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Il processo di avvicinamento degli sport elettronici a quelli tradizionali è un capitolo aperto ormai da parecchio tempo e che ancora aspetta di trovare una soluzione ufficiale. Da un lato ci sono alcuni piccoli passi in avanti, come la recente apertura del CIO (Comitato Internazionale Olimpico) del CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) nei confronti degli eSports, ma non delle federazioni “di settore”; dall’altro rimane il fatto che, alle prossime Olimpiadi di Parigi, competizioni di videogiochi non ce ne saranno, neppure in forma dimostrativa ed è probabile che lo stesso “veto” si estenderà anche all’edizione 2028 dei Giochi Olimpici. A tutto questo va poi aggiunto lo scetticismo – per non dire la velata ostilità – dei publisher nei confronti dell’ingresso degli eSports nel mondo sportivo tradizionale: dopotutto i videogiochi competitivi sono di proprietà dei publisher che possono in qualunque momento modificarne le regole o creare problemi all’organizzazione di un evento qualora questo risulti contrario agli interessi commerciali dell’azienda.

La sensazione è che, prima di arrivare ad un passo importante come l’inserimento nel mondo sportivo tradizionale, ai videogiochi competitivi serva un riconoscimento da parte del legislatore che ne disciplini le figure professionali e l’aspetto agonistico. E forse anche un accordo con i publisher, per la realizzazione di eventi multi-titolo a livello internazionale, magari sul modello delle Olimpiadi della Mente (o Mind Sports Olympiad).

E proprio in questa direzione qualcosa sembra muoversi. Almeno in Estremo Oriente, la patria degli eSports.

La notizia è di pochi giorni fa: gli eSports sono stati ufficialmente ammessi ai Giochi Asiatici del 2022 che si svolgeranno a Hangzhou, in Cina, dal 10 al 25 settembre. E non saranno “solo” eventi dimostrativi, ma contribuiranno con ori, argenti e bronzi al medagliere unico della manifestazione.

Le competizioni di videogiochi sono state inserite, insieme ad altri giochi come gli scacchi, nella speciale categoria dei “titoli intellettuali”. Il Consiglio Olimpico dell’Asia (OCA) ha dato spazio anche alla break dance, aggiunta agli Asian Games 2022 come “sport da ballo”, sulla scia di quanto già fatto dal CIO per le Olimpiadi parigine.

Anche se non si sa ancora quante e quali saranno le competizioni esportive, si tratta già di un risultato clamoroso, un potenziale apripista per altre manifestazioni sportive internazionali. Va comunque detto che in Asia gli eSports godono di una statuto speciale rispetto al resto del Mondo, come dimostra la partecipazione in qualità di eventi dimostrativi già ai Giochi asiatici del 2018 disputati a Giacarta (Indonesia). In quella occasione i titoli selezionati furono sei: League of Legends, Arena of Valor, Pro Evolution Soccer 2018, StarCraft II, Hearthstone e Clash Royale.

Il percorso di ingresso degli eSports nel medagliere ufficiale non è stato però tutto in discesa, e due fattori chiave hanno fatto la differenza. Sul lato degli sport tradizionali, il primo passo è stato realizzato nel 2017 quando il Consiglio Olimpico dell’Asia (OCA) ha annunciato la partnership con la divisione sportiva di Alibaba, Alisports. Sull’altro versante, invece, è stato imprescindibile il via libera all’operazione da parte della Asian Electronic Sports Federation che al suo interno annovera membri provenienti da 45 Paesi e regioni asiatiche.

“Questo risultato è un passo avanti nella giusta direzione poiché la comunità degli eSport si è impegnata duramente negli ultimi anni, non solo per portare gli eSport sotto i riflettori principali, ma anche per avvicinarli al palcoscenico più grande di tutti, le Olimpiadi“, con queste parole la AESF ha commentato la svolta di Hangzhou 2022. (fonte esportsmag.it)

Resta aperto il dilemma se sia più appropriato per una manifestazione come gli Asian Games – ma in futuro l’interrogativo potrebbe riguardare le Olimpiadi – concentrarsi su titoli a contenuto sportivo, come ad esempio FIFA, PES, NBA 2K, piuttosto che su sparatutto e MOBA, che sono ancora i più diffusi tra gli esporters.

Su questo punto il CIO si è espresso in maniera “indiretta” un anno fa. In occasione dell’8° Summit, il Comitato Olimpico Internazionale, dopo aver affermato di vedere un grande potenziale nei giochi elettronici che simulano gli sport tradizionali, ha continuato dicendo che “…per quanto riguarda altri videogiochi… in questa fase, il movimento sportivo dovrebbe concentrarsi sui giocatori piuttosto che su giochi specifici. Questa attenzione agli individui dovrebbe promuovere la partecipazione allo sport e ai suoi benefici, nonché uno stile di vita sano a tutti i livelli”.

Insomma, eSports sì a condizione che ci sia un sano interscambio tra attività fisica tradizionale e attività della mente davanti alla console o al computer. Una proposta sensata e già praticata da molti team di esporters.

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