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Le Olimpiadi di Pechino hanno ufficialmente chiuso i battenti e ormai ci possiamo proiettare direttamente verso l’appuntamento di casa di Milano e Cortina del 2026.

C’è però ancora tanta strada in mezzo e possiamo prenderci del tempo anche per analizzare nel dettaglio com’è andata la spedizione azzurra in Cina, dopo che siamo riusciti a conquistare 17 medaglie in totale di cui 2 del metallo più prezioso.

Ma sono sufficienti per farne un bilancio positivo?

Il bilancio degli azzurri a Pechino 2022

Quando si torna a casa con un bottino di ben 17 medaglie, ovvero la seconda prestazione numericamente più consistente dopo quella di Lillehammer nel 1994 (quando furono 20 in totale), si fa fatica a pensare a una spedizione deludente, e in effetti c’è più di un motivo per essere contenti di quanto fatto a Pechino.

Eppure è innegabile che c’è anche molto che non ha funzionato, soprattutto in campo maschile, e che almeno sulla carta ci si poteva aspettare qualcosa di più, se non altro in ambito di medaglie d’Oro.

Persino a Pyeongchang, quattro anni or sono, dove pure le medaglie erano state appena 10, la pattuglia azzurra aveva portato a casa 3 Ori, finendo una posizione avanti nel medagliere rispetto a quest’anno (12° allora, 13° questa volta). Ma più della posizione, che poco o pochissimo conta, c’è la consapevolezza che solo Arianna Fontana è riuscita a bissare quella splendida vittoria.

Abbiamo ovviamente tantissime attenuanti, a cominciare dal miracolo fatto dalla Goggia, che pur non riuscendo a confermarsi in discesa, già centrando l’argento dopo l’infortunio a meno di un mese dalle gare, sa di impresa. E la stessa Michela Moioli non ha saputo ripetersi anche per un pizzico di sfortuna (con la caduta nella semifinale).

Ancora di più c’è il paragone inclemente con quel record di 7 Ori del 1994, quando però metà del bottino era arrivato dallo sci di fondo (con una super Manuela Di Centa) che aveva regalato da solo 3 Ori, 2 Argenti e 4 Bronzi. A Pechino, l’intero fondo ha portato soltanto 1 argento (quello di Federico Pellegrino) e pochissimo altro si poteva fare.

L’Italia si è però, ora più che mai, dimostrata una nazione poliedrica, capace di puntare alla medaglia in tantissime discipline diverse (8 in questa edizione, mentre erano solo 6 in quella passata e soltanto cinque nella spedizione record del 1994). E ancora una volta sono state le ragazze azzurre a trainare il carretto delle medaglie: 9 al femminile, 5 al maschile e 3 in gare miste (dove peraltro siamo stati spesso tra i migliori anche quando non è arrivato il podio).

La delusione più grande? Senza dubbio l’intero comparto dello sci alpino maschile, che si presentava ai blocchi di partenza con ben più di qualche ambizione, soprattutto nella velocità dove Dominik Paris aveva tutte le possibilità per arrivare in cima. E invece, non solo la bacheca è rimasta a secco, ma non ci siamo andati nemmeno vicini, aprendo una discussione non solo di condizione ma anche tecnica in merito alla spedizione azzurra.

Gli Ori dell’Italia alle Olimpiadi di Pechino

L’Italia si è portata a casa solo due Ori in questa edizione, ma entrambi rappresentano qualcosa di storico per il nostro sport invernale. Da una parte c’è l’incredibile cavalcata del duo misto azzurro del Curling, che ha letteralmente fatto innamorare un intero paese a questa disciplina che alle nostre latitudini vantava appena qualche centinaio di iscritti.

La sfida contro i colossi del nord sembrava impari per il duo composto da giovanissimi Stefania Constantini e Amos Mosaner, eppure partita dopo partita hanno dimostrato di essere i più forti di tutti, finendo il torneo vincendo tutte e 11 le partite disputate e portandosi a casa il meritatissimo oro contro la Norvegia in finale. Questa è la prima medaglia nel curling per l’Italia, ma a giudicare dall’eco e dalla passione con cui è stata seguita, c’è da sperare in una crescita esponenziale del movimento in vista della prossima edizione.

L’altro Oro è altrettanto storico, perchè rappresenta il “bis” per Arianna Fontana nella sua disciplina preferita, i 500 metri Short Track, conquistata dopo una tiratissima volata di un soffio sulla olandese Schulting. Importante anche perchè ha sbloccato per prima la casella degli Ori italiani a questa Olimpiade, e perchè è servita alla stessa Fontana per diventare (insieme agli altri 2 argenti conquistati), l’atleta più medagliata di sempre alle Olimpiadi (11, scavalcando la Belmondo).

  • Arianna Fontana (short track, 500 metri)
  • Stefania Constantini, Amos Mosaner (curling, doppio misto)

Gli argenti azzurri

Sono stati 7 gli argenti conquistati dagli atleti azzurri a Pechino, il primo dei quali (in ordine temporale) quello di Francesca Lollobrigida nel pattinaggio velocità, che ha aperto in assoluto il medagliere italiano con un argento nella prova dei 3000 metri.

Doppio argento anche nello short track, uno per Arianna Fontana nella prova da 1500 metri, bissato poi insieme ai compagni nella prova a staffetta mista (con Martina Valcepina, Pietro Sighel e Andrea Cassinelli) dove si sono giocati l’oro sul filo di lana contro la Cina, arrivata sul traguardo appena 16 millesimi di secondo prima.

Ma indubbiamente la medaglia d’argento che più ha appassionato è quella di Sofia Goggia nella gara regina dello sci alpino, la discesa libera. Una gara che l’altoatesina non sapeva nemmeno se sarebbe riuscita a svolgere, con il terribile infortunio di una ventina di giorni fa appena. E invece, dopo le prime prove l’ottimismo è salito, tanto che alla fine viene quasi da recriminare per quei maledetti 16 centesimi che la separano dal gradino più alto del podio. Sarebbe stato qualcosa di leggendario, ma anche così è già un mezzo miracolo per lei, frutto di tanto lavoro e sofferenza.

La stessa che è servita a Michela Moioli per rimettersi lo snowboard ai piedi dopo la cocente delusione della caduta nella gara Cross (che aveva vinto alle ultime Olimpiadi). Insieme a Omar Visintin invece, ha centrato il secondo gradino del podio in una finale che ha visto ben due squadre azzurre su quattro (anche se Lorenzo Sommariva e Caterina Carpano sono finiti solo quarti).

Nulla da togliere però alla strepitosa prestazione di Federica Brignone, che riesce ad arrivare seconda in Gigante migliorando il bronzo di Pyeongchang, superando poi la delusione per un SuperG andato davvero male dopo aver invece dominato la stagione in Coppa del Mondo. Per Federico Pellegrino invece è la seconda medaglia d’Argento consecutiva nella gara Sprint, dietro ancora una volta all’imbattibile norvegese Johannes Høsflot Klæbo.

  • Francesca Lollobrigida (pattinaggio di velocità, 3000)
  • Arianna Fontana, Martina Valcepina, Arianna Valcepina, Andrea Cassinelli, Pietro Sighel, Yuri Confortola (short track, staffetta mista)
  • Federica Brignone (sci alpino, slalom gigante)
  • Federico Pellegrino (sci di fondo, sprint )
  • Omar Visintin, Michela Moioli (snowboard, cross misto)
  • Sofia Goggia (sci alpino, discesa libera)
  • Arianna Fontana (short track, 1500)

I bronzi italiani a Pechino

E sono arrivati 8 bronzi da Pechino per gli azzurri, tra qualche delusione anche in questo caso e altre invece che rappresentano già un qualcosa di meraviglioso, soprattutto in prospettiva. Per esempio è il caso del bronzo di Nadia Delago nella discesa libera, con la giovane azzurre che sceglie il momento perfetto per centrare il suo primo podio in carriera.

Ma si possono definire come il massimo obiettivo raggiungibile anche i terzi posti di Davide Ghiotto nella 10Km di pattinaggio maschile (con tanto di nuovo record nazionale), e quello della staffetta maschile di Short Track nella 5Km (Sighel, Confortola, Dotti e Cassinelli).

Mentre è inutile negare che per qualche altro piazzamento, la speranza di uno o due gradini di più era più che legittima. Dominik Fischnaller continua a mancare la vittoria (o un secondo posto) negli appuntamenti mondiali più importanti (primo bronzo olimpico che fa il paio con i 3 bronzi ai Mondiali), così come Omar Visentin aveva tutto per fare anche meglio del terzo posto nel Cross in una finale dove gli avversari erano alla sua portata.

Francesca Lollobrigida chiude l’Olimpiade così come l’aveva aperta, regalando all’Italia la prima e l’ultima medaglia della competizione. Questa volta è un bronzo nella sua gara preferita, la Mass Start che l’aveva vista trionfare agli Europei, in un finale a tre contro la Schouten e la Blondin che le stanno avanti di un nulla. Peccato, ma non le si poteva chiedere di più.

Difficile pretendere di più anche da una Federica Brignone che con il bronzo nella Combinata chiude al meglio la sua Olimpiade con due medaglie, ma è certamente lei la prima ad aver sperato in qualcosa di più proprio nella gara che la vedeva tra le favorite, specie dopo l’uscita di scena (ennesima) della Shiffrin.

Capitolo a parte per l’ultimo bronzo della serie, quello di Dorothea Wierer, una delle “biatlete” più forti del mondo che ha fatto lettaralmente la storia della disciplina in campo azzurro, presentata però non al meglio in quel di Pechino peraltro dove le condizioni erano proibitive (il freddo ha condizionato più di una prestazione). Morale, terzo bronzo olimpico per lei, dopo quello nella staffetta mista nel 2014 e del 2018, arriva la prima medaglia individuale nella gara Sprint.

  • Dominik Fischnaller (slittino)
  • Omar Visintin (snowboard, cross)
  • Davide Ghiotto (pattinaggio di velocità, 10000)
  • Dorothea Wierer (biathlon, 7,5 km sprint)
  • Nadia Delago (sci alpino, discesa libera)
  • Pietro Sighel, Yuri Confortola, Tommaso Dotti e Andrea Cassinelli (short track, 5000 staffetta)
  • Federica Brignone (sci alpino, combinata)
  • Francesca Lollobrigida (pattinaggio di velocità, mass start)

Il futuro azzurro

Il Presidente del CONI, Malagò, si dice quindi molto soddisfatto della prestazione italiana, e come detto è difficile poter dire il contrario (pur se appunto si sperava in qualche medaglia d’Oro in più).

Ma al netto anche di qualche polemica (vedi le dichiarazioni della Fontana o la diatriba Goggia/Brignone) e di qualche miglioramento tecnico necessario (vedi in questo caso qualche nome nuovo che manca per lo sci alpino e lo sci di fondo maschile), ci sono anche giovanissime speranze in rampa di lancio che potrebbero regalarci gioie proprio in quel di Milano/Cortina.

Parliamo per esempio di una Nadia Delago già protagonista sul podio a Pechino, ma che ha mostrato ampie possibilità di miglioramento (specie con delle compagne di squadra come la Goggia e le altre a farle da tutor). Ma anche dell’Oro Olimpico nel curling, Stefania Constantini, appena 22 anni ma già sulle spalle la possibilità di farsi carico di un intero comparto sportivo in grande crescita.

E poi altri talenti in ascesa, come Daniel Grassi (già settimo a soli 19 anni nel pattinaggio artistico) o Nina Zoeggeler, la figlia d’arte a cui papà Armin potrebbe insegnare diversi trucchi per migliorare il suo 15° posto di quest’anno nello slittino. Ma anche un Pietro Sighel che nello short track ha già fatto vedere il suo valore (22 anni, un argento e un bronzo in questa edizione) e Simeone Deromedis, protagonista nell Cross Freestyle con un quinto posto, ma che arriverà al prossimo appuntamento olimpico a 25 anni suonati, nel pieno della sua maturazione sportiva.

Insomma la morale è che alla fine è andata molto bene, ma che meglio ancora potrebbe andare, specie se tutto filerà finalmente liscio. Sulle piste ghiacciate, e fuori.