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Milan e Napoli super, le risposte dell’Inter, i problemi della Juve, tanti gol e un campionato tra i più avvincenti degli ultimi anni. L’11ª giornata di Serie A però si porta dietro anche nuovi dibattiti – sempre più accesi – legati alle decisioni arbitrali.

Episodi discussi, polemiche e un uso del VAR che contribuisce ad accentuare i dubbi. Perplessità e confusione che aumentano soprattutto se episodi simili vengono giudicati diversamente a distanza di pochi giorni. Domenica sera Roma-Milan ha evidenziato uno smarrimento che cresce con il passare delle giornate e che inevitabilmente finisce per condizionare partite e animi dei protagonisti. 

Non c’è serenità nel giudicare il singolo caso, azioni analoghe vengono valutate in maniera completamente diversa: nessuna uniformità di giudizio e caos che aumenta con la mancanza di un confronto costruttivo con chi è chiamato a prendere le decisioni. L’impossibilità di comunicare in prima persona con l’arbitro non permette di capire come vanno interpretate le situazioni e dunque il susseguirsi di errori non fa che amplificare la confusione.

Se Dumfries su Alex Sandro è rigore (confermato anche dai vertici Aia che lo fosse), Kjaer su Pellegrini lo è altrettanto. Tanto per fare un esempio recente. Cambiare metro a distanza di 7 giorni non aiuta il calcio, nè gli arbitri, nè i tifosi. 

Il VAR avrebbe dovuto aiutare i direttori di gara nelle circostanze più complicate, ma da strumento potenzialmente risolutore ed efficace si sta trasformando in una aggravante che spesso finisce per sottolineare sviste e malintesi.

Gli arbitri sono ormai al centro delle gare, scatenano discussioni perché sembrano i primi a non capire come muoversi. Chiusi nel loro silenzio poi, non permettono a chi osserva (in campo o fuori) di seguire i loro ragionamenti o di giustificare i loro errori. 

Senza confronto non c’è soluzione, la barriera che li divide da tutti lascia giocatori, società e tifosi senza risposte. Così, giornata dopo giornata, il calcio giocato diventa parlato ma senza una controparte capace di argomentare il proprio punto di vista. Cresce il numero dei rigori assegnati in Serie A (la media per gara è superiore a quelle dei maggiori campionati europei) e la tecnologia non è più sinonimo di chiarezza ma un equivoco.

Da dove ripartire? Servirebbero linee guida definite, comprensibili e seguite da tutti. Solo in questo modo si può allontanare il rischio sempre più concreto di sprofondare nel caos più totale. La speranza è che questo campionato, equilibrato e divertente come pochi altri, non venga rovinato da un sistema che ha la necessità di tracciare una linea e di ripartire.

Con più sicurezze, con maggiore chiarezza. E magari con una inevitabile disponibilità al confronto. Per amore dello sport piu bello del mondo.