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La scala colore (o straight flush per gli anglofoni) è il secondo punto più alto realizzabile nel Texas Hold’em. Sono 5 carte in fila in ordine numerico (scala), tutte dello stesso seme (colore). Il top è rappresentato dalla scala reale (royal straight) che in sostanza è la scala colore di ordine più alto (Broadway) che si possa ottenere con 5 carte: A-K-Q-J-T tutti dello stesso seme.

Realizzare una scala colore è molto raro ma, quando capita, il piatto è assicurato. Eppure, non è detto che quel piatto sia adeguato all’importanza della mano. In altre parole, non è così semplice farsi pagare con una scala colore in mano perché il board è inevitabilmente molto connesso e quindi “scary” per l’avversario di turno, a meno che anche quest’ultimo abbia un punto alto.

Un paio di anni fa, Bill Klein si è trovato di fronte al dilemma della scala colore.

Bill Klein (a dx) credits PokerNews

A chi non conoscesse questo nome diciamo che Bill Klein è un ex-businessman statunitense con la passione per il poker. L’oggi 75enne si è ritirato dal lavoro una quindicina di anni fa, dopo che i medici gli avevano diagnosticato un cancro alla gola. Klein ha venduto la propria attività racimolando un gruzzolo consistente e si è trasferito a Laguna Hills, in California, per godersi un clima migliore. E anche per dedicarsi al poker.

Non stiamo parlando di un dilettante. Certo, ha le tasche capienti e può quindi permettersi tornei ad alto/altissimo buy-in, ma bisogna ammettere che con le carte ci sa fare. Finora ha totalizzato 65 ITM, comprensivi di tre tavoli finali WSOP. Il suo best result è proprio uno di questi: un secondo posto nell’edizione 2015 del famoso evento $111.111 High Roller for ONE DROP, alle spalle di Jonathan Duhamel, campione del mondo 2010. In quella occasione, Klein ha devoluto in beneficienza l’intero incasso, ben 2.465.522 dollari.

Venendo a tempi più recenti, il milionario americano si è seduto ai tavoli del $300.000 Super High Roller Bowl VI, organizzato da PokerGO all’ARIA Resort & Casino di Las Vegas. Ad un certo punto, ha incrociato carte e chips con due giganti del poker nonché specialisti di eventi High Roller: Alex Foxen (attuale n.21 della All Time Money List, vincitore di un braccialetto WSOP) e Justin Bonomo (n.2 ATML e 3 braccialetti WSOP). Vediamo cos’è successo.

Alex Foxen con la moglie Kirsten Bicknell e il braccialetto WSOP (credits PokerNews)

L’azione prende il via con l’apertura di Bill Klein (stack 700k) da cutoff. I bui sono 10k/15k bb ante 15k, e l’ex businessman punta 35k con in mano 10♠9♠. Alla sua sinistra, in posizione di Bottone, c’è Michael Addamo (920k) che si limita al call nonostante abbia [Ax]Q♦. Chiama anche Alex Foxen (1.445.000) da SB con J♥10♦, seguito da Justin Bonomo (1.355.000 chips) che occupa il Big Blind e ha 10♣6♣ in mano.

I 4 vedono scendere questo flop: 8♠9♥J♠. I bui fanno check. Klein, che ha straight flush draw (progetto a scala colore), ne approfitta per c-bettare 60k. Addamo lascia, Foxen e Bonomo invece chiamano.

Il turn porta un magico 7♠ che regala la scala colore per Klein ma, al tempo stesso, completa una scala “normale” sia per Foxen che per Bonomo. Con la possibilità di un colore a [s] chiuso, questi ultimi due vanno in check-call sulla bet 140k di Klein.

L’ultima carta è un 9♦ che bina il board. Arrivano altri due check, dopodiché Klein annuncia l’all-in da 465k. Foxen lascia senza troppe esitazioni, Bonomo invece chiama e vede arrivare le bad news una volta che Klein rivela la scala colore chiusa al turn.

Bravo il businessman nella gestione delle puntate, soprattutto con l’all-in finale che probabilmente ha ingannato Bonomo, ma anche fortunato, perché ha trovato per la sua scala colore ben due avversari attrezzati con punti alti. Alla fine dell’azione, il dubbio vero è un altro: avreste chiamato al posto di Bonomo?

Immagine di testa: Justin Bonomo (credits PokerNews)