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Ci siamo. Anzi: ci risiamo. Il derby di Torino torna a riempire i discorsi del capoluogo piemontese, continua a far rivivere la storia di due squadre che hanno saputo intrecciarsi, che hanno scritto pagine di storia del calcio italiano. E che, malgrado la distanza degli ultimi anni, in realtà mettono in scena partite costantemente complicate, per una parte e per l’altra. È la sua bellezza, in fondo. Il fatto che non sia mai deciso nonostante il (possibile) distacco in classifica.

In questo momento, i punti di distacco sono solamente 5. La Juventus si è ripresa dopo il periodo negativo ed è reduce da due vittorie di fila in campionato, con l’ultimo risultato in Champions che ha lasciato l’amaro in bocca per il pareggio finale, non certo per la prestazione con lo Sporting; il Toro non perde invece da cinque partite, e – certo – ne ha pareggiate tre nello stesso periodo, ma è una squadra in salute. Ha fatto punti pesanti su campi ostici.

Chi potrebbe giocare

La mano di Spalletti, insomma, si vede. E sebbene abbia scelto di giocare sulla continuità – da Tudor ha preso non solo la difesa a 3, ma sostanzialmente l’intero 3-4-2-1 -, qualche innovazione si è vista. Tipo Koopmeiners braccetto, soluzione che dovrebbe riproporre anche con il Toro, in una retroguardia con Kalulu e Gatti. Cambiaso potrebbe giocare esterno a destra, Kostic sull’out mancino, mentre McKennie potrebbe essere più avanzato rispetto alla coppia di mediana composta da Locatelli e Thuram. Yildiz con Vlahovic, poi, in attacco.

Per i granata, con Colucci in panchina (Baroni è squalificato) sarà praticamente sistema a specchio. Paleari tornerà tra i pali, i tre dietro saranno Ismajli, Maripan e Coco, mentre Pedersen e Lazaro agiranno sugli esterni. In mezzo: Casadei e Vlasic a protezione di Ilic. Ngonge a supporto di Simeone. Dunque, Adams fuori. Almeno dall’inizio. Così come Zapata.

La maledizione derby sarà un fattore?

Da quanto tempo il Torino non vince un derby? Una delle domande più gettonate delle piazze torinesi. La risposta un po’ spaventa: sono dieci anni, grazie al gol di Quagliarella (ex della partita), che a sua volta aveva spezzato una maledizione durata 20 anni. Dal 2015 in poi, infatti, la Juve ha collezionato 10 vittorie, mentre 6 sono stati i pareggi. L’ultimo successo in casa della Juventus è arrivato il 9 aprile del 1995: 1-2, doppietta di Rizzitelli, per i granata targati Sonetti. Un’altra vita.

Quella di oggi, naturalmente, mette meno pressione al Toro, che proverà a spezzare una maledizione che nelle scorse stagioni è stata sicuramente un fattore: da sempre il derby si carica con gesti, allenamenti aperti, e slogan costanti. Poi il campo e le emozioni fanno la loro parte, quella in cui spezzo la Juventus riesce a recitare la voce grossa.

Perché può essere l’anno del Torino

La fragilità della Juve, almeno di questa Juve, può essere però un assist importante per il Torino, che sicuramente se la sta passando meglio dal punto di vista del morale e delle ambizioni. I granata hanno dimostrato di essere solidi su campi importanti. Vedi Bergamo. Vedi Bologna. Se riusciranno a fare una partita difensivamente importante, a quel punto possono liberare le armi offensive e provare a portare a casa un risultato determinante. Anche per ricucire con la piazza.

La Juventus ha sicuramente individualità superiori, ma è all’inizio di un processo, lo stesso che i granata stanno provando a portare avanti con le leggi di Baroni. Baroni che è un ex – ha allenato alla Juve, sebbene alle giovanili -, Baroni che vuole entrare nel cuore dei propri tifosi. Definitivamente. Non c’è nient’altro da fare, se non vincere il derby.