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Del Phil Hellmuth giocatore (non del Poker Brat showman al tavolo) si è soliti dire che è molto abile a “schivare pallottole”, cioè a fare degli ottimi fold, ma non altrettanto propenso a piazzare dei buoni bluff. In tutte le cose, però, bisogna sempre essere pronti a ricredersi. Ecco il motivo.

Nel 2017 Phil Hellmuth partecipa al Poker Night in America “King of the Hill”, un torneo-evento televisivo di heads-up in programma al Rivers Casino di New York. La formula della competizione è molto semplice ma al tempo stesso avvincente: tipico tabellone tennistico ad eliminazione diretta, dove per accedere al turno successivo è necessario vincere due partite su tre. Ogni giocatore inizia la partita con 100.000 chips, finite le quali il punto va all’avversario. I bui rimangono fissi, si gioca quindi come se fosse cash game.

Hellmuth, dopo aver superato nel primo round lo specialista di HU Doug Polk (nonché suo storico detrattore), nel secondo match si trova di fronte Daniel Cates.

Doug Polk (credits PokerNews)

Jungleman“, questo il nick del professionista americano, è fondamentalmente un giocatore di partite high-stakes, sia quando si tratta di cash game online (le cosiddette sfide nosebleed, cioè da “sangue da naso”), sia di eventi high-roller dal vivo. Il suo record su TheHendonMob.com è assolutamente trasparente in questo senso. Cates vanta $12.317.216 vinti in tornei live, con “solo” 34 in the money dal 2010 ad oggi.

Questo significa che in media si è portato a casa quasi 300K a torneo. 19 risultati su 34 hanno un payout con almeno 6 cifre e 4 di questi superano il milione di dollari. Nel 2014 ha chiuso al secondo posto il SHR euro 100K dell’EPT di Montecarlo (2014) per un payout di 1,28 milioni. Nel 2017 ha aggiunto un altro milione di dollari arrivando terzo nel torneo da $130.000 di buy-in delle Poker Super High Roller Series. E poi sono arrivati i due ricchissimi braccialetti delle WSOP, realizzati con un ormai storico back-to-back. Nel 2021 è arrivato il primo, quello del Poker Players Championship, per un premio di 954mila dollari. L’anno successivo Jungleman ha fatto il bis con lo stesso torneo, questa volta ripagato con $1.449.103.

Dan “Jungleman” Cates con il secondo braccialetto WSOP e mega cintura da wrestler. Credits PokerNews

Insomma, Cates è uno abituato alle sfide stellari, quelle che calamitano l’attenzione del pubblico e che di solito hanno le telecamere puntate addosso. Non che a Phil Hellmuth manchi l’abitudine al palcoscenico del poker, con i suoi 16 braccialetti WSOP in bacheca e i 28,7 milioni di dollari messi in banca solo grazie ai tornei dal vivo. Al contrario, Poker Brat vive per mettere in scena il suo show proprio in eventi di questo tipo.

Ma per battere Cates, questa volta, Hellmuth ha bisogno di qualcosa in più della sua parlantina al tavolo. Gli serve la sua famosa “magia bianca“, più volte tirata in ballo quando si tratta di spiegare una giocata fuori dal repertorio.

La sfida Hellmuth-Cates arriva alla terza partita, quella decisiva per superare il turno. Le cose si mettono subito male per Poker Brat che nel giro di poco tempo si trova con solo 5.600 chips contro le 194.400 di Jungleman. Ma tra le caratteristiche di Hellmuth c’è la resistenza: il californiano vince un paio di piatti e si riporta a quota 34.900. E poi arriva l’action spettacolare.

I bui sono 800/1600. Preflop: Cates, che in mano ha 10♣5♣, chiama da bottone e Hellmuth fa check con Q♠J♦. Il flop porta 10♦3♦2♣, sul quale Hellmuth va in check-call per 2.200 chips e poi checka al buio, cioè prima che il dealer mostri il turn. La quarta carta è un 10♠. Daniel Cates, dopo averci pensato un po’, mette in mezzo altri 7.600 pezzi. A questo punto Hellmuth fa quello che nessuno probabilmente si aspetta: con il nulla cosmico in mano, rilancia a 19.600. L’azione sorprende Cates. Dopo aver chiesto più volte al suo avversario “quanto ti resta dietro” (poco meno di 10K) e nonostante abbia trips, Jungleman si limita al call. L’ultima carta del board è un 9♦ che completa un possibile progetto a colore. Senza troppe esitazioni Hellmuth va all-in e altrettanto velocemente Cates folda la mano migliore!

Il coniglio è uscito dal cappello. Hellmuth dovrà lottare ancora un bel po’ contro Cates, ma alla fine avrà la meglio sul suo avversario. Chiuderà il torneo al secondo posto, battuto nella finalissima da Parker ‘TonkaaaaP’ Talbot.

A voler essere sinceri, il fold di Cates è abbastanza sorprendente. E’ vero che lo specialista di SHR può pensare ad un colore chiuso al river, ad un set centrato al flop o, forse, a un Dieci con un Kicker migliore del suo 5. Ma la quantità di gettoni che Cates deve aggiungere per vedere la mano di Hellmuth è poca cosa: 9.900 dollari su 59.900 già nel piatto. Ma forse è proprio questa la “magia bianca” di Hellmuth, la capacità di spiazzare i suoi avversari con una giocata che nessuno si aspetta da lui.

Scettici? Ecco il video:

Immagine di testa: Phil Hellmuth in versione Gandalf il Bianco (credits PokerNews)