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Cos’è uno streamer e soprattutto qual è il percorso per diventarlo? Secondo appuntamento con la storia di Paolo “Paolocannone” Marcucci. Il precedente è raggiungibile direttamente da qui.

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Tra il 2017 e il 2019, “Paolocannone” (ormai è questo il suo marchio di fabbrica) cresce come streamer. La community che ha iniziato a seguirlo si consolida e, di conseguenza, anche il valore economico delle sue performance. La pura passione iniziale è diventata a tutti gli effetti una professione. Nonostante ciò, Paolo Marcucci non si sente appagato. Nel suo animo cova ancora il desiderio di diventare un giocatore professionista di League of Legends. Da buon calabrese, decide di mettere tutta la determinazione possibile per realizzare “la combo” perfetta, ovvero essere uno streamer di successo e al tempo stesso un giocatore competitivo.

Insieme ad alcuni amici-streamer fonda i Moba Rog. L’esperienza comincia con il piede giusto, perché nel 2018 il team sorprende un po’ tutti, si classifica terzo ai PG Nationals dietro allo storico Team Forge e agli Outplayed. Ma la favola bella è destinata a durare poco. L’impegno combinato di streaming e allenamenti è enorme, quasi 12 ore di LoL 6 giorni su 7. Subentrano anche problemi interni (qualcuno lascia) ed esterni (il team non è ben visto dal mondo competitivo). Il risultato è un crollo di risultati che porta allo sfaldamento della squadra e a quello interiore di Paolocannone. Lo streamer entra in una profonda crisi personale: “Mi sentivo una nullità, non amavo più l’ambiente, anzi lo detestavo e, peggio ancora, non amavo la mia vita“. La crisi assume dei contorni inquietanti, quelli di un burn out lavorativo sfociato in depressione.

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Moba Rog (credits www.powned.it)

Lo streamer si rende conto di aver bisogno di supporto per uscire dal tunnel. Lo trova in alcuni testi, i cosiddetti libri di auto-aiuto (in particolare La trappola della felicità e Il metodo Ongaro) e soprattutto in uno psicologo. Nei tre mesi successivi, trascorsi lontano dal mondo degli eSports e dedicati alla psicoterapia, gli fanno ritrovare la luce. Il bisogno di eccellere, di performare che la nostra società ci mostra come un traguardo esistenziale, diventa un miraggio dal quale allontanarsi. Paolo Marcucci torna ai suoi punti fermi: gli affetti personali (in primis quello della fidanzata Giusi) e la community.

PARLA CON LORO

Dalla metà del 2019, il giovane streamer intraprende un nuovo percorso. Cambia anche organizzazione esportiva e location, approdando al team QLASH: “Treviso è stata una svolta importante nella mia vita: mi sono sentito apprezzato di nuovo e questo mi ha ridato fiducia. Non voglio dire che il percorso di guarigione sia tutto merito di QLASH, ma qui sicuramente ho trovato un ambiente più positivo“.

Ma c’è qualcosa in più anche a livello personale. Si chiama empatia. Il tunnel della depressione dal quale Paolocannone è appena uscito diventa un’occasione in più per comunicare, per capire meglio i problemi degli altri. “I giovani hanno un sacco di problemi. Me ne parlano in chat, durante lo streaming mi chiedono aiuto e mi trattano come un amico“. La community non è più soltanto un luogo per condividere la passione per LoL, ma è anche un punto d’incontro per scambiarsi cose importanti. “Il mondo super tecnologico, super digitalizzato è una trappola. L’ho provato sulla mia pelle. Pensiamo al cellulare: non riusciamo più a farne a meno. Oggi preferiamo andare in chat su whatsapp che aprire un buon libro. Le nostre vite sono intrappolate nel mondo della condivisione superficiale, dal quale dobbiamo uscire“.

Un compito difficile, questo, ma che riguarda tutti, soprattutto coloro hanno i mezzi per comunicare. “Quando sei in streaming ci sono responsabilità, sia per quanto riguarda il comportamento personale, sia per i contenuti di quello che dici. Chi afferma il contrario sbaglia, ma sa che è più conveniente perché ‘fare il fenomeno’ cattura l’attenzione. Succede anche a me, mi scappa la parolaccia, perdo un po’ il controllo ma so che è sbagliato perché così facendo condiziono negativamente gli altri“.

E’ questo il messaggio che oggi Paolo Marcucci cerca di diffondere durante le sue streammate dalla QLASH House di Treviso. E il futuro?

IL FUTURO

Paolocannone su certe cose ha le idee molto chiare. Ad esempio, sul fatto che in Italia gli eSports continueranno a crescere. “Abbiamo un ritardo di 5 anni sulla Spagna, un mercato esportivo che per certi aspetti assomiglia a quello italiano, nel nostro Paese il pubblico è ancora in crescita. Questo è un fattore chiave per il futuro: senza pubblico – cioè senza le community – non c’è eSport. Da noi il problema è che il mondo degli adulti, per dir così, fatica a capire quello dei videogame: c’è ancora un gap generazionale che solo il tempo permetterà di superare“.

Sul proprio futuro, invece, Paolo Marcucci è aperto, nonostante per ora lo streaming di LoL sia il suo punto saldo. “Il gioco adesso è solo per divertimento, lo streaming è il mio lavoro. Non sono un giocatore, ma una persona che si occupa di intrattenere gli altri. Nel frattempo, però, mi sto guardando attorno. Mi sto interessando alle criptovalute. O magari potrei dedicarmi al mental coaching o fare il manager dei player“.

Il futuro forse è un’ipotesi, ma di certo non è un alibi per Paolo Marcucci, anche perché la volontà di crescere come persona, e non solo come professionista, è diventato il denominatore della sua vita post crisi. E’ lui stesso a dircelo, in chiusura della lunga chiacchierata: “La mia priorità? imparare qualcosa tutti i giorni“.

 

Foto di testa: Paolo “Paolocannone” Marcucci (credits QLASH)

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