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Il calendario del tennis sta diventando fitto in maniera preoccupante, con le vacanze tra una stagione e l’altra ormai ridotte a meno di un mese. Dal 29 dicembre all’8 gennaio la nuova stagione parte con una competizione a squadre nuova di zecca: la United Cup.

La United Cup sarà un nuovo tentativo di collaborazione unitaria fra ATP, WTA e ITF, che la organizzeranno in collaborazione con Tennis Australia. Per capire le dinamiche dietro a questo nuovo format, tuttavia, è il caso di fare un passo indietro e spiegare perché governare il tennis è diventato così difficile.

United Cup: come funziona il nuovo format

Il torneo che partirà il 29 dicembre prossimo vede un nuovo tentativo di cooperazione tra ATP-WTA e la ITF, spesso e volentieri ai ferri corti. La United Cup sarà una competizione a squadre mista, che prende un po’ ispirazione dalla Hopman Cup. Quest’ultima era una competizione mista per nazioni che si disputava ai primi di gennaio, ed era una buona occasione per scaldare i motori in vista dell’inizio della stagione vera e propria, ma soprattutto dell’Australian Open.

Rispetto alla Hopman Cup ci saranno differenze, poiché ogni turno prevede la disputa di 5 match (in Hopman erano 3): 2 singolari maschili, 2 singolari femminili, un doppio misto. Le nazioni partecipanti saranno 18, divise in 6 gironi da 3 squadre ciascuna.

Le città coinvolte saranno 3: Perth, Brisbane e Sydney, ognuna delle quali ospiterà le partite di due gironi ma anche i playoff tra le vincitrici dei suddetti gironi.

Le semifinaliste verranno infatti decise in base a questo schema:

  • Vincitrice Gruppo A vs Vincitrice Gruppo F (Perth)
  • Vincitrice Gruppo B vs Vincitrice Gruppo E (Brisbane)
  • Vincitrice Gruppo C vs Vincitrice Gruppo D (Sydney)

La quarta semifinalista sarà invece la migliore delle sconfitte da questo turno, in base alle prestazioni nella fase a gironi. Semifinali e finali si disputeranno a Sydney, con la finalissima in programma l’8 gennaio.

Italia alla United Cup: chi giocherà e che speranze ci sono di vincere

L’Italia è stata sorteggiata nel gruppo E insieme a Brasile e Norvegia. Qualora dovesse vincere, affronterà una tra Svizzera, Polonia e Kazakistan.

La nostra squadra sarà formata da Matteo Berrettini, Lorenzo Musetti, Martina Trevisan e Lucia Bronzetti. A completare il roster ci saranno le riserve Andrea Vavassori, Marco Bortolotti e Camilla Rosatello.

Vincere il raggruppamento non dovrebbe essere impresa impossibile. La Norvegia ha praticamente il solo Casper Ruud come elemento competitivo, visto che il secondo singolarista (Durasovic) è ben oltre la 300esima posizione nel ranking ATP. La migliore tennista norvegese è Ulrike Eikkeri, numero 388 WTA e sostanzialmente solo una buona doppista.

Simile è il raffronto col Brasile, dove il miglior tennista uomo è il #71 ATP Thiago Monteiro e il secondo migliore è Meligeni Alves (166). I sudamericani potranno però contare sull’ottima Beatriz Haddad Maia, molto cresciuta nell’ultimo anno e ai vertici sia in singolo (13) che nel doppio (15). Un po’ meno affidabili le altre, con la Pigossi migliore alternativa (118 in singolo, 285 in doppio).

In caso di vittoria del girone, raggiungere la semifinale potrebbe non essere semplicissimo. La Polonia ha in Hubert Hurkacz (#10 ATP) e soprattutto la numero 1 incontrastata del WTA Iga Swiatek le punte di diamante, ma anche un’altra discreta singolarista come Magda Linette (#48 WTA). La Svizzera punterà su un vecchio campione come Stan Wawrinka, ma è pericolosa soprattutto tra le donne con Belinda Bencic (#12) e Jill Teichmann (#35). Un po’ più indietro il Kazakistan, che pure può contare su Bublik e Putintseva. Bublik è “solo” numero 37 ATP, ma è un tennista capace di battere chiunque se in giornata. A sua volta Putintseva vale le nostre anche se – fortunatamente per noi – dietro non ha grandi alternative.

Le favorite

Impossibile non citare la Spagna, che avrà Rafa Nadal che è sempre e comunque un supercampione, pur con tutte le incognite su età e salute. Accanto a Rafa ci sono elementi solidi sia tra gli uomini (Carreno Busta, Ramos Vinolas) che tra le donne (Badosa, Parrizas Diaz). Non ci sarà invece Carlos Alcaraz, ancora alle prese con il recupero dall’infortunio che gli è costato l’ultima parte della stagione appena conclusa. A proposito di infortunati eccellenti, occhio alla Germania che schiererà il rientrante Zverev, oltre a Oscar Otte e due buone singolariste come Siegemund e Niemeier.

A livello di qualità media dei singolaristi, forse gli Stati Uniti sono messi meglio di tutti: Fritz (9) e Tiafoe (19) tra gli uomini, Pegula (3) e Keys (11) tra le donne. Infine la Grecia, che sarà guidata da Tsitsipas e Sakkari, ma dietro di loro il deserto o quasi.

ATP, WTA, ITF: cosa c’è dietro alle sigle che governano il tennis

Che il tennis sia uno sport individuale non deve essere certo il sottoscritto a svelarvelo. All’interno della stagione agonistica ci sono finestre dedicate alle competizioni a squadre, o meglio per nazioni, a costituire una sorta di eccezione: la Coppa Davis innanzitutto e le altre che si sono succedute nel tempo, dalla Fed Cup alla World Team Cup, alla Hopman Cup.

Cerchiamo innanzitutto di capire cosa significano le sigle:

  • ATP: sta per Association of Tennis Professionals, ovvero l’associazione dei tennisti professionisti. Una sorta di sindacato dei giocatori, attualmente presieduto dall’italiano Andrea Gaudenzi. L’ATP organizza i tornei del circuito professionistico maschile, dai Challenger ai Masters 1000. L’ATP collabora anche alle 4 tappe del Grande Slam, la cui organizzazione spetta però alla ITF.
  • WTA: Women’s Tennis Association, è la versione femminile dell’ATP, un vero e proprio sindacato giocatrici che si occupa di organizzare le tappe del circuito professionistico femminile. La presidente è l’americana Mickey Lawler. Anche WTA collabora alle 4 tappe del Grande Slam.
  • ITF: International Tennis Federation, da sempre è la federazione internazionale che raggruppa tutte le federazioni nazionali. Si occupa direttamente di organizzare i 4 tornei del Grande Slam (Australian Open, Roland Garros, Wimbledon e US Open), la Coppa Davis e i tornei individuali di circuiti inferiori, come i Futures per gli uomini e gli ITF Circuit Events per le donne. Anche le competizioni giovanili sono tutte a cura della ITF.

Se fino a una trentina di anni fa la ITF era una sorta di plenipotenziaria del tennis mondiale, dalla fine degli anni 80 ad oggi si è avuto un progressivo ed evidentissimo aumento di potere da parte di ATP e WTA. Si è parlato a lungo di “guerra fredda” tra ITF e le due sigle sindacali professionistiche, con queste ultime che hanno globalmente vinto la battaglia.

La United Cup sarà un interessante test per verificare se davvero un riavvicinamento politico è possibile, tra le varie sigle che governano il tennis mondiale.