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Una festa a metà.

La sua centesima vittoria in Formula Uno, Lewis Hamilton se la immaginava senz’altro diversa.

Perché Hamilton, nello scorso weekend a Sochi, ha colto l’ennesimo risultato di prestigio, ovvero quella vittoria che fa cifra tonda e che rafforza il suo record di Gran Premi vinti in carriera, distanziando sempre più Micheal Schumacher, fermo a 91.

Ma quello che doveva essere un giorno memorabile, è stato un po’ rovinato da quello che, in tutti questi anni, sembra essere il rivale più ostico per il campione inglese: quel Max Verstappen capace di compiere una rimonta furibonda e chiudere in seconda piazza.

Ora i punti mondiali che distanziano i contendenti sono solo due: con sole sei gare alla fine, tutto può succedere. Anche se è Verstappen a sorridere maggiormente.

Verstappen, che rimonta

E dire che il weekend di Sochi era iniziato sotto i migliori auspici, per Hamilton e la Mercedes. Verstappen,  che dal dopo Monza aveva il peso di dover scontare alcune posizioni in griglia di penalità, con il team Red Bull ha deciso di cambiare totalmente la power-unit, partendo come da regolamento dall’ultima casella, ma presupponendo di avere per l’ultima parte di campionato un motore nuovo, con esiguo chilometraggio e altamente performante.

Questo faceva sì che nel Gran Premio di Russia, storico feudo Mercedes, si creassero i presupposti per un uno-due Hamilton Bottas, di modo da chiudere il discorso tra i costruttori e riportare l’inglese in testa alla classifica piloti con un buon margine.

Invece, a Sochi si sono susseguiti numerosi colpi di scena: sotto l’acqua di sabato, Hamilton si è qualificato al quarto posto; Bottas, per l’ennesima volta, è stato “sacrificato” dal team e retrocesso in griglia allo scopo di marcare stretto Verstappen (anche se Mercedes si è affrettata ad affermare che il finlandese avesse effettivamente dei problemi tecnici: dove starà la verità?).

In gara, Verstappen riesce invece a risalire senza grossi problemi, con Bottas che fallisce nell’obiettivo di aiutare il compagno (e non è la prima volta in stagione: impossibile non pensare che il finlandese sia demotivato per la notizia del suo licenziamento a fine stagione); a pochi giri dal termine la classifica recita Hamilton secondo e Verstappen settimo, situazione che regalerebbe un +12 in classifica all’inglese.

Il nubifragio degli ultimi giri, invece, mescola ulteriormente le carte, con Hamilton che vince e coglie la vittoria numero 100 in Formula Uno, ma il secondo posto di Verstappen vale quanto una vittoria, dal momento che date le premesse in questa gara l’olandese avrebbe dovuto perdere terreno, invece in classifica i due sono appaiati.

Una festa mancata

A guastare la festa ad Hamilton, inoltre, sono le parole entusiastiche di Chris Horner, team principal di Red Bull, che ammette:  “Penso che per noi il risultato di oggi sia di fatto come una vittoria.  Passare dal ventesimo posto in griglia alla seconda posizione, beh… se ci avessero offerto la quinta piazza prima della corsa avremmo firmato subito! Siamo reduci da due gare disputate su piste considerate due roccaforti della Mercedes, e alla fine Max è a soli due punti da Lewis nella classifica piloti. È un bilancio incoraggiante, mancano ancora diverse gare e… siamo li!

Ma quello che Horner non dice (ma che tutti invece sanno) è che Hamilton, senza alcun dubbio dovrà, prima o poi, mettere le mani sulla sua power unit e partire dal fondo della griglia in una delle prossime gare, venendo chiamato allo stesso tipo di rimonta che ha fatto Verstappen a Sochi.

Calendario che, peraltro, sorride un pizzico di più alle caratteristiche di Red Bull.

Il prossimo 8 ottobre il circus si sposta in Turchia: staremo a vedere se effettivamente Verstappen avrà un vantaggio, in questo campionato che sembra più una partita di scacchi che una competizione motoristica.

La gara di Sochi

Difficile trovare altri protagonisti nel contesto di una gara in cui tutte le attenzioni erano rivolte ai contendenti mondiali: tuttavia, va sottolineata la grande prova di Sainz, che fa il pari con l’impresa mancata di Norris, nel computo del confronto FerrariMcLaren: il primo ha acciuffato il podio dopo essere stato inizialmente in testa per 12 giri, il secondo (ormai una certezza della Formula Uno) ha bruciato la vittoria negli ultimi giri, quando ha deciso di non entrare ai box per montare le gomme intermedie.

Una nota di merito anche per Alonso, che – non importa su che vettura – risulta sempre avversario incredibilmente ostico: la classe, come sempre, non è acqua.