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Salire sul podio è una bel traguardo. Ma quando è l’oro – o meglio il braccialetto – più importante nella storia del poker che ti sfugge per ben due volte, allora l’esperienza può diventare snervante.

E’ quello che è successo a John Bonetti nelle edizioni 1993 e 1996 del Main Event WSOP. Sia chiaro che non stiamo parlando di una “meteora” del poker, anche se il gioco di quel periodo difficilmente può essere paragonato a quello tecnologico e di massa che conosciamo oggi.

Al contrario, Bonetti è uno che ha vinto tantissimo. Eppure il suo nome è rimasto un po’ nell’ombra: vuoi che sia proprio a causa di quei due braccialetti solo sfiorati?

John Bonetti (credits WSOP/Wikipedia)

Nato a New York nel 1928, Bonetti a 54 anni decide di dedicarsi in maniera professionale al poker. Siamo all’inizio degli anni Ottanta del XX secolo e il poker da torneo sta carburando sempre di più. Ogni anno che passa ci sono sempre più persone che partecipano alle World Series Of Poker.

Bonetti è uno di questi. Nel 1987 mette a segno il suo primo ITM a Las Vegas chiudendo 23° su 152 iscritti nel ME WSOP. Quella è l’edizione della prima vittoria di Johnny Chan. Due anni dopo si migliora con un 16° posto sempre nello stesso torneo.

Nel 1990 arriva il primo braccialetto, con il $5.000 Deuce to Seven Draw, e anche il primo final table del Main Event. Termina 8° subito dopo l’uscita di Stu Ungar il quale – impossibile non ricordarlo – era finito in ospedale qualche ora prima a causa di un’overdose di droga.

Da lì in avanti arrivano un secondo posto nel $5.000 Pot Limit Omaha del 1991, un terzo nel $1.500 Seven Card Stud Split del 1992 e altri due itm WSOP, uno è il 12° posto nel ME Event 1992.

All’inizio della stagione 1993 John Bonetti è già un top player riconosciuto. Ha accumulato 40 in the money che valgono più o meno una milionata di dollari. E non ha intenzione di fermarsi, nemmeno alle imminenti WSOP.

In effetti il debutto è ottimo perché si piazza 3° nel $2.500 Limit Hold’em e poi vince il secondo titolo, aggiudicandosi l’evento Hold’em Pot Limit da 1.500 dollari di buy-in. Con questa striscia positiva si presenta al Main Event, in compagnia di altri 219 giocatori. Dopo 4 giornate è al tavolo finale e a 6 left prende il comando delle operazioni. Ancora qualche eliminazione e Bonetti si trova nella volata a tre per il titolo.

Uno dei suoi avversari è Glenn Cozen. Personaggio strano, Cozen si presenta al tavolo finale con una giacca a vento viola per essere in tinta con i cappellini dei suoi sostenitori, dove è scritto Cozen’s Army. Il suo gioco, però, è molto meno stravagante. Da buon “nitty”, cioè molto chiuso, conservativo, Cozen gioca pochissime mani. Il problema è che i bui sono già molto alti quando si arriva alla mano che decide il torneo.

Cozen ha infatti solo 95mila chips, appena 10 big bling. Al comando c’è Jim Bechtel che ha da poco superato John Bonetti nella chiplead: 1,15 milioni di Bechtel, 935k per Bonetti. E’ lui che apre a 30.000 con una coppia di 6. Bonetti risponde limitandosi al call con A♦K♥: un’azione che oggi sarebbe considerata troppo prudente, ma in quel periodo “Big Slick” era a volte giocato con la speranza di “pescare” la top pair al flop.

La decisione più astrusa è però quella di Cozen che, dopo averci pensato un paio di minuti, investe un terzo del suo stack per chiamare con una coppia di 5 anziché andare all-in o (meglio) foldare. Scende il flop: K♠6♠4♦. Doppio check e Bechtel punta 85k. Bonetti ha già deciso di giocare in check-raise e rilancia fino a 180k con la top pair. Cozen molla il colpo mentre Bechtel prova a intrappolare Bonetti con il set floppato.

Al turn arriva un J♠. John Bonetti pensa di essere ancora in vantaggio e mette tutto. Il suo avversario non deve fare altro che snap-callare e aggiudicarsi il piatto dopo un ininfluente river. Bonetti è out al terzo posto, mentre Bechtel chiude rapidamente il conto con il supershort Cozen e vince il Main Event WSOP 1993.

Ironia della sorte, la giocata di Bonetti ha favorito il giocatore con meno chips e con meno talento per il poker.

Jim Bechtel con il braccialetto vinto alle WSOP 2019, il secondo della sua carriera (credits PokerNews9

Bonetti avrà un’altra chance per rifarsi. Ci vorranno tre anni, durante i quali il professionista newyorkese si infila al polso il terzo braccialetto, quello del $5.000 No Limit Deuce to Seven Draw edizione 1995, e chiude secondo nel $5.000 Limit Hold’em nel 1996.

Due giorni dopo quest’ultimo risultato partecipa al Main Event che registra 295 giocatori. E di nuovo Bonetti raggiunge la fase a 3, dopo che Huck Seed ha eliminato il favorito Men ‘The Master’ Nguyen. Questa volta, però, l’italo-americano è vittima dell’immagine super aggressiva di Seed. Bonetti va all-in con 3-3 sull’apertura del suo avversario, ma Seed è equipaggiato per chiamare con una coppia di Jack. I “ganci” reggono e mandano Seed all’heads-up (poi vinto) contro Bruce Van Horn.

Per Bonetti è il secondo bronzo al Main Event WSOP, un altro piazzamento di grande valore che lascia però un vuoto nella carriera del professionista. Una carriera che comunque conta 195 in the money realizzati fino al 2006 e 4,1 milioni incassati. Nel suo palmares spiccano i tre braccialetti WSOP, un titolo WPT, 32 itm alle WSOP dei quali 18 sono final table.

John Bonetti si è spento il 2 giugno 2008 a Houston.

Immagine di testa credits WSOP/PokerNews