Nel tennis professionistico a mille all’ora di oggi, il calendario fitto è costantemente un trending topic. Ciò si risente anche nella concorrenza tra i Masters 1000 di preparazione allo US Open, Toronto/Montreal e Cincinnati. Quest’anno, il confronto è senz’altro vinto in partenza dal torneo dell’Ohio, che ospiterà il ritorno in campo di Jannik Sinner e Carlos Alcaraz dopo la finale di Wimbledon.
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“Non ho mai sentito un singolo giocatore dire che gli piacciono”. Le parole sono di Sascha Zverev e l’argomento sono i Masters 1000 nel loro format esteso a due settimane con tabelloni a 96 giocatori. Il parere del tedesco sull’allungamento del format e la lunghezza della stagione è piuttosto netto, poiché Sascha è convinto che nemmeno al pubblico possa piacere una soluzione del genere. Zverev inquadra il problema da una prospettiva più ampia, considerando che anche gli ATP 500 obbligatori sono passati da 3 a 4 e, dunque, è quasi impossibile che un giocatore vada sotto ai 20 tornei giocati in una stagione. “Capisco che il tennis sia ovviamente anche business, ma non sono certo che questa impostazione stia funzionando bene.”
Qui il parere completo di Zverev sui problemi del calendario ATP
Toronto o Cincinnati? La scelta diventa quasi obbligata
Per la quarta volta in undici anni, il Masters 1000 Canadian Open ha avuto il forfait di quattro dei primi 10 giocatori al mondo. Se è vero che era andata peggio nel 2021 con i forfait di Djokovic (1), Nadal (3), Zverev (4), Thiem (6), Berrettini (8) e Federer (9), quest’anno sono mancati per la prima volta sia il n.1 che il n.2 del ranking ATP, Jannik Sinner e Carlos Alcaraz. A loro si sono aggiunti anche Jack Draper (5) e Novak Djokovic (6).
Di fatto, al di là di un fisiologico regime di concorrenza tra i due Masters 1000 abbastanza ravvicinati, si è venuta a creare anche una sorte di necessità di scegliere tra i due, da parte di molti giocatori. Poi ci sono sempre quelli che li giocheranno entrambi (come Zverev e Fritz) e chi entrambi li salterà (Draper e Djokovic, come vedremo tra poco). Quella del rispetto del logorio fisico dei giocatori è un tema che l’ATP dovrà trovare un modo di affrontare, per varie ragioni tra cui quelle di ritrovarsi con tabelloni falcidiati.
Cincinnati Open: cosa attendersi da Jannik Sinner
La presenza di Jannik Sinner e Carlos Alcaraz basta da sola a impreziosire il torneo Masters 1000 di Cincinnati, che dal 7 al 18 agosto ci terrà incollati al video, per più ragioni: sete di tennis, certo, ma anche curiosità di vedere che sorta di power ranking dobbiamo attenderci allo US Open. In comune, i due tornei hanno il nome del campione uscente, che è il nostro campione altoatesino. Sinner ha molti punti da difendere, ma il successo di Wimbledon gli ha restituito quella percezione di strapotere che era rimasta parecchio appannata dalla forzata inattività prima e dalle due sconfitte patite da Alcaraz tra Roma e Parigi.
A tal proposito, consentitemi un breve inciso. Per varie ragioni, e nonostante l’epilogo diametralmente opposto, tendo a considerare “più mostruosa” la prestazione di Jannik Sinner al Roland Garros che quella a Wimbledon. Molti tendono a sottovalutare le insidie della lunga assenza dalle competizioni, e il fatto di essere rientrato nella superficie che meno di tutte esalta il gioco e le caratteristiche del fuoriclasse italiano. Infatti, aver centrato comunque la prima finale in carriera all’Open di Francia, perdendola – in quel modo, poi – contro il grande rivale che invece sulla terra rossa si trova a meraviglia, era stata un’impresa già leggendaria.
Wimbledon ha come riportato indietro le lancette dell’orologio, a quando ci si chiedeva chi potesse realisticamente fermare il predominio di Sinner (tennistico, fisico, tattico e mentale).
Cincinnati Open: chi c’è e chi non c’è
Detto di Jannik Sinner e di Carlos Alcaraz che, per forza di cose, si prenderanno un buon 80% delle attenzioni, il Cincinnati Open vedrà al via anche 8 dei primi 10 e 17 dei primi 20 tennisti al mondo, in questo momento. Ci saranno gli stakanovisti Zverev, Fritz, Shelton e de Minaur, mentre scriviamo tutti ancora in corsa per il successo a Toronto. Ci sarà Holger Rune con il suo nuovo mentore Andre Agassi, ci sarà Lorenzo Musetti con qualche dubbio da spazzare via, sia sulla condizione atletica che mentale.
Ci sono poi giocatori che stanno benissimo, in particolare due: Alejandro Davidovich Fokina e Flavio Cobolli. Lo spagnolo-svedese-russo è in condizioni strepitose e ha ragione Alex de Minaur a riconoscergli una crescita notevole, per un salto di qualità che potrebbe davvero essere alle porte. “Cobbo” è invece reduce da un match durissimo perso contro Ben Shelton, ma non bisogna dimenticare che Big Ben su questi campi ci è nato, mentre Cobolli ha avuto un’escalation di rendimento davvero spaventosa e, oggi, riesce a esprimere con buona costanza un tennis che vale la top 10.
Tra quelli che non ci saranno, si è aggiunto all’ultimo momento Novak Djokovic, anche se l’assenza di Nole era nell’aria. Il fuoriclasse serbo ha saltato questo torneo solo quattro volte in carriera, e sempre in annate olimpiche (2008, 2016, 2021 e 2024). Arrivare allo US Open senza preparazione non è il massimo, per lui, ma si tratta probabilmente di una scelta obbligata.
Così come è purtroppo obbligata l’assenza di Matteo Berrettini, l’ennesimo forfait di questa annata disgraziata. L’auspicio di tutti è che il romano riesca anche stavolta a risolvere i suoi guai fisici, sperando che essi non intacchino anche la fiducia.
