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Quell’anno fu l’inizio di molte novità, il 1986. Fu l’anno in cui Berlusconi entrò nel mondo del calcio acquistando il Milan e dando vita a una nuova era con il trasferimento di Paolo Rossi al Verona; fu quando Trapattoni abbracciò la guida dell’Inter dopo aver trascorso dieci anni alla Juventus, lasciando una francamente demoralizzata dal congedo di Platini. Vide Roberto Baggio fare il suo ingresso alla Fiorentina e Gianluca Vialli raggiungere il culmine della sua carriera.

Ma sopra a tutti, spiccava il Napoli capitanato da Maradona.

Re Diego domina la Serie A

Iniziamo con le fondamenta. La stagione di Serie A 1986-1987 segnò l’85° torneo della massima serie del calcio italiano e il 55° basato su un singolo girone. Da settembre ’86 a maggio ’87, una sola squadra catturò l’attenzione di tutti: il Napoli di quel genio argentino che fu il solo capace di realizzare il sogno di una città in desiderosa attesa.

Ma come si è sviluppata questa annata memorabile?

Si inizia con una sorpresa il 14 settembre 1986: l’Empoli, appena salita in serie A, sconfigge l’Inter con il Trap all’esordio. La Juventus non si fa attendere e si piazza subito in pole position, inseguita dal Napoli. Il 9 novembre si tiene l’epico scontro diretto a Torino tra Juventus e Napoli, che vede i partenopei vincere 3-1 e scavalcare i bianconeri in vetta alla classifica.

Il team guidato da Bianchi continua a comandare il gruppo fino al termine del girone d’andata, resistendo all’inseguimento dell’Inter, che alla quattordicesima giornata aveva raggiunto i partenopei in testa per poi cedere di nuovo nel confronto con il Verona agli inizi di gennaio 1987.

Il girone di ritorno assiste a un Napoli che riparte con entusiasmo, allontanando i suoi avversari e resistendo ai riscatti di Roma e Milan. Verso aprile, però, il Napoli affronta un periodo di difficoltà che consente all’Inter di ridurre le distanze. Fino alle ultime giornate, solo due punti separano Napoli e Inter.

Ma il 3 maggio, l’Inter subisce una sconfitta ad Ascoli, e al Napoli basta un pareggio il 10 maggio contro la Fiorentina per assicurarsi lo scudetto, festeggiato il 10 maggio allo stadio San Paolo contro la Fiorentina. Quel match fu anche teatro del primo gol in serie A di Roberto Baggio.

Il titolo di capocannoniere spettò a Virdis del Milan con 17 reti, e la Juventus finì al terzo posto, con Michel Platini che annunciò l’addio al calcio giocato a soli trentadue anni. Per quanto riguarda le posizioni europee, la Roma cedette il quinto posto alla Sampdoria del fenomenale Vialli. Grazie allo spareggio, il Milan guidato da Capello in quella fase finale di campionato superò la Sampdoria e si unì a Juventus, Inter e Torino nella lista delle squadre qualificate per le coppe europee.

Il Verona di Bagnoli si assicurò il quarto posto e l’accesso all’Europa.

Una prima volta anche Virdis

Pietro Paolo Virdis si distinse come il grande attaccante di quella stagione rivoluzionaria per il Milan, anticipatrice della futura epoca segnata da Gullit e Van Basten, che sarebbero arrivati nell’estate seguente. Virdis trionfò nella classifica dei marcatori, distanziando Vialli di cinque reti.

Arrivato al Milan nel 1984 sotto la guida di Nils Liedholm, si impose come punto fermo dell’attacco, manifestando la sua abilità con 8 goal totali nelle tre edizioni dell’UEFA cui prese parte, primato che resistette fino a quando André Silva prima e Patrick Cutrone poi non lo eguagliarono nel 2018. Durante la Serie A 1986-1987, Virdis dominò come capocannoniere realizzando 17 goal e il suo acume realizzativo fu cruciale per il Milan, che stava vivendo un momento chiave di transizione, avviando il corso richiesto dal presidente Berlusconi.

Proprio nella stagione successiva, la squadra si rafforzò con l’arrivo di talenti come Carlo Ancelotti, Ruud Gullit e Marco van Basten. La squadra rossonera, guidata dalla maestria tattica di Arrigo Sacchi, trionfò in campionato dimostrando la propria supremazia nel calcio italiano.

La sorpresa Avellino

L’Avellino guidato da Luís Vinício conquistò un impressionante ottavo posto con 30 punti, il suo miglior risultato nella massima serie italiana e durante la sua permanenza decennale nella Serie A.

Il fattore determinante fu il brasiliano Dirceu, artista delle situazioni da palla ferma che regalò vittorie memorabili con punizioni decisive, come avvenuto contro la Fiorentina alla prima giornata e contro il Como alla quinta.

L’Avellino si mostrò compatto e praticò un gioco apprezzabile, con esterni come Alessandro Bertoni e Angelo Alessio che erano tra i più diligenti nel loro ruolo, e centrocampisti di ottima caratura come Paolo Benedetti e Franco Colomba, per non parlare delle punte Sandro Tovalieri e Walter Schachner che contribuirono significativamente con 6 e 4 gol.

Gli irpini dimostrarono di poter mantenere una consistente distanza dalla zona retrocessione, chiudendo il campionato in crescendo e conquistando 7 punti nelle ultime quattro partite, raggiungendo la notevole soglia di 30 punti e l’ottavo posto, a soli cinque punti di distanza dal Milan qualificato alle competizioni europee.