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Iniziamo dal principio. Che cosa è la Coppa delle Coppe? Originariamente nominata UEFA Cup Winners’ Cup, nasce negli anni Sessanta per spegnersi al tramonto degli anni Duemila. È la Lazio l’ultima squadra ad aggiudicarsi questo storico trofeo.

Prima di vedere il cammino dei biancocelesti, è bene però fermarsi un momento a riflettere sulla struttura della competizione. La dizione inglese, in questo senso, può aiutarci a vedere con più chiarezza. Cup Winners’ Cup, letteralmente «la coppa dei vincitori della coppa». Chi si aggiudica la coppa nazionale del proprio paese partecipa – ovviamente secondo una selezione che tenga conto del ranking, dell’importanza del proprio campionato di appartenenza, etc. – alla fase finale del torneo, composta di soli scontri diretti.

Partenza col brivido

17 settembre. La Lazio affronta in casa il Losanna. La coreografia della Nord è semplicemente magnifica. La maglia dei biancocelesti è, per l’occasione, gialla e nera, la stessa che sarà indossata nove partite dopo contro il Mallorca di Hector Cuper. Rimaniamo alla partita col Losanna. L’espulsione di Stankovic dopo due minuti e il calcio di rigore assegnato alla squadra svizzera per «parata» del serbo sulla linea di porta sembrano il preludio di un’esclusione anticipata per i biancocelesti, tra i favoriti alla vittoria finale. Marchegiani, però, è l’eroe della serata. Un suo intervento salva la Lazio, prima che Nedved la porti in vantaggio. Salas riceve il pallone sulla sinistra, dà un’occhiata in mezzo e pennella di mancino un cross a dir poco succulento per l’accorrente ala ceca: stacco di testa e rete. Il gol di Douglas nella ripresa spiazza tutti, Marchegiani sorpreso, che rimane immobile al centro della propria porta. Ancora Douglas impensierisce la difesa la laziale, e questa volta Marchegiani è miracoloso col piede sinistro. Finisce così 1-1 l’andata del primo turno di Coppa delle Coppe.

Sotto il diluvio di Losanna, la Lazio di Eriksson dà prova di tutta la propria forza, nonostante le assenze forzate di due fuoriclasse come Nesta e Vieri, entrambi infortunati. La Lazio non ha vita facile neanche al ritorno, comunque. Le reti di Salas e Conceiçao dicono due reti per i biancocelesti, ma la partita non finisce 0-2, bensì 2-2. Il gol del vantaggio porta la firma del cileno, ma la palla di Mancini, di destro, è un’opera d’arte. Altra rete di testa, sembra quasi la fotocopia del gol dell’andata di Nedved. Ma il Losanna, ancora con Douglas, ha la forza di rimettere in piedi la qualificazione. La Lazio soffre terribilmente e la pioggia si fa sentire battente, in tutta la sua potenza. Il Losanna però non ha ancora fatto i conti con Roberto Mancini il quale, ricevuto un pallone sventagliato da Mihajlovic, sempre di destro lo appoggia per l’accorrente Conceiçao: botta secca di sinistro e rete. 1-2 Lazio. Marchegiani compie un miracolo ancora su Douglas, la Lazio sfiora il 3-1 col Mancio, di tacco, prima che all’85’ Rehn faccia 2-2. La Lazio passa il turno, col brivido.

Impresa a Belgrado

Il 22 ottobre si gioca Lazio-Partizan, gara di andata degli ottavi di finale della Coppa delle Coppe. La Lazio domina ma non riesce ad imporsi. Al 75’ l’episodio degno di menzione: Nedved pesca con un filtrante d’oro il taglio dalla destra al centro del campo di Roberto Mancini. Il Mancio vede il portiere fuori dai pali e prova a beffarlo con il “lob”. La traversa e la linea di porta strozzano in gola l’urlo dei 25.000 dell’Olimpico. Giocata da fuoriclasse. Solo la sfortuna si frappone tra Mancini e la gloria. La Lazio avrà un altro paio di occasioni: finisce 0-0.

Il ritorno è un inferno, almeno sulla carta. 40.000 spettatori accolgono la Lazio di Eriksson. Il Partizan, col risultato dell’andata, e con la fortuna che ha avuto, sa di poter fare l’impresa. E infatti va in vantaggio quasi subito con Krstajic. La Lazio, che già stenta in campionato e che qualche giorno prima ha ricevuto le critiche del suo Patron Sergio Cragnotti, si ritrova a dover scalare una montagna. Il terreno versa in condizioni pietose, la Lazio rischia il tracollo dopo pochi minuti, ma reagisce e trova con Salas, che si conquista e realizza un calcio di rigore pesantissimo, la forza di rialzarsi. Prima al 43’, poi al 75’. In mezzo c’è spazio anche per il 2-1 di Dejan Stankovic il quale, gioiello della Stella Rossa, gioca questa partita con aria di derby. Dopo il suo gol, porta la mano sinistra all’orecchio, come a voler sentire tutto l’odio dei nemici sulla propria pelle, dura come l’acciaio. Inutile la rete di Iliev al minuto 85.

Dritti alla finale

I quarti di finale riservano un’altra sfida a dir poco mordace alla formazione di Eriksson, impegnata ad Atene sul campo del Panionios. L’allenatore è quel Ronny Whelan che nel lontano 1984 fermò la Roma di Liedholm ad un passo dalla prima storica Coppa dei Campioni dei giallorossi. Once Lazio, always Lazio, verrebbe da dire: anche perché la Lazio ad Atene vince 0-4. Dopo aver ricevuto dai tifosi laziali una targa di ringraziamento a 15 anni di distanza, Whelan è costretto a vedere la sua squadra perire sotto i colpi della brutale forza dei biancocelesti. La sblocca Stankovic sugli sviluppi di un corner dopo 3’. L’autogol di Gazis poco dopo, su grande giocata di Salas, spiana la strada alla Lazio. Replicherà Stankovic al 60’. Chiuderà Nedved due minuti dopo, al 62’.

Il ritorno va ricordato come il canto del cigno di Ivan De La Pena, almeno con la maglia della Lazio. Il piccolo Buddha, come era soprannominato dai tifosi biancocelesti, scende finalmente in campo dopo i primi mesi fermo ai box. È proprio dal suo piede che al 69’ Nedved fa finire il pallone sotto le gambe del portiere avversario: 1-0 Lazio. Al 76’ raddoppio Lazio. Gran lancio di Lombardo per l’accorrente Stankovic che, in stato di grazia, trova la sua quarta rete consecutiva nella competizione: 2-0 e 6-0 totale. All’80’ c’è spazio anche per il 3-0, proprio con De La Pena, che apre l’azione e la chiude su assist mancino di Pavel Nedved, che così gli restituisce il favore. I tifosi della Lazio accolgono De La Pena come un re, e lui risponde come un imperatore. Purtroppo per entrambi, il prosieguo di questa storia d’amore non avrà un lieto fine.

La semifinale si gioca a distanza di mesi dall’ultimo turno, ed è contro la Lokomotiv di Mosca. Siamo ad aprile, la Lazio è ancora impegnata in campionato – che butterà proprio sul più bello. Scampato il rischio di affrontare il Chelsea, i biancocelesti si trovano tra le mani un’occasione davvero molto ghiotta di accedere alla finale. L’incontro d’andata, dunque, finisce 1-1. Alla rete di Dzhanashia al 61’ risponde quella di Boksic 16’ più tardi, con una puntata degna del calcetto del giovedì sera. E infatti è giovedì.

Il ritorno (22 aprile 1999) avviene sotto il segno dell’amarezza per i biancocelesti. Due sconfitte contro Roma e Juventus hanno terribilmente complicato il piano Scudetto, ma una vittoria in questa semifinale di ritorno significherebbe accedere alla seconda finale europea consecutiva, dopo quella dell’anno precedente in Coppa UEFA, persa per 3-0 contro l’Inter del Fenomeno Ronaldo. La Lazio crea, non gioca il grande calcio che, con certi nomi, dovrebbe e potrebbe giocare, ma poco importa. 0-0, ed è finale.

L’ultima finale: Lazio nella storia

Stadio Villa Park di Birmingham, 19 maggio 1999. 33.000 i paganti, di cui 10.000 tifosi della Lazio. 20.45. Capitan Nesta guida la formazione biancoceleste in divisa rigorosamente giallo-nera. È una maglia splendida, ma quella sera diventerà memorabile. Il Maiorca è una squadra ordinata, senza dubbio inferiore alla Lazio sotto il profilo della qualità, ma è ben allenata da Cuper, l’allenatore maledetto, il perdente più bravo di ogni tempo, che quella notte conferma una nomea destinata a segnarlo in eterno e che si ripeterà prima con il suo Valencia e poi con l’Inter del 5 Maggio.

Sette minuti scoccano quando da un lancio lungo una sessantina di metri, per merito di Pancaro, Bobo Vieri, il grande assente a inizio competizione, sovrasta il proprio avversario di testa, incocciando il pallone come un Bronzo di Riace alla luce del sole calabrese. Rete sotto la propria curva, che esplode di gioia. La Lazio è già in vantaggio, niente da fare per Roa. 1-0.

La Lazio è in vantaggio, dunque, ma il clamore dell’emozione supera il raziocinio dei minuti appena successivi. La squadra di Eriksson si fa trovare scoperta sul fianco sinistro del campo, Soler inizia l’azione, Dani la conclude. È il 10’. Sono passati appena 3’ dal gol di Vieri, che la partita è già tornata in parità. Tutto da rifare, dunque. Una marea rossa inghiotte Dani nella sua esultanza a braccia aperte, il Maiorca ha risposto eccome al primo affondo laziale. Ma la Lazio si è fatta trovare a dir poco sorniona.

Vieri è costretto a lasciare il campo, scazzottato – più o meno involontariamente – dal portiere avversario Roa, che lo stende con un colpo da k.o. degno dei migliori circuiti pugilistici al mondo. Bobo vorrebbe pure provare a rimanere in campo, ma la botta è forte, il sangue è troppo. Troppo per tutti, ma non per Vieri. Sarà proprio il bisonte biancoceleste a crearsi le più ghiotte palle gol dopo il pareggio dei rossi, almeno fino al minuto 81’. Tutto sembra tacere, tutto sembra sussurrare i tempi supplementari, già aleggia lo spettro dei calci di rigore. Una maledizione, questo sembrano le coppe europee, per la Lazio.

Anche il Maiorca crea, e parecchio. Ma è ancora la Lazio a rispondere, con Sinisa dalla distanza, con Nesta a salvare e poi a riproporsi in area avversaria, con Salas a infastidire, con Vieri a lottare su ogni singolo pallone. Il tiro di Vieri viene rimpallato dalla difesa del Maiorca, prima di capitare al limite sui piedi di Nedved. Mezza altezza, è un tiro difficile già da eseguire, figurarsi a metterlo nel sacco. Ma Nedved si supera. Il suo destro è una fucilata che si infila alla sinistra (in basso) della porta difesa da Roa. È un gol incredibile, è una gioia indescrivibile.

La Lazio è ancora in vantaggio al Villa Park. Guido De Angelis esclama: «è la nostra notte!». L’esultanza di quel gruppo al triplice fischio dell’arbitro austriaco Benko è quanto di più significativo possa accadere in quel momento: a parti invertite, chissà come avrebbero esultato i giocatori del Maiorca. Quelli della Lazio si abbracciano, ma con calma. I volti non sono commossi, ma sereni. Non è un’impresa, è un dovere portato a termine nel migliore dei modi.

Quella squadra dovrà vincere ancora, in effetti, ed essere persino più forte nell’Undici di quella notte magica e storica. «Sei proprio forte, Lazio!», titola Gazzetta. «Forza Lazio», si lascia sfuggire il The Birmingham Post. Ma sentitevi i commenti di presidente e allenatore, per capire fino in fondo di che razza di squadra stiamo parlando. Parola a Cragnotti: «è la coppa della credibilità». Parola a Eriksson: «è tutto molto bello, è la prima coppa [europea] della Lazio, sono felice!».

In agosto, la Lazio vincerà anche la Supercoppa europea contro lo United, prima di vincere Coppa Italia e Scudetto l’anno dopo. Ma questa è un’altra storia.