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C’è una data, nei cuori dei tifosi ferraristi, destinata a restare indelebile. Si tratta del 15 febbraio 1996: quel giorno, a Maranello, Luca Cordero di Montezemolo presenta , al fianco di Gianni Agnelli, la composizione del team Ferrari per l’imminente stagione sportiva.

A fianco di Eddie Irvine, prende posto l’attesissimo Micheal Schumacher, tedesco di Kerpen, campione del mondo in carica con Benetton, dove ha vinto due mondiali di fila.

Dopo anni bui, in cui ottimi piloti (come Prost, Alboreto, Alesi, Berger) non sono riusciti a stare al vertice in rosso, con il tedesco si spera di poter invertire la tendenza.

E, dopo un po’ di attesa, in effetti qualcosa succederà.

L’esordio nel mondiale 1996

Schumacher arriva in rosso ereditando una Ferrari con grossissimi handicap tecnici. Nella stagione precedente, Alesi e Berger avevano colto in due la miseria di una vittoria ed un giro veloce in un’intera stagione.

Per la nuova stagione, gli ingegneri hanno progettato una nuova vettura, la F310, che promette di essere migliore delle precedenti.

Le differenze sembrano evidenziarsi fin da subito: Schumacher inizia a limare decimi su decimi, accorciando il gap sul duo Williams Hill-Villeneuve (il cui dominio, per la verità, non è mai stato messo in discussione).

La prima gioia in rosso arriva in Spagna, dove sotto un diluvio d’altri tempi – e questo diventerà un marchio di fabbrica – Schumacher compie una rimonta clamorosa e vince per distacco, portando il primo sorriso in Ferrari. Fu la prima di tre vittorie stagionali, dal momento che altre due arrivano in Gran Bretagna ma soprattutto a Monza.

La stagione si conclude con tre vittorie e cinque podi oltre al terzo posto mondiale. Non malissimo, se si pensa al magro bottino degli anni precedenti. La rincorsa era cominciata.

La lotta con Villeneuve del 1997

Nel 1997, a Schumacher ed Irvine viene fornita la Ferrari 310B, che promette di soffrire di minori problemi tecnici rispetto all’anno precedente.

In effetti, le promesse sembrano mantenute: fin dalle prime gare il campionato sembra essere un affare tra Williams e Ferrari, finalmente tornata competitiva. Schumacher vince a Monaco, Canada, Francia, Belgio e Giappone, contendendo fino all’ultima gara il mondiale a Jacques Villeneuve, scudiero Williams.

L’ultima gara, a Jerez, vede Schumi protagonista in negativo: il tedesco, in vantaggio di un punto rispetto al rivale, tenta di spingerlo fuori per conservare il vantaggio mondiale. La manovra non riesce, Villeneuve vince gara e titolo iridato (non risparmiando qualche frecciatina a Schumacher), beffando la Ferrari che però è conscia di essere tornata competitiva per il titolo.

Gli anni dei testa a testa con Hakkinen

Nel 1998, appare evidente come la Ferrari di Schumacher parta favorita per il titolo.

Tuttavia, le prime 6 gare prendono una piega inaspettata: la McLaren ne vince 5, di cui 4 con Hakkinen, che a questo punto diventerà il rivale numero uno. I tecnici di Maranello non si perdono d’animo, e riescono a colmare il gap portando Schumi a vincere sei gare e andare a ridosso del rivale sino all’ultima gara. Dopo una stagione spettacolare (comprensiva del memorabile GP del Belgio, gara più spettacolare della storia) Hakkinen e Schumacher arrivano punto a punto all’ultima gara in Giappone, gara in cui il tedesco dovrebbe vincere  e sperare in un cattivo piazzamento del finlandese. Così non sarà, perché Schumacher fora a metà gara e i sogni iridati sono ancora rinviati.

La stagione 1999, dopo due beffe all’ultima gara, sembra poter essere quella giusta per tornare al titolo. La lotta con McLaren, come nelle stagioni precedenti, appare molto equilibrata (le prime sei gare vedono tre vittorie a testa per le due scuderie), ma la svolta della stagione arriva nel Gp di Gran Bretagna, dove Schumacher dopo pochi giri perde il controllo della sua F399 e va a sbattere violentemente sulle protezioni, rompendosi tibia e perone, dovendo salutare il mondiale anzitempo. La Ferrari prova a promuovere Irvine prima guida, con l’irlandese che peraltro si fa valere e trova l’aiuto nelle ultime gare del rientrante Schumacher per l’assalto al titolo piloti, ma è Hakkinen a spuntarla ancora una volta.

Campionato del mondo F1 2000: Schumacher, finalmente!

Dopo beffe e delusioni di ogni genere, col nuovo millennio Schumacher vuol far capire che l’aria, a Maranello, sia cambiata: saranno ben nove le vittorie stagionali, ma soprattutto a Suzuka, nella penultima gara in calendario, Schumacher riesce nell’impresa di vincere il Gran Premio e riportare in rosso, dopo ben 21 anni di attesa, il titolo mondiale. Gli investimenti e le speranze degli anni precedenti sono state ripagate, dal momento che finalmente Ferrari ha un team estremamente competitivo ma soprattutto quello che è evidentemente il miglior pilota in attività. Era dai tempi di Schekter che il mondiale non si fermava a Maranello, ma ciò che è più importante è che sembra tracciata una via per un lungo periodo di soddisfazioni.

Il dominio assoluto dei primi anni duemila

Dopo aver tanto patito, la Ferrari e Schumacher iniziano a scrivere pagine di storia della Formula Uno. Il 2001, ad esempio, è un anno da ricordare perché sportivamente quasi perfetto: la F2001 è sensazionale in termini prestazionali e di affidabilità, e su di essa Schumacher coglie ben nove vittorie su 17 gare, lasciando le briciole agli avversari. Quest’anno il concorrente più pericoloso sembra essere Coulthard, che però nulla può contro il binomio perfetto Ferrari-Schumacher. A fine anno, il tedesco conquista 123 punti contro i 65 dello scozzese primo inseguitore. Un campionato mai in discussione.

E il canovaccio, nella stagione 2002, non cambia. O meglio: cambia soltanto perché il primo rivale mondiale di Schumacher da questa stagione è nientemeno che Rubens Barrichello, suo compagno in Ferrari. La stagione è un dominio imbarazzante, Ferrari vince 15 gare su 17 (Schumi ne conquista 11), a fine anno la classifica recita : Schumacher 144 punti, Barrichello 77, Montoya 50.

Non si è mai vista, in Ferrari, una costanza di rendimento del genere. I paragoni si sprecano, e vengono tirati in ballo mostri sacri della Formula Uno come Lauda, Senna, Fangio e Ascari.

Per mitigare la noia di vedere un mondiale a senso unico, nel 2003 vengono modificati i regolamenti per generare un maggiore equilibrio tra le monoposto. Tuttavia, l’abilità di Schumacher e la potenza della F2003GA fanno sì che nuovamente il tedesco lotti al vertice tutta la stagione, e nonostante un emergente Kimi Raikkonen in McLaren, Schumacher – pur dominando meno rispetto agli anni precedenti – conquista a Suzuka il suo quarto titolo in rosso. A fine anno il bottino recita: Schumacher 6 vittorie e 93 punti, sufficienti a vincere la classifica.

Nel 2004, la Ferrari torna ad essere inavvicinabile: il campionato è caratterizzato da un dominio Schumacher pressoché assoluto. Sono 13 su 18 gare le vittorie del Ferrarista, che vince molto presto il suo quinto titolo in rosso.

La fine dell’egemonia e i saluti

Nel 2005, dopo anni di dominio totale e incontrastato, dopo record su record infilati, Schumacher e la Ferrari patiscono un calo (che comunque non può inficiare i numerosi trionfi conseguiti fino a quel momento). Complici anche le pesanti modifiche al regolamento (tra cui il discusso divieto di cambiare i pneumatici al pit-stop), Schumacher conquisterà una singola vittoria stagionale, nel controverso e stranissimo Gran Premio degli Stati Uniti.

Nel 2006, a bordo della F056, Schumacher torna a contendere il titolo, stavolta al Campione del Mondo Fernando Alonso su Renault. Sette vittorie su 18 gare, però, non sono sufficienti a riportare il titolo a Maranello, dal momento che è lo spagnolo ad avere la meglio.

Dopo una stagione comunque di vertice, Schumacher decide di defilarsi smettendo con le gare e diventando consulente Ferrari al fianco dell’amico Jean Todt.

I record di Schumacher in Ferrari

La lontananza dalla pista non durerà troppo tempo, dal momento che Schumi ci ripenserà nel 2010 e tornerà alle gare su Mercedes, ma quanto fatto in Ferrari resta scolpito nella storia della Formula Uno. Schumacher ha inciso una serie di record, dei quali ne ricordiamo i più importanti:

  • Maggior numero di titoli mondiali, 7
  • Maggior numero di titoli consecutivi, 5
  • Maggior numero di piazzamenti nei primi tre posti della classifica, 12
  • Maggior numero di Gran Premi con la stessa scuderia, 180
  • Maggior numero di vittorie, 91
  • Maggior numero di giri veloci, 77
  • Maggior numero di podi, 155

Magari potrà succedere che qualcuno riesca a superarli (Hamilton, peraltro, sembra essere prossimo a farlo su molti di essi), ma quel che è indubbio è che Ferrari e Schumacher hanno scritto senza dubbio una bellissima storia di sport, facendo girare dal verso giusto la sorte che per troppi anni si era scordata dell’italico cavallino rampante.