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C’è chi parla di sfortuna, chi pensa che il fisico non riesca a reggere una stagione così ricca di appuntamenti, altri stigmatizzano una preparazione fisico-atletica non adatta e altri ancora fanno leva sulle più disparate teorie da laurea conseguita sui social.

Stiamo parlando di Jannik Sinner e dei suoi continui e frequenti infortuni che ogni anno falcidiano la stagione del nostro portacolori e non gli permettono di partecipare ad alcuni degli eventi più importanti dell’anno.

Avevamo toccato l’argomento all’indomani dei problemi ai piedi legati alle vesciche, situazione che qualche mese fa sembrava mettere in discussione addirittura la carriera intera dell’altoatesino, per problema che sembrava non essersi più ripresentato nella seconda parte dell’anno una volta terminata la stagione sul cemento. Evidentemente le vesciche non hanno rappresentato il cruccio più severo per il campione di San Candido.

Sinner e i suoi infortuni, un 2022 da dimenticare

Cominciamo dall’ultima stagione di Sinner, il cui inizio non sembrava portare alla luce un 2022 foriero di ottimi risultati, anche in virtù di tutta una serie di appuntamenti mancati nei primi mesi dell’anno, che hanno poi dato origine all’ennesima stagione a singhiozzo del nostro portacolori.

Sinner aveva cominciato in modo piuttosto positivo lo scorso gennaio, grazie alla tre convincenti vittorie contro Purcell, Rinderknech e Safiullin all’ATP Cup giocatasi in Australia, per poi uscire ai quarti di finale contro il greco Stefanos Tsitsipas al primo Slam della stagione degli Australian Open.

Dopo la permanenza in Australia, l’azzurro ha dovuto dare forfait a Rotterdam a causa del contagio da COVID-19 e, dopo due fugaci apparizioni prima a Dubai e poi in Coppa Davis contro la Slovacchia dove vinse i suoi match contro Gombos e Horansky, ha affrontato il doppio Master 1000 statunitense di Indian Wells e Miami.

Qui le cose non potevano andare peggio. A Indian Wells, dopo le vittorie contro Djere e Bonzi, c’era grandissima attesa per il match più sexy del terzo turno contro Kyrgios, match mai giocato per via di un altro problema di carattere virale, ma questa volta influenzale e non più dovuto al COVID.

Fin qui tutto abbastanza normale, un’influenza può capitare nel corso della stagione anche se, purtroppo per i fans di Jannik, giunta dopo il COVID.

A tutto ciò va però aggiunto il programma praticamente saltato in Florida, dove il problema delle vesciche ai piedi si è fatto sentire ancora una volta e lo ha costretto al ritiro dopo i primi tre turni giocati alla grande contro Ruusuvuori, Carreno-Busta e lo stesso Kyrgios. Ad approfittare del problema di Sinner, è stato quindi l’argentino Cerundolo, contro il quale Sinner è stato costretto a dare forfait dopo pochi giochi sul 4-1 a favore del sudamericano.

La stagione sulla terra battuta e i problemi all’anca e al ginocchio

Un sospiro di sollievo da parte dell’italiano, ha accolto la stagione sulla terra battuta, superficie sulla quale le vesciche hanno vita durissima per via della possibilità che i piedi hanno di neutralizzare le brusche frenate delle articolazioni sul cemento, in virtù dello scivolamento che subisce la pianta del piede nelle superfici sulle quali si gioca a Montecarlo, Madrid, Roma e Parigi.

Nel Principato di Monaco e a Madrid, Sinner ha portato al termine tutti i suoi match, uscendo rispettivamente al quarto e al terzo turno, mentre ai quarti di finale del Foro Italico ha dovuto sollevare bandiera bianca contro Tsitsipas a causa di un problema all’anca.

La fortuna gli ha girato ancora una volta le spalle al Roland Garros, dove, dopo un inizio convincente e tre successi contro Fratangelo, Carballes Baena e McDonald, Sinner si è dovuto arrendere ad un dolore fortissimo al ginocchio che lo ha costretto al ritiro contro Rublev.

Un mese dopo, con la stagione sull’erba ormai cominciata, Sinner ha perso al primo turno di Eastbourne contro Tommy Paul, per poi tuffarsi sulla splendida avventura di Wimbledon, dove ha perso contro Djokovic ai quarti di finale, ma solo al quinto set, dopo essere salito 2-0.

Ripartita la stagione sul cemento, gli infortuni hanno lasciato in pace Sinner fino agli US Open, dove contro Alcaraz ha perso uno dei più begli incontri di tennis degli ultimi 10 anni, fallendo addirittura un set point contro quello che poi diventerà il vincitore dell’ultimo Slam del 2022.

L’ultima parte della stagione è coincisa con un nuovo, ennesimo infortunio, quello che ha costretto Sinner a ritirarsi in semifinale contro il danese Rune in Bulgaria, sul cemento coperto di Sofia. Questa volta è stato un problema alla caviglia a costringerlo ad uscire dal campo anzitempo, nel bel mezzo del terzo set.

La natura degli infortuni di Sinner

Entrando un pochino di più nel dettaglio degli infortuni del nostro tennista e allo stesso tempo allargando il nostro focus alle stagioni precedenti, la prima cosa che salta all’occhio è che non esiste una causa che fa da denominatore comune.

Se dovessimo prendere uno ad uno tutti i problemi fisici che hanno falcidiato il nostro portacolori, ci renderemmo conto quanto essi non dipendano da una o più concause rispetto alla quale si possa formulare una diagnosi e, di conseguenza, una cura.

Solo sfortuna, quindi? Non sarebbe giusto estremizzare nemmeno dall’altro lato.

È stato lo stesso Sinner a palesare l’intenzione di voler lavorare ancora di più sotto questo aspetto, nonostante il fatto che, sotto l’aspetto puramente professionale, si possa rimproverare ben poco ad un ragazzo così giovane.

D’altronde il cambio dello staff tecnico effettuato all’inizio della scorsa stagione con l’ingaggio di Simone Vagnozzi al posto di Riccardo Piatti e di Darren Cahill in qualità di “Super Coach”, andava proprio in quella direzione.

Ma non esiste una bacchetta magica per l’integrità di un professionista di ogni sport.

Avevamo parlato delle vesciche come di un problema praticamente irrisolvibile, ma solo ed esclusivamente affrontabile volta per volta, con accorgimenti piuttosto dolorosi che comunque non eliminano il problema alla radice.

Gli infortuni al ginocchio e all’anca fanno capo a situazioni completamente diverse tra di loro, entrambe comunque originate da traumi accusati nel corso delle partite.

Articolazioni e risentimenti muscolari

Se tutto questo non bastasse, l’inizio del 2023 non è stato esattamente dei migliori per quanto riguarda gli infortuni.

Nel primo appuntamento di stagione, l’ATP 250 di Adelaide vinto da Djokovic in finale contro Korda, Sinner si è arreso proprio allo statunitense dopo aver sentito un dolore piuttosto forte all’altezza dell’anca sinistra, ma questa volta di carattere muscolare e ancora poco si sa degli strascichi che esso può avere, soprattutto in vista dell’imminente appuntamento degli Australian Open ormai in rampa di lancio.

Adesso non sono in pochi a puntare il dito sulla coppia Vagnozzi/Cahill, accusati da più parti dei continui guai fisici del giocatore azzurro. A supporto della loro tesi c’è il numero degli infortuni del 2022, praticamente uno dopo l’altro, che hanno decimato le possibilità di partecipazione di Sinner agli appuntamenti più delicati e nobili della scorsa stagione.

A parte che gli infortuni di Sinner non sono esattamente di “primo pelo“, nel senso che anche nelle scorse stagioni il nostro campione ha dovuto affrontarne parecchi, ma poi, proprio per la natura molto diversa che li ha originati, la preparazione fisica degli ultimi 12 mesi, difficilmente può essere responsabile per ciò che è accaduto fino allo scorso dicembre.

Di certo, questo va detto, se la stagione dovesse progredire sulla falsa riga di quella precedente, allora lo stesso Sinner dovrà porsi qualche domanda sulla bontà del lavoro del nuovo duo al quale si è affidato.

L’unico modo per provare a evitare gli stessi problemi della scorsa stagione, è quello di evitare carichi di lavoro che facilitino l’insorgere delle medesime fattispecie di infortuni e, se dovessero ripresentarsi con la frequenza del 2022, occorrerà prendere dei seri provvedimenti.