Nonostante siano riuscite a raggiungere l’obiettivo del passaggio del turno, Croazia e Spagna non hanno incantato come ci si aspettava a inizio Europeo.
Adesso si affronteranno tra di loro in uno degli incroci più suggestivi degli ottavi di finale. E l’equilibrio sembra l’ingrediente principale di una partita senza domani.
La Spagna, esplosione finale, ma quanta fatica
I mugugni degli addetti ai lavori e dei tifosi spagnoli di inizio torneo nei confronti dell’atteggiamento tattico imposto da Luis Enrique, sono diventati prima voci insistenti e poi grida assordanti dopo l’esordio contro la Svezia e la seconda partita contro la Polonia.
In quelle due occasioni gli iberici hanno portato a casa due striminziti pareggi e, soprattutto contro gli scandinavi, la prova è stata tutt’altro che positiva.
Un possesso di palla che nessun’altra squadra può palesare, per un dominio totalmente sterile e un gioco tutt’altro che spumeggiante, sono state le caratteristiche della prima parte contro la Svezia.
Se da una parte i freddi numeri stanno lì a dimostrare una partita che la nazionale spagnola avrebbe meritato di vincere, dall’altra il fraseggio continuo degli uomini di Luis Enriquez ha portato a pochissime occasioni da gol.
La Spagna ha tenuto il possesso della palla per tre quarti della partita, ha tirato in porta 5 volte contro le zero della Svezia, ma se avete visto la partita, vi renderete conto che di queste cinque occasioni, solo paio, ad essere generosi, sono state palle gol.
Uno sfiancante tiki-taka di stampo iberico/catalano che non ha prodotto nemmeno un gol.
Anche nella partita del secondo turno, quella con la Polonia, le cose sono andate più o meno in questo modo, ma almeno si è vista una punta di pericolosità superiore, anche alla luce della maggior predisposizione all’attacco di Lewandowski e compagni, ma nemmeno in questa occasione è arrivata la vittoria.
Dopo il pareggio contro gli uomini di Paulo Sousa, è finalmente arrivata la prima vera prova convincente, quella contro la Slovacchia.
Il rigore sbagliato da Morata sembrava il preludio ad un nuovo calvario, ma ci ha pensato una disgraziata paperissima del portiere avversario, Dubravka, per aprire la strada al 5-0 finale.
Il grande spavento della Croazia
Quello della Croazia sembrava uno dei gironi in cui le due squadre favorite avrebbero avuto le migliori chance per occupare primo e secondo posto.
Inserito con Inghilterra, Repubblica Ceca e Scozia, il team di Dalic, ha dovuto fare i conti con il passo falso all’esordio contro gli inglesi.
È arrivata subito una sconfitta per 1-0, originato della rete di Sterling siglata al 12° della ripresa. L’Inghilterra, per amore di verità, ha meritato di portare la posta piena a casa e i dubbi sulla tenuta della Croazia in questo europeo non sono stati pochi.
Dubbi che si sono moltiplicati al termine del primo tempo contro la Repubblica Ceca del 18 giugno, se vogliamo ancora peggiore e sconcertante rispetto all’esordio con l’Inghilterra.
Il gol di Perisic in apertura di secondo tempo, ha dato la scossa giusta alla Croazia che si è risvegliata dal suo stesso torpore e ha provato a vincerla senza fortuna.
Difficoltà si sono palesate anche nella terza partita, quella decisiva contro la Scozia, nella quale, dopo il vantaggio iniziale di Vlasic, è arrivato il pareggio scozzese di McGregor alla fine del primo tempo.
Una perla di Modric e il solito gol di Perisic hanno tolto le castagne dal fuoco alla Croazia, passata al turno successivo da seconda come da pronostico alla vigilia.
I problemi rimangono
Adesso arriva l’ottavo di finale proprio tra queste due squadre e occorrerà capire quale delle due ha imparato maggiormente dagli errori commessi nella prima parte di questo europeo.
Alla Spagna manca la concretezza corale, non tanto in fase conclusiva, quanto nella manovra che dovrebbe servire a far girare la difesa avversaria per creare il passaggio decisivo a Morata.
È quello che sostanzialmente non è mai successo nelle prime tre partite, rigore sbagliato a parte.
Occorre maggiore velocità negli ultimi 30 metri atta a completare l’opera e invece si è assistito ad un infinito numero di passaggi sulla trequarti che terminava pedissequamente in un passaggio all’indietro e mai con un cross.
Difficilmente, secondo i dettami tattici di Luis Enrique, i singoli spagnoli hanno rischiato l’uno contro uno per saltare l’uomo, nonostante gli uomini di qualità ci siano.
Meglio sono andati gli esterni cambiati da Enrique, Sarabia in luogo di Ferran Torres e Moreno al posto di Dani Olmo, ma, a parte una maggiore esuberanza sulle corsie, il risultato non è cambiato di tanto.
I cambi voluti dall’allenatore ex Roma e Barcellona, rischiano di snaturare il gioco della squadra, anche se necessari per uscire dall’impasse delle prime due partite.
La Croazia soffre la mancanza di una punta centrale degna di questo nome.
L’utilizzo di Kramaric adattato ad alternarsi con Rebic prima, altro giocatore che abbiamo visto poche volte agire da prima punta nel Milan e Petkovic poi nella partita contro la Scozia, è una soluzione che può essere utilizzata in emergenza, ma è stato palese fin da subito che per il sistema di gioco di Dalic, l’assenza di un attaccante di ruolo sia un cruccio del quale occuparsi in vista dei prossimi appuntamenti internazionali e, più nell’immediato, nella partita di lunedì alle 18,00..
Non a caso i gol della Croazia sono arrivati da due esterni, Perisic e Vlasic e dal costruttore principe della manovra croata, il sempreverde Luka Modric.
Si prospetta un ottavo di finale piuttosto equilibrato, nel quale prevarrà con ogni probabilità quella che, tra le due squadre, riuscirà a porre i rimedi migliori a questo tipo di problemi.