dietro casa. Dimostrazione, l’ennesima, di una città che respira basket e che merita, anche per questo, di confermarsi in massima serie.

Dolomiti Energia Trentino – 5

Come detto per Pistoia, ci si poteva aspettare di più ma il risultato, nel confronto con Milano, era assolutamente pronosticabile. Va però però detto che il roster della Dolomiti ha decisamente qualcosa in più rispetto a quello dell’Estra, ecco perché ci si poteva attendere che la squadra combattesse un più di quei due quarti scarsi in cui ha battagliato contro l’Olimpia Milano. Per buona parte del match sotto di 30 punti, i ragazzi di Galbiati hanno fatto enorme fatica contro la difesa meneghina, mandando il solo Hubb in doppia cifra (12), mentre chi di solito guida la squadra per punti fatti (Grazulis e Baldwin) è rimasto quasi a secco, contribuendo alle brutta prova corale.

Germani Brescia – 4

Delusione! Non ci sono molte alte parole con cui descrivere il cammino, brevissimo, della Leonessa in questa Final Eight. Contro Napoli la squadra di Magro non è quasi mai stata in partita, iniziando malissimo e proseguendo con enormi difficoltà, apparendo a volte supponente o, peggio ancora, impaurita da quanto accadeva in campo; cosa che difficilmente è accaduta in campionato, dove la squadra è prima in classifica con ampio merito. Una battuta d’arresto che fa male, ma che potrebbe essere soltanto un passaggio a vuoto – capita in competizioni a gara secca – dal quale risollevarsi per proseguire in una stagione che sta dando a Brescia tante soddisfazioni.

Virtus Segafredo Bologna – 3

Nonostante sia la società che ne ha vinte di più (8, insieme a Milano e Treviso), gli ultimi anni non dicono bene alle V nere in Coppa Italia. Così come l’anno scorso, quando la sconfitta però arrivò in finale, quest’anno la corsa verso il trofeo si è fermata al primo ostacolo, i quarti di finale. Contro una Reggio Emilia arrembante, la squadra di Banchi ha mostrato stanchezza, peccando di presunzione e troppa convinzione di poter strappare e vincere la partita in qualsiasi momento. Ci ha provato, ma questa volta senza riuscirci, consentendo alla Unahotels di restare sempre in partita e di azzannare la preda sanguinante nel momento cruciale. C’è un finale di stagione per puntare ai playoff di Eurolega e allo scudetto, la Virtus deve cancellare e resettare al più presto questa brutta parentesi per giocarsi le proprie carte nelle due competizioni principali in cui può andare in fondo.