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Nomen omen, un nome un destino (o un presagio), dicevano gli antichi romani. Nel mondo del poker ci sono due esempi che ben si adattano a questa espressione latina.

Uno è incarnato da Chris Moneymaker. La traduzione del suo cognome è letteralmente “creatore di soldi”: il giocatore americano nel 2003 ha trasformato un satellite da 39 dollari in 2,5 milioni vincendo il Main Event WSOP 2003.

L’altro è Jamie Gold. Gold come “oro”, per il detentore della più alta vincita mai realizzata al ME delle World Series Of Poker: 12 milioni di dollari!

Moneymaker e Gold, oltre al fatto di condividere un cognome “prezioso”, sono stati protagonisti di due imprese memorabili nella storia del poker. Ma c’è una differenza sostanziale. Se Moneymaker, pur non essendo più riuscito a ripetere un’impresa paragonabile a quella del 2003, è rimasto un buon professionista di poker, Gold non solo si è quasi eclissato dal panorama pokeristico ma – a quel che si dice – ha quasi completamente sperperato l’enorme vincita.

Osservando il dato offerto da TheHendonMob.com ci si rende conto del suo percorso di giocatore: 12,5 milioni di dollari all’attivo, cioè solo 500.000 vinti in 14 anni di tornei, se si esclude il Main Event WSOP. Dopo quell’exploit, il suo miglior risultato è un secondo posto da 140.000 dollari in un torneo del circuito WSOP disputato a Los Angeles. Non proprio il curriculum di un pro, quanto piuttosto quello di una meteora dorata.

Jamie Gold (credits PokerNews)
Jamie Gold (credits PokerNews)

A voler essere maligni, una spiegazione sulla profezia non del tutto azzeccata ci potrebbe essere: il suo vero cognome è Usher, cambiato in Gold dal tribunale dopo le seconde nozze della madre con dottor Robert Gold. La verità è che Jamie Gold è un giocatore non particolarmente dotato dal punto di vista tecnico, ma estremamente capace di sfruttare le momentanee debolezze psicologiche degli avversari. La vittoria nel Main Event WSOP del 2006 è proprio il frutto del suo talento per la guerra psicologica che gli ha permesso di manipolare gli avversari, dopo averli fiaccati con un continuo (e a volte fastidioso) “show” al tavolo. Il tutto condito anche da una buona dose di fortuna, come potrebbe confermare il professionista Allen Cunningham.

Ma torniamo a quell’anno, il 2006. Sull’onda dei successi di Chris Moneymaker prima e di Greg Raymer poi, il Main Event WSOP raggiunge un picco di iscritti tutt’ora imbattuto: 8.873. Grazie al suo poker estremo e alla sua capacità di indurre gli avversari in errore, Jamie Gold domina il torneo. Chiude il Day5 con più di 300 big blind nello stack, una cifra record, e arriva al final table da chipleader con più di 200: un vantaggio impressionante sugli altri player.

Ne elimina infatti 7 su 8, compreso quell’Allen Cunningham che, come lo stesso Gold ammetterà, è stato l’unico ad individuare le contromosse al suo gioco imprevedibile. Cunningham uscirà in coin flip, con 10♦10♣ vs K♦J♦ di Gold: un K♠ subito sul flop e poi nient’altro per un 4° posto pieno di rammarico per il forte pro ex Full Tilt.

Allen Cunningham (credits PokerNews)

L’ultimo ad arrendersi è Paul Wasicka e la mano finale è un esempio del modo di giocare di Jamie Gold: Wasicka apre con 10♠10♥ e Gold snap-calla con Q♠9♣. Il flop favorisce ancora il futuro campione: Q♣8♥5♥. Wasicka c-betta e Gold rilancia diretto in all-in. E poi mette in scena l’ennesima chiacchierata che confonde il suo avversario. Ad un certo punto gli dice: “Non hai la Q vero? Se l’avessi avresti già chiamato. Sono sicuro di essere avanti“, il che corrisponde a verità. E poi aggiunge “Non ho una mano fortissima ma sono convinto che vincerò“. E’ la perla che induce Wasicka a pensare che il suo avversario sia in draw e a decidere di chiamare. Il resto del board è ininfluente (A♦4♣) e Jamie Gold mette le mani sul Main Event più ricco di sempre.

Per chi volesse rivedere la fasi salienti di quel tavolo finale, commentate dallo stesso Gold, c’è questa interessante video-intervista:

Dopo quel risultato, però, la magia di Jamie Gold inizia a sgretolarsi. Le telecamere hanno rivelato il suo stile, il suo modo di intendere il poker e gli avversari si sono adeguati. Non solo, ma la stessa organizzazione delle WSOP decide di limitare l’uso di frasi ingannevoli durante l’azione: è la “Jamie Gold rule“, per la quale non si possono più dichiarare al tavolo le proprie carte attive e nemmeno quello foldate.

Gold perde di più di quanto non riesca a vincere. A questo si aggiunge il contenzioso con Bodog Poker, la pokeroom che ha sponsorizzato la sua partecipazione al ME in cambio di metà delle vincite. Un accordo che Gold non avrebbe – condizionale d’obbligo – mai rispettato. Il caso si chiude nel 2007 con un accordo in via stragiudiziale tra le parti, anche se la cifra ricevuta da Bodog non è mai stata resa nota. A buttare benzina sul fuoco del suo rapporto con il poker arriva anche l’insuccesso nella gestione della poker room Tropicana di Las Vegas.

Oggi Jamie Gold continua a giocare a poker, ma in maniera saltuaria. Si concede qualche evento delle WSOP, partecipa a tornei di beneficienza e poco altro. Per il resto, il suo tempo è occupato dal ruolo di businessman: è socio di una media company che produce film, animazioni, video game, giochi mobile, realtà virtuale e realtà aumentata.

Jamie Gold (credits PokerNews)

Questa scelta non è per nulla casuale e di fatto è un ritorno alle origini. Jamie Gold ha infatti una laurea in Spettacolo conseguita all’UCLA ed è entrato nel mondo lavoro come talent agent. Ma lo show business è stato anche “galeotto” anche per il suo passaggio al poker.

Siamo agli inizi degli anni Duemila. Durante la lavorazione di uno show televisivo Jamie Gold incontra i campioni del ME WSOP Johhny Chan e Chris Moneymaker che lo illuminano sul gioco. Chan, in particolare, inizia a dargli dei consigli riguardanti il poker e lo esorta ad avvicinarsi in maniera seria ai tornei. Gold lo ascolta, ma immaginare di vincere il ME WSOP più ricco di sempre è solo una chimera.

Oggi, a tanti anni di distanza dalla realizzazione di quel sogno e attraverso i successivi disastri, Jamie Gold ha forse completato l’altrettanto proverbiale “chiusura del cerchio”.

Foto di testa: Jamie Gold (credits PokerNews)