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Il mondo dei boardgame è davvero molto vasto. Non solo quando si parla di giochi in scatola (Monopoli, Trivial Pursuit, Coloni di Katan e via dicendo) dove la scelta è quasi infinita, ma anche quando l’attenzione è rivolta a quelli da tavoliere.

In questa categoria troviamo giochi con una storia antichissima, come gli Scacchi, la Dama, il Go o il Backgammon. Ne esistono però anche di più “giovani”, capaci di combinare strategia e divertimento. Qui ve ne proponiamo due, molto vicini per età.

Immagine credits Getty Images

OTHELLO

Othello è un gioco brevettato nel 1971 dall’inventore di giochi giapponese Gorō Hasegawa. Non possiamo però dire che l’idea sia del tutto originale. Othello ha infatti un predecessore di quasi 100 anni più vecchio. Si chiama Reversi ed è stato concepito da Lewis Waterman nel 1880.

La differenza tra i due giochi risiede solo nella disposizione iniziale. In Reversi si comincia con la tavola senza pedine; Othello invece prevede quattro pedine, due bianche e due nere, disposte al centro in modo da formare una X. Un’immagine rende tutto più facile da capire:

La posizione iniziale per giocare a Othello

Le regole sono piuttosto semplici. Oltre alla scacchiera (rigorosamente verde nel brevetto Othello), il gioco comprende 64 pedine bicolore, simili ai biscotti Ringo: un lato è bianco, l’altro è nero. In mezzo niente crema, al massimo un magnete nel caso si giochi su una othelliera in metallo (una soluzione molto diffusa sul mercato).

I giocatori si alternano posizionando una pedina alla volta sulla scacchiera. Inizia il giocatore che usa le pedine Nere. Affinché una mossa sia legale, la pedina che viene posizionata deve catturare una o più pedine dell’avversario. Una volta catturata, la pedina cambia colore (cioè viene girata).

“Catturare” significa che le pedine altrui vengono comprese all’interno di due estremi di colore diverso. Questo può accadere in senso orizzontale, verticale e anche diagonale. Facciamo un esempio usando l’immagine iniziale: se il giocatore che usa le pedine Nere ne piazza una in F5, la Bianca in E5 viene girata e diventa Nera.

E’ possibile anche ottenere una doppia cattura posizionando una singola pedina, nel caso in cui questa completi una riga in orizzontale e una in verticale oppure in diagonale. In altre parole, si possono catturare pedine in più direzioni.

Quando invece non è possibile catturare alcuna pedina, la mossa non può essere effettuata e il giocatore perde il turno. Non è possibile passare il turno se esiste almeno una mossa valida.

Se nessuno dei giocatori può fare una mossa valida o quando l’othelliera è piena, la partita finisce: si contano le pedine e si assegna la vittoria a chi ne ha il maggior numero.

Una posizione di Othello (credits Getty Images)

Fino a qua è tutto facile, vero? Iniziando a giocarci si capisce però che Othello/Reversi sono giochi per nulla banali. Richiedono strategia, capacità di pianificazione, conoscenza delle posizioni chiave sulla scacchiera mano a mano che la partita procede. E serve anche attenzione, perché l’effetto “optical” della pedine bicolore è un tantino ipnotizzante!

Con un po’ di esperienza capirete che la strategia più ovvia, cioè cercare di intrappolare subito tutto quello che è libero sulla scacchiera, è perdente. I colpi più importanti si fanno nella fasi avanzate, quando l’azione sull’othelliera comincia ad allagarsi. Provare per credere.

Dobbiamo ammettere che, a livello di strategie, Othello oggi è un gioco quasi completamente risolto dall’Intelligenza Artificiale. La partita tra umani rimane però ancora interessante!

Concludiamo con qualche di curiosità. Hasegawa ha immaginato il gioco quando ancora andava scuola e giocava con i tappi delle bottiglie di latte. Poi ha scoperto che esisteva già Reversi e solo allora ha apportato la sua modifica. Per fare il play-testing, all’inizio ha usato le pedine bianche e nere del Go.

Il gioco è stato invece ribattezzato dal padre, Shirō Hasegawa, che si è ispirato all’omonima tragedia shakesperiana. Non ne sappiamo la ragione.

Esistono federazioni di Othello in molte parti del mondo e dal 1977 si giocano anche i campionati del mondo. La Federazione Italiana organizza il campionato italiano e stila l’albo d’oro del Gran Maestro.

Scacchiera di Abalone (credits leregoledelgioco.it)

ABALONE

Premettiamo che non stiamo parlando di una conchiglia. Se infatti fate una ricerca su Google utilizzando la parola “abalone” vi compare un mollusco piuttosto pregiato dal punto di vista alimentare.

Ci riferiamo invece a un gioco “di spinte” inventato dai francesi Michel Lalet e Laurent Lévi nel 1987.

Per una partita ad Abalone servono due persone che muovono su una “scacchiera” esagonale 14 biglie di vetro ognuna. Le biglie devono essere di due colori diversi (solitamente bianco vs nero) e le caselle non sono piane ma concave, altrimenti il posizionamento/spostamento delle biglie sarebbe impossible.

I due giocatori si alternano nello spostare 1, 2 o massimo 3 biglie in qualsiasi direzione. Quando la mossa riguarda più di una biglia, è necessario che siano tutte adiacenti e allineate: la spinta si effettua con il dito su quella più arretrata per far avanzare tutta la fila.

Ecco alcuni esempi di mosse:

Credits Wikipedia

Ma la spinta più importante si chiama sumito (da Sumo, forse) e si verifica quando con le biglie di giocatore spingono quelle altrui. Questa mossa è possibile solo quando c’è la superiorità numerica di chi spinge: una fila di 3 biglie può spingerne una composta da due. Quando il numero di biglie è lo stesso (1 contro 1, 2 contro 2 e 3 contro 3) si ha invece il pac.

Lo scopo del gioco è quello di spingere fuori dal tavoliere sei biglie avversarie.

Insomma, un po’ rugby, un po’ Sumo, un po’ dama, tutto in punta di dito. Ma soprattutto Abalone è un gioco originale e molto tattico.

Non è un caso che abbia vinto il premio As d’Or al Festival dei Giochi di Cannes nel 1989 e sia stato incluso nella selezione per il Premio Gioco dell’Anno 1990.

Oggi si trovano varie edizioni di Abalone. La più venduta in Italia è forse quella dell’editore Asmodee (€33 su Amazon), ma ce ne sono alcune di molto belle realizzate in legno, come quella che trovate qui sotto:

Immagine credits Etsy

Stavamo dimenticando l’origine del nome. Qualcuno ritiene davvero che sia collegato al mollusco.

In realtà è più probabile che derivi dalla contrazione tra il suffisso latino “ab”, che indica “allontanamento/distacco” e la parola inglese “alone”, cioè “solo”. Il significato sarebbe dunque quello di “mai (rimanere) da solo”: un buon consiglio strategico!

Immagine di testa: tavola di Othello (credits filomagazine.it)