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Per capire l’importanza di uno sportivo nella storia della sua disciplina, un buon metodo è vedere cosa rimane di lui/lei dopo il ritiro. A quasi 19 anni dall’aver appeso la racchetta al chiodo, sicuramente si può dire che Andre Agassi è stato uno di quelli che maggiormente hanno influenzato il tennis contemporaneo.

Andre Agassi, il kid costretto a diventare un campione

La sua autobiografia “Open“, pubblicata nel 2009, ha certificato quello che molti appassionati e addetti ai lavori già sapevano, in cuor loro: in pochi altri casi, la parabola sportiva e umana si sono intrecciate pubblicamente come in quello di Andre Agassi. Praticamente costretto a prendere una racchetta in mano quando ancora aveva appena imparato a camminare, ha poi vestito i panni del giovane predestinato, poi quelli del campione divorato dal gossip, quindi quelli del giocatore finito, per poi trovare una tardiva maturità che ha rimesso a posto le cifre della sua carriera, vincendo quanto e più ci si sarebbe aspettati da lui molti anni prima. Ci sono stati tanti Andre diversi nella storia di Agassi, espressioni di una personalità tormentata e affascinante.

La figura del padre Emanoul, ex pugile di origini armene e assire, è decisiva nel suo percorso di campione che è infine arrivato a incidere profondamente nella storia di uno sport che era arrivato a odiare. La coercizione a diventare un campione può essere una condanna, che ai nostri occhi può apparire dorata per i trofei vinti, i soldi guadagnati, l’amore della gente e così via. Ma la sofferenza patita nel corso degli anni, nel fisico e nella mente, rimane notevolissima. E il lieto fine che Andre Agassi si è saputo costruire ha reso così immortale la sua storia, ma sappiamo benissimo che il tormento sarebbe stato tale anche e soprattutto se le promesse del suo enorme talento non fossero state mantenute.

Quanti Andre nella carriera di Agassi

Il primo Andre Agassi che abbiamo conosciuto è quello tutto variopinto degli esordi nel circuito. Chioma fluente e ossigenata, completini sgargianti e di rottura con la tradizione un po’ ingessata del tennis, rottura che era ancora più fragorosa dal punto di vista tecnico, con l’anticipo dei colpi divenuto arma tattica fenomenale, a determinare le caratteristiche di quello che poi sarebbe stato definito come un “attaccante da fondocampo”. Ma di questo parleremo più avanti.

Agassi raggiunge due semifinali Slam a 18, tra Roland Garros e US Open, e una a 19 anni allo US Open. Di questo primo Agassi ci sono stati poi stati svelati alcuni segreti, tra cui il fatto che la chioma ribelle non era altro che un parrucchino.

L’Agassi dei primi anni ’90 è divenuto poi una sorta di condannato a vincere ma che non ci riusciva. Al Roland Garros 1990 inciampa nel talento tardivo di Andres Gomes in finale Roland Garros, mentre in finale US Open diventa inattesa vittima sacrificale della inarrestabile ascesa di Pete Sampras, colui che sarebbe stato il suo grande rivale. La cosa si ripete nel 1991 con Jim Courier in finale Roland Garros e la vittoria di uno Slam diventa praticamente un’ossessione.

L’attesa viene rotta nel torneo parzialmente più inatteso, ovvero Wimbledon. Andre aveva disertato l’erba londinese fino all’anno prima, nel 1991, quando era uscito ai quarti da David Wheaton. Nel 1992 giunge invece in finale contro un altro predestinato dal percorso accidentato come Goran Ivanisevic. Il servizio ingiocabile di quest’ultimo sembra arma sufficiente per vincere sull’erba più prestigiosa del mondo, ma dall’altra parte c’era uno dei più grandi risponditori nella storia del tennis. Arriva il primo Slam, che troverà compagni nel 1994 con l’US Open e nel 1995 con l’Australian Open.

Eppure, la presenza di un rivale durissimo come Sampras e alcune difficoltà personali fanno cadere Andre Agassi in un vortice negativo. Infatti, non arriverà nessuna altra vittoria Slam fino al 1999. In questo frattempo c’è il matrimonio poi annullato con Brooke Shields, un momento di difficoltà con il ricorso alle metanfetamine e una pesante crisi di risultati: nel 1996 precipita al numero 141 del ranking e, praticamente per tutti, è già un giocatore finito. Il terzo Andre Agassi è quello più in difficoltà.

Il 1998 ci regala il quarto Andre Agassi, quello della rinascita che era sportiva ma anche personale. Lo statunitense torna a vincere diversi tornei e risale in classifica fino al 6° posto, ma soprattutto trova l’equilibrio psicofisico giusto per performare alla grande anche negli Slam. Tra il 1999 e il 2003, ovvero tra i 29 e i 33 anni, arriveranno ben 5 degli 8 Slam che Andre Agassi ha vinto in carriera. Si tratta del miglior Agassi di sempre, che ormai non nascondeva nemmeno la calvizie e che aveva trovato un punto di equilibrio nel rapporto con Steffi Graf, poi divenuta sua moglie.

Come è cambiato il tennis con Andre Agassi: anticipo e schiaffo al volo

Quando Andre Agassi piomba nel circuito ATP, il tennis è uno sport in fase di transizione, con canoni tecnici ancora tradizionali ma una evoluzione di materiali e sistemi di allenamento che preludeva a delle inevitabili novità. Questa ventata la porta proprio Andre Agassi, con alcune innovazioni che hanno influenzato in maniera decisiva il tennis fino ai giorni nostri.

Agassi è stato il primo giocatore a portare a standard il grande anticipo sulla palla. L’impostazione era quella ideata dall’accademia di Nick Bollettieri, ma lo smisurato talento di Andre Agassi lo ha reso il più illustre esponente di quella scuola definita da Gianni Clerici come quella degli “attaccanti da fondocampo“. Colpire la palla nella sua fase ascendente dopo il rimbalzo consentiva grandi vantaggi tattici, come quello di imprimere più forza alla stessa palla e togliere tempo agli avversari.

Questa impostazione tattica ha cambiato nel profondo il tennis, con il gioco di volo che è diventato sempre meno importante. Non solo, perché proprio Andre Agassi ha introdotto un colpo nuovo, che inizialmente aveva fatto scandalizzare gli esperti e i più affezionati alla tecnica tradizionale: lo schiaffo al volo. Questo colpo arrivava in sostituzione della classica volée: al contrario di quest’ultima, in cui la palla viene colpita dall’alto verso il basso, nello schiaffo l’impatto avviene dal basso verso l’alto, con una rotazione in top spin e un finestra di tempo molto ridotta per colpire bene la palla, data la posizione del piatto corde e lo scarso angolo utile per l’impatto.

Nel tennis ultra-fisico dei giorni nostri, anticipo e schiaffo al volo sono ormai consuetudini acquisite e quasi irrinunciabili.

Agassi, Nike e la rivoluzione estetica

L’importanza di Andre Agassi non si è limitata al rettangolo da gioco, perché l’americano ha avuto una grande influenza su quello che oggi si chiama “outfit” ma negli anni 80-90 si definiva più semplicisticamente “look”. Nel suo farsi portatore di una ribellione che però era solo a metà, visto che suo malgrado era diventato quello che il padre aveva sognato per lui, Andre portò nel tennis alcuni dettagli stilistici che erano destinati a rompere l’estetica di uno sport estremamente tradizionale. I vistosi orecchini e soprattutto i completini sgargianti divennero un biglietto da visita, ma non solo.

Spesso, quando si parla di Nike, si pensa a Michael Jordan e all’enorme impatto che questo duo ha avuto sulla storia del basket e della moda sportiva. In questo senso, Andre Agassi ha rappresentato qualcosa di abbastanza simile per il tennis, seppure senza le proporzioni economiche dell’impatto di “Air”.

Con Agassi, la Nike trovò modo di sperimentare non solo nuove combinazioni di colori ma anche di tessuti, visto che al tempo la ricerca su tessuti più traspiranti era già in essere e questo si sposò alla perfezione con i nuovi standard, sia cromatici che di stile, portati sul campo da Andre Agassi. Un episodio rimasto nella storia del costume è l’esordio di Agassi a Wimbledon.

Il grande torneo londinese ha sempre avuto alcune caratteristiche peculiari, tra cui l’obbligo di presentarsi vestiti di bianco. Oggi tale obbligo è ancora esistente, seppure sia stato leggermente trasformato e ora ci sia l’obbligo di presentarsi con abbigliamento a dominante bianca. Quello del possibile adattamento di Agassi a Wimbledon fu una questione che tenne banco a lungo, nei primi anni ’90: infatti, dal 1988 al 1990 Andre non si era mai presentato a Wimbledon, nonostante avesse ampiamente la classifica per farlo.

Così, quando nel 1991 lo statunitense annunciò che sarebbe stato presente al torneo londinese, si creò un grandissimo hype e tutti si chiedevano come si sarebbe presentato sul campo. Alla fine, Andre Agassi e la Nike cedettero ai diktat e la mise era un immacolato completino bianco, seppure molto abbondante nelle misure come era da abitudine per l’americano, insieme alla solita chioma ossigenata e a un improbabile occhiale da sole. L’obiettivo, da un punto di vista mediatico e di marketing, era comunque clamorosamente centrato.

Da allora in avanti, il connubio Nike-Agassi ha definito in larga parte lo stile dei completini tennistici fino alla metà degli anni 2000.