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Ci sono imprese calcistiche che per forza di cose restano nella storia del calcio. Fra queste dobbiamo citare quella dell‘Arsenal nel campionato 1988-89. Una rimonta storica sul Liverpool, con il gol “scudetto” segnato ad un minuto dalla fine e che vale un titolo che mancava in casa Gunners da ben 18 anni. Non solo, ma con il destino che ha relegato all’ultima giornata Liverpool – Arsenal, per una sorta di spareggio in cui i reds avevano il fattore Anfield dalla loro, oltre a ben due risultati e mezzo. Insomma impresa titanica.

Non a caso qualche anno dopo, ecco il film “Febbre a 90” che celebra in qualche modo il trionfo dei londinesi, nella mitica First Division, mettendo fine al predominio del Liverpool e della città di Liverpool, con l’Everton campione appena due prima.

Ma quella gara è intrisa di tutto: di emozioni, gioie, lacrime, paure, sogni e all’ombra di 96 morti. La strage di Hillsborough è ancora fresca, 15 aprile e sono passate appena 5 settimane. Per il Liverpool sarà la beffa sportiva, dopo il danno immenso di morte e distruzione di Sheffield.

Uno spareggio senza appello

E proprio la strage di Sheffield, impone uno slittamento di Liverpool – Arsenal che dai primi di maggio scivola a fine mese. Si gioca in un clima irreale, dove lo sportivo prova a mettere da parte il dolore, fra ansie e paure. I Gunners ci arrivano sicuramente in condizioni migliori a questa sorta di spareggio, almeno nel morale e nello spirito. Non hanno nulla da perdere e solo da guadagnare. Vero che i tre punti di distacco impongono un successo, così come la differenza reti obbliga i londinesi a vincere con almeno due reti di scarto. Ma nell’aria si sente il profumo dell’impresa.

In fondo fino a quando la matematica da ragione, perché non provarci. L’Arsenal di George Graham è una squadra folle. Basti pensare che a dicembre era prima con 15 punti di vantaggio sui reds. Poi anno nuovo e vita vecchia per i Gunners che mettono assieme 10 sconfitte in 20 partite. Vantaggio azzerato e sorpasso del Liverpool a tre giornate dalla fine. I reds dal 2 gennaio hanno ritrovato Bruce Grobbelaar a guardia dei pali e cambiano passano: 21 vittorie in 24 match nel nuovo anno, 60 gol fatti e appena 15 subiti.

Il Liverpool è tornato quella macchina da guerra che tutti conoscono e da questo ruolino di marcia si capisce come abbia fatto a vincere 11 degli ultimi 18 campionati inglesi, senza considerare coppe nazionali e Coppe Campioni. L’Arsenal a modo suo, con il crollo da gennaio, sembra invece spiegare perché da 18 anni non torna sul trono calcistico d’Inghilterra. Ma c’è appunto di mezzo la morte di 96 tifosi del Liverpool il 15 aprile. Una tragedia che getta nello sconforto un ambiente intero e che peserà sulla testa dei giocatori.

Quella volpe di Graham

Liverpool – Arsenal è una sorta di spareggio quindi, ma i padroni di casa, oltre a contare sull’apporto di Anfield Road, possono contare anche sulla vittoria, sul pareggio e anche sulla sconfitta per 1-0, pur di mettere le mani sul titolo. Ti aspetti un’Arsenal che spinge dal primo secondo per cercare quella disperata remuntada e invece George Graham si conferma un finissimo stratega. Schiera la squadra con il classico 5-4-1, quasi come se dovesse difendersi e poi ordina ai suoi cosa fare:

Tutti si aspettano che giocheremo all’attacco fin dal primo minuto. Ma ricordatevi che loro hanno molto più da perdere di noi. Hanno da perdere un titolo di campione. Lasciamoli sfogare, lasciamoli credere di aver paura e vedrete che nella ripresa il titolo ce lo prendiamo noi“.

George Graham

E succederà proprio questo. Il Liverpool non attacca più di tanto, in fondo il pareggio va più che bene. Volano calci, come sempre a quelle latitudini e alla fine dei primi 45 minuti, qualcuno ad Anfield inizia già a festeggiare. Ma le brutte sorprese per i campioni in carica sono dietro l’angolo.

Capolavoro Gunners

Nella ripresa succede quello che ormai in pochi credono. Dopo sei giri di lancette, un calcio di punizione a favore dell’Arsenal è pennellato a centro dell’area e il bomber ospite Alan Smith si conferma capocannoniere del campionato, insaccando da posizione invitante. 23° gol in First Division e di fatto è quello più pesante. Il Liverpool protesta per un presunto fallo a centro area, ma il direttore di gara dopo un consulto con il suo assistente convalida. 1-0 Arsenal: c’è ancora vita, c’è ancora speranza.

Il Liverpool indietreggia pericolosamente, barcolla e sembra il lontano parente di quella squadra schiaccia sassi ammirata fino a poche settimane prima. I Gunners a quel punto ci credono e con forza attaccano. Mancano circa 25 secondi alla fine, quando succede l’imponderabile ad Anfiel Road. Lancio di Dixon, Smith raccoglie e imbuca per Michael Thomas, il quale sfrutta un posizionamento della linea difensiva avversaria a dir poco da film horror e giunto in area batte a rete.

E’ l’apoteosi per i tifosi londinesi assiepati dietro alla porta del Liverpool. Raddoppio che vuol dire titolo. Raddoppio che vuol dire entrare di forza nella leggenda del calcio inglese e non solo. L’Arsenal ha compiuto uno dei più grandi miracoli sportivi in una singola partita. I restanti secondi da giocare sono una sorta di conto alla rovescia verso quella vittoria del campionato che manca da 18 lunghissimi anni, mentre Anfield osserva ammutolito svanire il secondo titolo di fila, il 18° della storia dei reds.

Il triplice fischio fa scattare la festa nel Nord di Londra e ovunque ci siano tifosi dell’Arsenal sparsi nel territorio britannico. Il Liverpool è battuto e i Gunners sono campioni per la nona volta nella loro storia. Il più incredibile dei finali si è consumato. Il resto è storia che abbiamo apprezzato prima sulle pagine di un libro e poi al cinema. Un epilogo semplicemente pazzesco.