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Cinquantotto anni fa, ma ancora fisso nella memoria di parecchi italiani.

Soprattutto, dei tifosi del Bologna e di quelli dell’Inter: fortunati possessori d’emozioni uniche, come unico era quello spareggio scudetto così strano, così particolare, così ricco di qualsiasi sensazione possa procurare il calcio. Un’altra grande storia nascosta tra le due Torri: stavolta, è di pura gioia.

Lo spareggio scudetto del 64

Insomma, l’avrete capito: a sorridere fu il Bologna. Che nel 1964 era una squadra forte, solida. Si basava sulle intuizioni di Fulvio Bernardini e aveva da contenere l’irruenza e lo strapotere dell’Inter di Helenio Herrera. Del Mago che aveva fatto apparire la speranza di vincere e scomparire le ambizioni degli avversari.

Insomma, un anno sicuramente diverso. In cui Bologna, culla di determinati valori, perse anche un leader politico come Togliatti. Il mondo iniziava a cambiare e la Serie A restava il campionato più bello che potesse offrire: fu il settimo e ultimo tricolore conquistato dalla squadra emiliana, e arrivò in una partita pazzesca.

Partiamo dalle basi, e cioè dallo scandalo doping e dalla scomparsa di Dall’Ara. E’ il 4 marzo del 1964 – 4 marzo, come Lucio Dalla, quindi Bologna – e cinque giocatori dei felsinei vengono trovati positivi alle anfetamine a seguito dei controlli arrivati dopo la gara con il Torino: avevano vinto 4-1, netto e secco, e non sapevano tutto ciò che era pronto a travolgerli. Del resto, l’attenzione era chiaramente su altro: sarebbe stata la decima vittoria consecutiva per i rossoblù, mai arrivati fino a questo punto e con una squadra così continua.

“Scoppiò una rivoluzione“, citando Gianni Brera. Potentissima. Bologna non pensò ad altro se non a insorgere, davanti ai quotidiani che pensarono bene di sparare il titolo più potente possibile. Da Milano? “Bologna drogato“. Il Corriere d’Informazione ci andò più leggero: “Droga, cinque giocatori del Bologna indagati”.

La sostanza non cambiava e la paura montava: c’era una lunga battaglia da affrontare, tutta legale. Fogli, Pascutti, Perani, Pavinato e Tumbrus i giocatori trovati positivi e subito squalificati. Fulvio Bernardini fu costretto a seguire le partite dalla tribuna.

Nonostante tutto

Al Bologna venne anche tolto un punto, oltre chiaramente alla sconfitta a tavolino con il Torino. In totale, 3 lunghezze in meno e una classifica che dal più largo dei sorrisi tendeva a intristirsi. E interistizzarsi. Assonanze dovute, necessarie: perché i nerazzurri ripresero a correre veloce, con i felsinei di fatto eliminatisi da soli dalla corsa.

Ne approfittò, il Mago. Eccome. Dispensando lezioni e accumulando punti. Il Bologna ebbe la grandiosa forza di non disunirsi: una volta accusato il colpo, si ricompattò e continuò a macinare vittorie. Fino alla settimana di Pasqua del ’64. Per tanti, la “Pasqua di sangue“.

Scontro diretto in casa: è Bologna-Inter e c’è un’attesa spasmodica. All’allora Stadio Comunale di Bologna ci sono 50mila spettatori, il tempo è sereno e l’aria è quella di festa. Demarco e Renna sostituiscono Nielsen e Pascutti, ma a rubare immediatamente la scena è Corso, che esplode il sinistro e regala il vantaggio ai milanesi. Poi Jair ed è il minuto 49. Quindi Furlanis al 77′: ma è troppo tardi. E l’Inter, a 41 punti dopo 27 giornate, supera il Milan fermo a 40, lasciando il Bologna a 37. Oh, sembra finita.

Sì, sembra chiusa, il sogno destinato a morire per sempre. Fino al 16 maggio: la CAF assolve il Bologna e restituisce i tre punti alla squadra di Bernardini.

A fine campionato, così rossoblù e nerazzurri sono a pari punti. Nelle ultime tre giornate, la situazione non muta. Un pareggio e due vittorie a testa, coi destini lasciati a contendersi il primo posto in un tutto per tutto cavalleresco.

7 giugno 1964: l’ultimo scudetto del Bologna

Si arrivò fino al 7 giugno del 1964. Il motivo? Nel mentre, l’Inter vinse la Coppa Campioni – la prima – al Prater di Vienna con doppietta di Mazzola e Milani.

La testa era già alla possibile doppietta di trofei, sebbene prima ci fosse uno stadio strapieno e un Bologna all’appuntamento con la storia. Ecco: gli uomini di HH durano 75 minuti. Poi Fogli buca Sarti con una punizione leggermente toccata da Facchetti. Guarda tu il destino.

Bologna è in tripudio. A sei minuti dalla fine, ecco Nielsen che raddoppia con Fogli meraviglioso assistman. Campioni d’Italia con una superiorità mentale devastante, anche se Bernardini fu molto meno poetico e molto più concreto: agli interisti, un gesto dell’ombrello che nessuno dimenticherà mai. Se ne scusò, disse di essere stato frainteso, ma fu un momento di purissima umanità.

Bisogna capirlo lo stato d’animo dei bolognesi però: appena tre giorni prima dello spareggio scudetto avevano perso il loro presidentissimo, Renato Dall’Ara stroncato da un infarto.

Bulgarelli, indimenticabile e indimenticato capitano, ha sempre allontanato le accuse rivolte a quella squadra: “Le dosi erano così pesanti da ammazzare un cavallo. Il Bologna era la squadra più forte e senza doping non avrebbe avuto bisogno dello spareggio per vincere il titolo“.