Vai al contenuto

Il grande giorno delle Semifinali di Wimbledon che vedranno scendere in campo un nostro portacolori dopo qualcosa come 61 anni, è arrivato.

Proviamo ad analizzare le due partite che origineranno i finalisti del torneo più prestigioso del mondo, partendo proprio da quella del nostro Matteo Berrettini.

Berrettini-Hurkacz

Saranno i primi due a scendere in campo, nel pomeriggio di venerdì 9 luglio alle 14,00 e daranno vita ad una battaglia che noi italiani seguiremo col fiato sospeso. 

Matteo Berrettini è uno dei quattro giocatori ancora in corsa per provare a portare a casa il trofeo dell’unico torneo del Grande Slam che si gioca sull’erba e il primo degli ultimi due avversari da eliminare prima di sollevare definitivamente le braccia al cielo di fronte al nobile palco del Centre Court, è rappresentato dal polacco Hubert Hurkacz. 

Nativo di Breslavia, capitale storica della Slesia, Hurkacz ha compito 24 anni lo scorso 11 febbraio e occupa in questo momento il 18° posto del ranking ATP. 

Il cammino in questa edizione del torneo di Wimbledon lo ha visto partire alla grandissima, spedendo a casa al primo turno il nostro Lorenzo Musetti, tramortito dalla solidità del polacco che in quella occasione gli ha lasciato solo le briciole sconfiggendolo per 3 set a zero. 

Stessa sorte è toccata a Giron e Bublik, a sottolineare uno straordinario periodo di forma che è stato confermato agli ottavi di finale, quando le cose si sono fatte un pochino più difficili contro Daniil Medvedev, la testa di serie numero 2 che ha lottato allo strenuo portando il match al quinto set, vinto poi dal polacco per 6-3. 

Ai quarti Hurkacz ha poi eliminato in modo sorprendentemente facile Roger Federer, pericolosamente sulla via del tramonto, uscito sotto i colpi sicuri del più giovane rivale. 

Quasi perfetto anche il cammino di Matteo Berrettini, un anno più grande del suo avversario in semifinale, stessa altezza, 196 cm, ma massa muscolare decisamente impressionante rispetto a quella di Hurkacz, visto che i kili sono 95, contro gli 81 del polacco. 

Il nostro connazionale ha sconfitto al primo turno Pella, concedendogli un set, per poi andare liscio fino ai quarti di finale per un percorso che lo ha visto battere 3 set a zero prima Van De Zandschulp, poi Bedene e infine Ivashka. 

Ai quarti di finale il tennista romano ha dovuto affrontare l’esame più severo, chiudendo la pratica AugerAliassime, amico fraterno con il quale Matteo si allena spesso, in quattro set.   

La chiave del match

Bisogna partire da un dato piuttosto importante se vogliamo analizzare la partita di Berrettini contro Hurkacz, che fa capo più ad un discorso strategico che statistico. 

Il polacco si è adattato alla grandissima al gioco dei suoi ultimi due avversari, Medvedev e Federer, portando entrambe le volte i match dalla sua parte con tutta una serie di accorgimenti che hanno neutralizzato gli stili e i colpi dei rivali. 

Con Berrettini sarà ancora una volta diverso, visto che l’azzurro fa della potenza e del servizio due tra le sue armi migliori che nè Medvedev e nemmeno Federer hanno nel loro arsenale, o almeno non di certo con quella efficacia. 

C’è da aspettarsi che il polacco colpirà in modo incessante verso la parte del campo in cui Berrettini sarà costretto a giocare il rovescio, soprattutto nei colpi importanti. 

La risposta sarà un’altra chiave del match, entrambi servono piuttosto bene e ci si aspetta una massiccia dose di ace e servizi vincenti, ma la capacità di sfruttare i momenti più importanti della partita, gli 0-30, le palle break, gli eventuali tie-break, saranno decisivi per la conquista di una partita che ai più pare equilibrata, 

Lato Berrettini è la fiducia che può farla da padrone, visto che tra Queen’s e Wimbledon la striscia aperta è di 10 successi consecutivi. 

D’altro canto non è da sottovalutare l’impresa del tennista polacco, che ha appena conquistato il successo più importante della sua carriera e, se da una parte esso potrebbe fare da trampolino di lancio per conquistare la finale contro Berrettini, dall’altra potrebbe pagarlo in termini di tenuta nervosa, altro importantissimo dato-chiave del match.

La varietà dei colpi sarà infine decisivo per l’uno o per l’altro giocatore e in questo caso Berrettini può portare a suo vantaggio l’inerzia del match, avendo migliore attitudine al gioco sotto rete, soprattutto grazie all’efficacia degli attacchi che lo dovranno portare a chiudere di volo a pochi passi dal nastro. 

Djokovic-Shapovalov

Di Novak Djokovic si è detto e letto praticamente tutto, ma la sua brama di conquistare il 20° titolo del Grande Slam è probabilmente il lietmotiv che lo ha spinto a giocare un torneo di Wimbledon praticamente perfetto. 

Se è vero, come è vero, che il tabellone del serbo si è aperto quasi subito come a Mosè si aprirono le acque, è altrettanto vero che, pagato lo scotto iniziale contro l’idolo di casa, la wild card Jack Draper che aveva ben figurato nei tornei sull’erba che hanno preceduto Wimbledon, per Nole sono state tutte partite che si sono trasformate ben presto in basiche pratiche d’ufficio. 

Detto del 3-1 contro l’inglese al primo turno, Djokovic ha spezzato la tenue resistenza di Anderson, Kudla, Garin e Fucsovics, tutti spazzati via per 3 set a zero e poche possibilità di replica. 

Adesso arriva Shapovalov che tra i potenziali avversari di semifinale per il tennista serbo, rimane un gran bel trovare… 

Certo, tra i rivali che hanno provato a mettere in difficoltà Nole fino ad oggi, Shapovalov è ben altra cosa, ma era difficile pronosticare l’approdo al penultimo atto di Wimbledon da parte del tennista canadese di origini russe.

Facente parte della famosa next gen del tennis moderno, il nativo di Tel Aviv è al suo risultato migliore in carriera negli Slam, visto che fino ad oggi aveva raggiunto i quarti di finale agli US Open nel 2020 senza mai passare il terzo turno a Melbourne e addirittura il secondo a Parigi. 

Il cammino di Denis Shapovalov è stato decisamente più tortuoso rispetto a quelli degli altri tre semifinalisti. 

Al primo turno è arrivata subito una maratona di 5 set contro il tedesco Kohlschreiber, seguita dal ritiro di Andujar che ha lasciato via libera al canadese per l’approdo al terzo turno.

Murray non è riuscito a contrastare la frizzantezza dei colpi del 22enne ed è arrivato un 3-0, seguito dalla vittoria agli ottavi contro Bautista con lo stesso punteggio. 

Altra maratona e match nervosissimo, quello portato a casa contro Khachanov al quinto set, tutte energie fisiche e nervose che Shapovalov potrebbe pagare in semifinale contro Djokovic. 

Le chiavi del match

La domanda che si fanno tutti è ovviamente quella che fa riferimento alle possibilità di Shapovalov di mettere in difficoltà Djokovic. 

Gli ultimi due set giocati contro Khachanov possono rappresentare la cartina di tornasole rispetto a quello che il canadese può provare a fare contro il serbo. 

Il dritto mancino ad aprirsi degli spiragli per poi colpire come lui sa fare è probabilmente il colpo sul quale dovrà fare maggior affidamento, ma per entrare con convinzione dentro il campo, serve un’alta percentuale di prime palle, possibilmente vicina al 70%, anche perché i doppi falli sono sempre stati un problema insormontabile per Shapo e la risposta di Djokovic sarà ovviamente un altro determinante fattore di disturbo. 

Djokovic è avanti 6-0 negli scontri diretti e servirà una prova praticamente perfetta a Shapovalov per provare quanto meno a metterlo in difficoltà. 

Djokovic sa che buona parte delle prime palle del suo avversario arriveranno sul dritto, ma il serbo ha pochi punti deboli e questo fattore non dovrebbe preoccuparlo più di tanto. 

Lo stato di forma di Nole appare strepitoso e sarà un bruttissimo affare per Shapovalov provare a uscire fuori dalle situazioni che il serbo ama particolarmente.

Una di queste è ovviamente l’esperienza che i due metteranno in campo. Giocare sul centrale una semifinale a Wimbledon non è roba di tutti giorni e giocarla per la prima volta non aiuterà di certo.