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Gli eSports crescono. Lo fanno con i numeri, lo fanno con la visibilità che adesso quasi tutti i media dedicano ai videogame competitivi, lo fanno attraverso le nuove professioni – e quindi i nuovi posti di lavoro – che loro stessi hanno contribuito a creare.

Insomma, quello degli eSports è un mondo in continuo fermento e che in qualche modo “costringe” altri settori ad adeguarsi o, per meglio dire, ad aggiornarsi.

Vale in particolare per gli aspetti legislativi che dovrebbero regolarlo. Il condizionale è necessario, soprattutto in Italia dove le cose sono notoriamente più complicate sotto questo profilo e dove gli eSports pagano un ritardo di alcuni anni rispetto ai Paesi leader.

Qualche tempo fa abbiamo affrontato l’argomento del riconoscimento ufficiale degli eSports e della necessaria tutela legale per tutti coloro che operano in questo ambito: dalle società esportive ai singoli professionisti, passando per le questioni legate alla proprietà intellettuali dei giochi e il problema di possibili contaminazioni con il gioco d’azzardo (loot box).

Lo abbiamo fatto grazie al contributo degli esperti dello studio legale DLA Piper e che ora, nelle persone degli avvocati Giulio Coraggio e Alessandro Martinelli, ci offrono alcuni chiarimenti in materia di “fiscalità esportiva” e di diritti d’immagine all’interno dei videogiochi.

Grazie di nuovo per il vostro intervento. Entriamo direttamente nella questione fiscale e cominciamo da una delle domande che riguardano più da vicino i giocatori: come sono considerate le vincite ottenute in un torneo?

Al fine di poter individuare il corretto regime fiscale è necessario, prima di tutto, comprendere se l’attività svolta dal giocatore è caratterizzata dal requisito dell’abitualità o invece è meramente occasionale. Nel primo caso è possibile ricomprendere le vincite in denaro nell’ambito dell’attività professionale (reddito di lavoro autonomo) del giocatore, soggetta ad imposizione Irpef progressiva (o a flat tax, laddove siano verificati i requisiti di accesso al regime). Nel secondo caso – invece – i premi concorreranno alla formazione del reddito quali “redditi diversi” e dovranno essere assoggettati a ritenuta alla fonte (20%). Non va infine dimenticato il caso di partecipazione a tornei in team organizzati, ove il giocatore potrebbe ricevere, quale compenso, una retribuzione fissa. In tale scenario il premio concorrerà alla formazione del reddito di lavoro dipendente del giocatore e le relative trattenute saranno operate dal team. Tutto ciò risulta applicabile nell’ambito dei tornei organizzati in Italia.

Ci sono quindi differenze se un giocatore italiano vince un torneo live all’estero o uno online organizzato su una piattaforma.com?

Nel caso di partecipazione ad eventi esteri troveranno applicazione le convenzioni contro le doppie imposizioni e, più in particolare, le previsioni di cui all’art. 17 del modello OCSE, per il quale i redditi derivanti da manifestazioni pubbliche di intrattenimento sono assoggettate ad imposizione diretta nel Paese dove si svolge l’evento stesso. Ciò comporterà la tassazione dei redditi all’estero (luogo di produzione del reddito) e, successivamente, una seconda tassazione anche in Italia (paese di residenza), con la necessità di recupero delle imposte estere mediante meccanismi di compensazione (c.d. tax credit).

Con riferimento agli eventi online dove la presenza fisica all’estero non è verificabile, la questione si complica, in quanto ogni Paese potrebbe ritenere applicabile (o meno) la disposizione di cui all’art. 17 del modello OCSE, creando incertezza negli operatori. Una analisi “case by case” è secondo noi assolutamente necessaria per scongiurare eventuali rischi di contestazione, in Italia e all’estero.

I giocatori, soprattutto quelli che fanno lo streaming delle proprie partite, beneficiano anche di introiti di tipo diverso. Tra questi ci sono le donazioni che gli streamer ricevono dai propri followers durante le loro performance. Queste come sono inquadrate dal punto di vista fiscale?

Come è noto, gli streamer/giocatori più noti ricevono somme a titolo gratuito da parte dei loro followers. In termini generali, tali erogazioni (che pur essendo di modico valore possono costituire una fetta consistente delle somme percepite) risultano escluse dalla base imponibile dell’imposta sulle donazioni e dalla formazione del reddito Irpef. Tuttavia, trattandosi di importi che evidentemente possono in qualche misura essere ricondotti all’attività di streaming, non possiamo escludere che l’Amministrazione Finanziaria possa riqualificarne la natura, considerandoli proventi tassati. Sul punto si renderà a nostro avviso necessario un chiarimento da parte dell’Agenzia delle Entrate.

La stessa domanda, ma per quanto riguarda i diritti d’immagine degli esporter di professione: a chi appartengono e – di conseguenza – come sono gestite le relative imposte?

Come nel caso delle vincite derivanti dalla partecipazione a tornei, anche in questo caso è necessario distinguere – in primis – se l’attività di giocatore è svolta in maniera abituale o meno. Nel primo caso i redditi derivanti dallo sfruttamento dell’immagine potranno essere inclusi – in linea di principio – nell’ambito dei redditi di lavoro autonomo, nel secondo invece quali redditi diversi. Nel caso di cessione dei diritti al club/team, potrebbero invece essere qualificati come reddito di lavoro dipendente o, ancora una volta, come redditi di lavoro autonomo.

Il tema dei diritti d’immagini apre lo scenario di quei videogiochi sportivi (calcio, basket, football americano etc) che utilizzano al proprio interno nomi, immagini e caratteristiche dei campioni dello sport. La stessa cosa accade anche per altri videogame che utilizzano “skin” di cantanti e personaggi famosi. In tutti questi casi, come si regola la questione dei diritti d’immagine? Nel caso di squadre sportive, si tratta di diritti collettivi o individuali?

Non esiste una risposta univoca alla questione che dipende, tra gli altri, dal contesto in cui i diritti sono sfruttati, dal numero di giocatori/personaggi ritratti, dagli accordi che lo sportivo ha con la propria squadra e dalle regole applicate nell’ambito della lega sportiva di riferimento. Nel caso invece di cantanti dipende dagli accordi con le relative casa editrici. Si tratta di un settore in enorme crescita e non stiamo parlando unicamente dell’utilizzo dell’immagine di personaggi famosi. Si aprono questioni relative alla potenziale titolarità di movimenti, balli o strategie assunte nel corso di un videogame che ad oggi sono state oggetto di poche decisioni giurisprudenziali e che rappresentano quindi un ambito in cui il mercato dovrà essere fortemente testato nei prossimi anni.

Per chi fosse interessato, le problematiche sopra esposte sono state discusse dallo studio legale DLA Piper nell’ambito di un webinar al quale hanno preso parte giocatori di eSports, influencer del settore videogaming e organizzatori di eventi esportivi e del quale è possibile ascoltare la registrazione nel podcast disponibile qui.

 

Foto di testa by GettyImages

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