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Se Forbidden Forest, Impossible Mission, Ghosts ‘n Goblins, Summer Games, Kung-Fu: The Way Of The Exploding Fist sono titoli che vi suscitano un po’ di nostalgia, avete più o meno cinquant’anni.

Non dovete preoccuparvi. Al contrario, perché avete vissuto uno dei momenti più rivoluzionari nella storia dei videogame: quello legato alla nascita del Commodore 64.

Il C64 (o CBM 64) è stato il primo home computer capace di entrare nelle case di decine di milioni di famiglie in tutto il mondo. Potremmo definirlo il primo computer mainstream, l’antesignano dei successivi personal computer. Ma per capire la ragione di tanto successo, è necessario inserire il Commodore 64 nel suo contesto storico.

Un negozio di computer nel Regno Unito nel 1984. (Photo by Butler/Daily Express/Hulton Archive/Getty Images)

Nei vent’anni successivi all’uscita del primo titolo ad ampia diffusione, cioè Spacewar! (1962), il settore dei videogiochi comincia a prendere una propria fisionomia. Le tappe più importanti di quel periodo sono tre: l’arrivo di Galaxy Game, il primo gioco arcade (1971), la nascita di Atari (1972) e il boom del mercato nel 1978, anno di Space Invaders (arcade) e di Asteroids (console).

Fino a quel momento chi voleva provare un videogame aveva due opzioni: andare in una sala giochi ed inserire una moneta all’interno di un sistema arcade (avete presente le “casette” con monitor?) o acquistare una console dotata di “cartucce” e joystick per giocare. L’Atari 2600 è la console più in voga alla fine degli anni ’70, quella del già citato gioco Asteroids.

All’inizio degli anni ’80 arriva però un nuovo protagonista: l’home computer. A voler essere precisi, di computer per uso domestico se ne parlava già da quasi un decina d’anni, ma la prima generazione di microcomputer aveva avuto una tiratura molto limitata.

Gli home computer nascono invece sull’onda della nuova passione: quella per i videogiochi. Ed è proprio questo il punto di forza del nostro attore principale, il Commodore 64.

Console Atari 2600 in produzione dal 1977 al 1992 (credits Wikipedia)

L’azienda che lo sviluppa è la Commodore Business Machines, fondata nel 1954 da Jack Tramiel, un ebreo polacco sopravvissuto all’Olocausto e poi emigrato negli States nel 1947.

All’inizio il business della Commodore è quello dei calcolatori e degli orologi digitali. Ma non appena all’orizzonte si intravede un nuovo mercato, quello dei computer “da casa”, Tramiel è pronto a tuffarsi. Nel 1976 Commodore acquisisce MOS Technologies, un produttore americano di circuiti integrati il cui ingegnere capo (Chuck Peddle) sta lavorando a un nuovo microprocessore a 8-bit.

Nel 1977 esce il primo pc targato Commodore, il PET 2001. Non è un prodotto rivoluzionario, se non per l’utilizzo del linguaggio Commodore BASIC che diventerà un punto di partenza per i futuri appassionati di informatica. Ma è molto competitivo dal punto di vista del prezzo: viene venduto a $600, una cifra che dà fastidio a tutti i concorrenti, compreso l’Apple II.

Il Commodore PET 2001 (credits Inexhibit)

Diciamolo subito: il prezzo sarà uno dei punti di forza della gamma Commodore. Lo si vede anche con il secondo prodotto in ordine di tempo, il VIC-1001. Sviluppato in Giappone nel 1980, esce negli States come VIC-20 al costo di $299.

Il nuovo computer vende bene, quasi 9.000 unità al giorno nel suo periodo migliore. Eppure, nonostante l’ottimo risultato del VIC-20, l’azienda è già al lavoro su un nuovo progetto: un computer dotato di scheda grafica e audio di qualità superiore. Esattamente quello che serve per imporsi con i videogiochi.

I nuovi elementi tecnologici sono pronti nel novembre 1981. A questo punto, i responsabili del progetto Robert Russell, Robert Yannes e David A. Ziembicki suggeriscono di inserirli nel già collaudato e molto economico VIC-20, piuttosto che nel PET 2001. Jack Tramiel invece è contrario: vuole un nuovo computer, equipaggiato con 64 KB di memoria RAM.

I suoi collaboratori sono perplessi, perché avere così tanta RAM significa dover aumentare il prezzo di quasi 150 dollari. Il CEO di Commodore è invece convinto che il costo della RAM stia per scendere e per questo decide di andare avanti con il progetto C64 (che per ora si chiama VIC-40). Ovviamente la spunta lui, anche perché sul prezzo della RAM ha ragione.

In solo due mesi il nuovo computer è pronto. Viene presentato al Consumer Electronics Show 1982 come Commodore 64 e con un prezzo al pubblico assolutamente competitivo: $595. Tutti i presenti rimangono impressionati. Gli stessi concorrenti della Atari, presenti alla fiera, si avvicinano a Ziembicki e gli chiedono: “Ma come fate ad avere un prodotto del genere per quel prezzo?“. Non immaginano neanche che il costo di produzione arriva ad appena $135.

Quelli del team Atari non ricevono la risposta, noi a posteriore la conosciamo. La ricetta vincente è il sistema di lavoro integrato tra MOS Technologies e Commodore: la prima realizza internamente il cuore del prodotto, cioè i preziosi e costosi circuiti integrati, Commodore fa il resto.

Il Commodore 64 con floppy disk e lettore. (Photo by James Sheppard/Retro Gamer Magazine/Future via Getty Images)

Tra il 1983 e il 1986 vengono venduti 17 milioni di C64. E’ un record che lascia tutti gli altri produttori molto indietro, soprattutto quando sul mondo dei videogiochi si abbatte il famoso “Atari shock” del 1983. Il mercato americano crolla, mentre Commodore ne esce quasi indenne anche perché ha puntato soprattutto sull’Europa grazie agli ottimi prezzi.

Ci sono però altri ragioni che è necessario evidenziare per dare ragione di questo eccezionale successo.

Oltre al prezzo, il C64 è un computer realmente pensato per le famiglie. Lo si collega facilmente al televisore e da lì possono usarlo un po’ tutti, basta rispettare i turni.

Lo usano soprattutto i giovani che hanno a disposizione un oceano di giochi: quelli realizzati con licenza ufficiale sono più di 10mila (il 70% dell’intero pacchetto di programmi), ma la cifra complessiva arriva a 23.000 titoli!

La maggior parte sono modesti, adventure testuali fatti in BASIC o giochi manageriali d vario tipo. Ma ci sono anche titoli che hanno fatto la storia dei videogame per computer, soprattutto per merito delle caratteristiche audio e videodel C64. La lista sarebbe troppo lunga da scrivere: alcuni titoli famosi li abbiamo ricordati all’inizio, molto altri sono facilmente recuperabili attraverso una semplice ricerca su Internet.

Poi ci sono i programmi dedicati agli adulti che, quando non usano il pc per giocare, possono tenere la contabilità, archiviare documenti, imparare un po’ di programmazione BASIC o creare animazioni utilizzando il sistema degli sprite.

1985: 4 giovani di Norimberga in azione con un C64 e il “famigerato” libro di istruzioni (Photo by Karl Staedele/picture alliance via Getty Images)

Per tutte queste ragioni, il C64 è il primo vero “computer di massa” della storia. Di sicuro è stato il più venduto negli anni ’80, con una quota di mercato vicina al 40%, e anche quello con la distribuzione più capillare. Poteva infatti essere acquistato nei negozi di vendita al dettaglio, mentre tutti gli altri computer erano disponibili solo in quelli di elettronica.

Un ulteriore vantaggio, questo, che rende il C64 ancora più alla portata di tante persone. Dopo la metà degli anni ’80 lo si trova in vendita a poco più di 200 dollari.

Il brand è all’acme della popolarità, ma a quel punto l’azienda commette una serie di errori.

Il primo si chiama Commodore 264, una serie di computer in teoria ancora più performanti ma che alla prova dei fatti si rivelano un fallimento. Il CEO li fa sostituire da un altro modello, il Commodore 128, compatibile con il 64. Le cose migliorano ma il segnale è chiaro: i vertici dell’azienda non sono più lungimiranti come in passato.

La dimostrazione arriva con la scelta di avvicinarsi al mondo dei PC compatibili. Ci sono alcuni esperimenti non particolarmente efficaci, fino a quando la Commodore opta per una soluzione diversa e acquista Amiga Corporation. Il risultato dell’operazione è la linea di computer Commodore Amiga, prodotti discreti (soprattutto il 500 e il 2000) ma che non sfondano. Sono infatti un ibrido tra i PC veri e propri che ormai hanno iniziato ad affermarsi e le console per videogame.

Nel tentativo di fare breccia in Europa, un mercato potenzialmente più favorevole rispetto a quello USA, l’azienda taglia sulla qualità della componentistica e investe troppo in pubblicità. In breve tempo i conti vanno in rosso e il GAME OVER è dietro l’angolo.

Un Commodore C64 in esposizione al Gamescom 2014di Colonia, Germania. (Photo by Sascha Steinbach/Getty Images)

La Commodore è costretta a dichiarare la bancarotta nel 1994. I suoi asset vengono messi in vendita, compresi tutti i brand dei vari prodotti.

Dopo numerosi passaggi di proprietà e cause legali, oggi tutto è stato riunito all’interno della Commodore International Ltd, controllata da un fondo d’investimenti americano.

Eppure, nonostante il rapido declino dell’azienda, il Commodore 64 ha segnato una svolta nel settore degli home computer, aprendo la strada al futuro dei pc. Il connubio tra videogame e programmi gestionali è nato con l’azienda creata da Jack Tramiel.

Il Commodore 64 è stato inserito nel Guinness dei Primati come il singolo modello di computer più venduto di tutti i tempi. Non sappiamo se il suo creatore abbia assistito alla cerimonia, perché non ne conosciamo la data. Sappiamo però che Jack Tramiel è morto nel 2012, a 84 anni.

Per chi volesse conoscere di più sulla storia del Commodore 64, consigliamo un interessante documentario dal titolo “The Commodore Wars“. E’ disponibile su Prime Video, mentre qui sotto trovate il trailer:

Immagine di testa: screenshot di International Karate