Nel servizio della Rai che lo ha ripreso sorridente e smagliante, in forma come la sua Roma, e così in quel furore agonistico di fine partita (nell’1-3 esterno a Cremona), Gian Piero Gasperini ha mostrato un lato di sé che ancora non conoscevamo. Quando a Bergamo gli veniva chiesto: “c’è anche l’Atalanta, per lo Scudetto?”, lui rispondeva sempre di “no”, perché “gli obiettivi dell’Atalanta sono altri”, anche se la sua Dea – e la vittoria in Europa League lo avrebbe certificato una volta di più – forte lo era per davvero.
Non hybris, ma mentalità
Soprattutto grazie al suo allenatore, certo, bravo nel duplice e arduo compito di stemperare l’entusiasmo quando il tizzone ardeva sul legno quasi carbonizzato, e nell’accenderlo quando sembrava ormai assopito. Qui a Roma, invece, la strategia comunicativa è cambiata. Gasperini non si nasconde, al contrario: si richiama al sogno dei tifosi per lo Scudetto legittimandone le pretese oniriche, quelle che permettono di compiere una grande impresa come dalla teoria si gettano le fondamenta di una prassi solidissima.
Parafrasando Marx, fino alla scorsa stagione il dinamismo uomo contro uomo di Gasperini si era limitato a interpretare il calcio, da questa si tratta di cambiarlo. Forse sono parole eccessive, altisonanti e poetiche, ma che dicono qualcosa di vero e decisivo: Gasperini e la sua Roma meritano il primo posto, i suoi giocatori lo seguirebbero nel fuoco ma al contempo parlando di “fase iniziale” del campionato, come chi sa di avere dalla sua un vento favorevole, e non vuole macchiare il volere di Eolo con eccessiva hybris.
Anche perché la hybris, che è propria degli dèi, può solo rimandare alla sua dimensione celeste, non terrena. E così la Roma, che il cielo sta toccando a quota 27 punti in campionato, prima da sola in Serie A, sa benissimo di non poter allungare troppo la mano del destino. Dall’altra parte non c’è infatti un avversario qualunque, ma il Napoli campione in carica.
In un match equilibrato, occhio alla Joya inattesa
I partenopei finora sono andati abbastanza bene negli scontri diretti, perdendo solo contro il Milan (1-0) a San Siro, ma vincendo anche contro l’Inter – a differenza della Roma di Gasp che, escluso il derby (0-1) ha perso le sfide più delicate, contro Milan e Inter (entrambe per un gol di svantaggio) ma ha anche vinto a inizio campionato, all’esordio, contro il Bologna ora in fuga per l’Europa e a meno 3 dai giallorossi in classifica. Entrambe le squadre, Napoli e Roma, arriveranno al big match della 13esima di campionato dopo le fatiche di coppa, ma con qualche energia psicologica ulteriore derivante dai buoni risultati ottenuti di recente.
Il Napoli, che ha perso anche Gutierrez in settimana, e dovrà fare a meno di De Bruyne, Zambo-Anguissa, Spinazzola – decisivo nell’1-1 dello scorso anno del Napoli proprio all’Olimpico (pareggiò Tasende per i giallorossi, al minuto 92) –, arriva alla partita forte di un attacco che sta trovando inaspettate risorse dai nuovi acquisti Neres e Lang, mentre ancora balbettano Hojlund e Lucca. Conte ha però rassicurato sulle condizioni del danese e di Rrahmani, assenti contro l’Atalanta: “Su Rrahmani e Hojlund non ci sono problemi. Li ho soltanto gestiti. Amir aveva giocato due gare in nazionale e ho deciso di cambiarlo, pure Hojlund era stanco e ho scelto di mettere Lucca. Sarà importante che tutti siano coinvolti anche perché siamo in emergenza. Sabato contro l’Atalanta hanno giocato sei nuovi e dovranno continuare a migliorare”.
Se da una parte dunque il Napoli, decimato nelle assenze, vorrà tirare fuori l’orgoglio per rilanciarsi in classifica superando magari proprio i giallorossi di Gasperini, dall’altra parte Gasp, che finora ha fatto di necessità virtù in fase offensiva, potrà recuperare una pedina fondamentale come Paulo Dybala, che è tornato ad allenarsi in gruppo.
Dybala non è soltanto un giocatore importante per l’attacco giallorosso, ma il giocatore in grado di spostare gli equilibri quando più serve, quando cioè, e Roma v Napoli si annuncia partita di tal fatta, le due squadre rispettandosi si specchiano, e specchiandosi si rispettano, creando una impasse tecnico-tattica. L’argentino insomma, nella settimana del ricordo di D10S, è il giocatore che illumina, che inventa, che strappa una partita con una pennellata: averlo anche solo per mezz’ora cambia volto e prospettive, e Gasperini lo sa. Lo sa anche Conte, pronto alle contromosse. Per regalare al suo popolo un sogno, nel Derby del Sole, la partita più importante dell’anno.


