Undici giornate. Oltre un quarto di stagione. E non abbiamo un padrone assoluto, diversamente da altri campionati. La Serie A è tornata meravigliosa: se l’anno scorso sembrava impossibile da replicare, quest’anno il rischio – dolcissimo – è che la lotta non sia mica a due. Ma a più squadre. E che coinvolga lo scudetto come la Champions, passando naturalmente per quella salvezza. Insomma: ci stiamo divertendo, anche perché ogni settimana c’è un risultato particolare, da analizzare, che genera incertezze come incoerenze. Si vedrà.
Intanto, l’Inter ritrova la vetta con la terza vittoria consecutiva in campionato, la Roma la tallona ritrovando il successo dopo un ko sanguinoso. E le altre? Il Milan fatica, ma è lì. Il Napoli è alla terza sconfitta in campionato, e Conte ribolle. Il Bologna, a tre dalla vetta, può quasi sognare. Di sicuro più della Juve.
1) Chi è il favorito?
Dunque, chi è il favorito? Bella domanda. La risposta: chi è lassù. E cioè l’Inter, che sembra più sicura di sé rispetto alla Roma, che è solida (5 gol fatti, ma 12 realizzati) e che può crescere. Però i nerazzurri, per storia, per rosa, per gruppo, e per una sanissima voglia di rivalsa, sembrano essere avanti a tutti gli altri. Chivu ha trovato la chiave per andare ad aprire il cuore dei suoi giocatori e destarli dopo la batosta nella scorsa Champions League. Possono andare lontani.
La Roma, oltre ad annusare la linea del traguardo – finché è lì, deve crederci – deve mantenere la barra dritta e senza montarsi la testa, né le idee. Per capirci: dovesse arrivare una batosta, dovrebbe ugualmente sentirsi orgogliosissima del percorso. L’obiettivo è la Champions.
2) Le occasioni fallite di Milan e Juve
Lo dirà e lo ripeterà all’infinito anche Max Allegri. Il Milan ha trovato il terzo pareggio nelle ultime quattro partite di campionato, il quarto in undici partite. Iniziano a essere tante. Come il Como ha perso solamente una gara (primato), ma serve qualcosa in più. Soprattutto dal punto di vista difensivo, dove Max qualcosa pur era riuscito a inventarsi.
E la Juve? Spalletti sta dando sicuramente la sua impronta, però le cose da fare sono così tante e il tempo è così poco: inevitabili, i contraccolpi. La Juventus comunque è all’alba di una rivoluzione: Lucio ha già raccontato di voler cambiare la dinamica della squadra, fondamentalmente di poter passare dal 3-4-2-1 – fino a questo momento aveva dato continuità a Tudor – e di arrivare al 4-3-3 come nuova idea. Si spera, vincente.
3) Juric è al capolinea
Sembra invece finita la storia di Ivan Juric sulla panchina dell’Atalanta. Sarebbe il terzo esonero nel giro di un anno (scarso). Il tecnico paga gli ultimi risultati e soprattutto il ko interno contro il Sassuolo: un 3-0 che ha scoperchiato il vaso di Pandora, da cui è emersa la verità su questa Dea. E cioè: è una squadra piuttosto in confusione, con rapporti interni tutt’altro che idilliaci. Pertanto, si arriverà a una svolta. E prima che sia troppo tardi.
Dovrebbe essere Raffaele Palladino a recuperare il testimone e dovrebbe dare continuità all’idea gasperiniana, forse ignorando il concetto più importante di tutti: non serve un altro Gasp, ma serve una svolta in generale.
4) Finalmente il Pisa
La buona novella dell’ultima giornata di campionato arriva poi da Pisa. Sei pareggi dopo, arriva il successo, che rende felicissimo Alberto Gilardino, finalmente più lontano dalla zona retrocessione (per quel che vale). Arriva il gol di Touré e sembra mettere tutto a posto. Adesso, tra le squadre non ancora in grado di vincere una partita, ci sono il Verona – che pure ha dato segnali – e la Fiorentina, oggi di Paolo Vanoli. La prima della Viola è finita 2-2, in casa del Genoa. Ha fermato l’emorragia. Almeno.
La lotta salvezza sta diventando però molto attraente. In cinque punti ci sono sette squadre, alcune di livello assoluto come – appunto – la Fiorentina e altre potenzialmente molto valide, come lo stesso Verona. Brutte notizie per chi ora si sente salvo: sono due squadre destinate a recuperare la sfortuna seminata.
5) Conte fa i conti con sé stesso
Si chiude con Antonio Conte. Che sembra tornare alla base di partenza: le critiche sulla gestione del doppio incontro, i risultati del Napoli che non arrivano – né in Italia, né in Europa – e il malumore che è cresciuto dentro il tecnico leccese, reduce da un altro sfogo davanti alle telecamere. “Non ho voglia di accompagnare un morto”, dice l’allenatore. Che viene chiamato subito a rapporto dalla dirigenza. Chissà cosa ne verrà fuori.
Di sicuro, Conte sta facendo ancora i conti con sé stesso, con ciò che può dare, con l’insofferenza di chi vince e tira un sospiro di sollievo. Mica gode. Stavolta ha una missione differente, davanti…


