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Il termine Non-Fungible Tokens è diventato di dominio comune solo in tempi recenti. Il boom di notorietà degli NFT si è infatti verificato durante la pandemia di Coronavirus, quando il mondo digitale ha riempito quella parte di vita reale bloccata (in casa) dal lockdown.

Nel biennio 2020-21, il trend di crescita esponenziale delle cripto valute ha portato con sé anche gli NFT, rendendoli un “oggetto” familiare per un numero crescente di persone.

Sarebbe però sbagliato immaginare che gli NFT siano nati in quel momento. La loro storia è infatti più lunga e caratterizzata da momenti importanti che precedono la pandemia di Coronavirus.

Ma che cos’è un Non-Fungible Tokens? Britannica.com riporta questa definizione: “una risorsa digitale non intercambiabile come una fotografia, una canzone o un video la cui proprietà è stata autenticata e archiviata su un database chiamato blockchain e che può essere raccolta, venduta e scambiata su varie piattaforme online“.

In altre parole, è un “unico” il cui copyright è garantito da una rete informatica. Stabilito questo, proviamo a delineare i passaggi storici degli NFTs.

“Quantum” (2014), opera di arte generativa di Kevin e jennifer (Photo by Tristan Fewings/Getty Images for Sotheby’s)

IL PRIMO NFT

Sembrerà strano, ma il primo Non-Fungible Token risale al 2014. Si chiama Quantum e lo ha coniato l’artista Kevin McCoy su Namecoin, l’apripista delle successive blockchain.

Quantum in realtà è nato come opera d’arte generativa per mano dello stesso Kevin McCoy e di sua moglie Jennifer. A un certo punto, Kevin ha pensato di farne una versione vendibile in digitale (sotto forma di JPEG) ma tutelata da un copyright. Vista la lacuna a livello legislativo, l’artista ha trovato una soluzione nell’allora giovane Bitcoin e nella blockchain che lo tutelava.

Da lì è nato (o coniato) l’NFT di Quantum per un valore di $318. Nel 2021 il primo NFT della storia è stato venduto all’asta da Sotheby’s per 1,47 milioni di dollari!

La vendita è stata poi contestata dalla società Nameless che lo avrebbe acquistato approfittato di una svista di Kevin McCoy: l’autore si sarebbe infatti dimenticato di rinnovare il copyright dopo qualche anno dalla nascita dell’NFT!

Nonostante la causa sia ancora in corsa, la vendita di Quantum rimane un record.

DALL’ARTE AL GIOCO

Nel 2015 è uscito il primo gioco basato sugli NFT: Spells of Genesis. Si tratta di un videogame di carte collezionabili e questo non sorprende dal momento che gli NFT intendono essere oggetti unici ma vendibili/scambiabili. L’idea di poter giocare e al tempo stesso realizzare un profitto è alla base degli NFT games.

Trattandosi di oggetti digitali unici, il valore di questi NFT dipende da vari fattori. In primis la rarità e la potenza dell’oggetto se questo è utilizzabile nel gioco e non esiste per pura collezione. È importante ricordare che ogni blockchain ha un numero limitato di stampe NFT, quindi la rarità aumenta quanto meno spazio rimane sulla blockchain.

Spells of Genesis non solo è ancora attivo ma è diventato un NFT game per mobile.

I MEME, I TOKEN E LE ART COLLECTIONS

Il 2016 è l’anno di nascita di Rare Pepes, la prima grande raccolta di meme collezionabili realizzati a partire dall’iconico Pepe the Frog.

Rare Pepes è stata inizialmente coniata sulla blockchain Counterparty ma, dopo il recente boom degli NFT, gli autori del progetto l’hanno spostata su Ethereum.

Un anno dopo ha esordito CryptoPunks, uno dei progetti NFT di maggiore impatto. Realizzato da Larva Labs, CryptoPunks è una raccolta di personaggi digitali realizzati da un algoritmo in maniera randomica e con risoluzione grafica bassissima (24×24 pixel). Si tratta di figure ispirate al genere punk/cyberpunk. Ad oggi si contano 10.000 tipi diversi.

Rare Pepes (credits esports.net)

IL PRIMO ESPORT

La vera rivoluzione dei videogame NFT si chiama Axie Infinity, il primo videogame NFT in grado di offrire una scena competitiva.

Realizzato nel 2018 dallo studio vietnamita Sky Mavis e ancorato alle cryptovalute AXS e SLP (a loro volta legate ad Ethereum), Axie Infinity è un trading cardgame che assomiglia molto a Pokémon per tipo di gioco e grafica. I protagonisti sono infatti “ani-mostri” fantasy da combattimento che vanno allevati, addestrati ed eventualmente scambiati/venduti. Naturalmente sono anche gli NFT esclusivi del gioco.

LA SVOLTA SANDBOX

Nel 2021 gli NFT hanno “invaso” il metaverso di The Sandbox, mondo-gioco la cui nascita in 2D risale al lontano 2012.

La versione recente è una realtà costruita proprio sugli NFT, alcuni dei quali sono marchi e celebrità di fama mondiale e il cui valore è espresso in Sandbox, la crypto valuta del gioco.

IL PRESENTE

La progressiva diffusione del mondo virtuale ha reso gli NFT sempre più presenti nella vita delle persone. E non solo, ma anche di grandi aziende come Nike, Adidas, Starbucks (e a breve anche Amazon) che utilizzano i token unici per promuovere il proprio business.

In questo senso gli NFT sono un nuovo mezzo di comunicazione e non soltanto un sistema innovativo e funzionale per tutelare un oggetto digitale. Al tempo stesso, però, portano delle insidie di cui è necessario essere consapevoli.

La prima riguarda la stabilità delle critpovalute e delle blockchain collegate, senza la quale gli NFT perdono la loro consistenza. E negli ultimi anni qualche scricchiolio in questo direzione c’è stato.

C’è poi il problema delle bolle speculative, legate all’eccessivo entusiasmo per gli NFT durante la pandemia. Alcuni NFT famosi hanno ricevuto valutazioni stellari alla loro pubblicazione, salvo poi crollare ai minimi termini. Questo si è trasformato in un boomerang negativo che ha colpito tutto il settore. Un caso emblematico è quello del primo tweet della storia, trasformato in NFT: nel 2021 è stato acquistato per 2,9 milioni di dollari, un anno dopo è sceso a 24mila dollari.

Infine c’è la questione più fastidiosa per l’utente creativo: quella delle truffe. In rete si incontrano persone che propongono di acquistare un determinato oggetto, ma solo dopo averlo trasformato in NFT. Il più delle volte dietro a queste proposte si nasconde un raggiro per cui il proprietario finisce per sborsare denaro reale senza ricevere nulla o quasi.

L’assenza di una legislazione ad hoc per questo tipo di raggiri consente ai truffatori di farla franca: artisti, siete avvisati.

Immagine di testa credits Getty Images