C’è un vento particolare che soffia sotto le Due Torri. È un vento antico, che porta con sé l’eco di stadi pieni, di treni notturni, di voci spezzate dall’emozione. È il vento del Bologna Football Club 1909, una squadra che non è mai stata solo pallone e classifica, ma identità, memoria, poesia. In più di un secolo di storia, i rossoblù hanno scolpito il proprio nome nell’epica del calcio italiano ed europeo con una bacheca fatta di scudetti, coppe, trionfi internazionali e orgoglio incrollabile. Un palmarès che racconta un’epopea, soprattutto nei decenni in cui il calcio era romanticismo e battaglia.
L’inizio della storia del Bologna
Fondato (come da nome) nel 1909, il Bologna si affaccia ai campionati della FIGC già nella stagione 1910-1911. Ma è nel 1924/25 che la città scopre il sapore dolce e polemico del primo trionfo. È un campionato che sembra tratto da un romanzo noir: cinque finali contro il Genoa, disordini, tensioni, partite sospese, fino all’epilogo surreale di una finale giocata all’alba a Milano, per evitare incidenti tra le tifoserie. Un gol decisivo, un’Italia ancora segnata dalla guerra, e uno scudetto che la stampa battezza “delle pistole”. È il primo di sette.
Già alla fine degli anni Venti, il Bologna è una delle squadre più temute. La vittoria dello scudetto 1928/29 anticipa un ciclo d’oro. In quegli anni, grazie anche all’allenatore austriaco Hermann Felsner e a campioni come Mario Gianni e Angelo Schiavio, i felsinei diventano protagonisti anche oltre confine.
“Lo squadrone che tremare il mondo fa”
Negli anni Trenta il Bologna domina. Nel 1932 e nel 1934, i rossoblù vincono la Coppa dell’Europa Centrale, la più importante competizione continentale dell’epoca. Sono l’unica squadra italiana a riuscirci con quel nome. Il Bologna mostra al Vecchio Continente un calcio moderno e potente, battendo anche avversari come il Rapid Vienna e lo Slavia Praga.
Nel 1935/36 e nel 1936/37, il Bologna torna a vincere in Italia, con due scudetti consecutivi. È il tempo di Arpad Weisz, tecnico ungherese destinato a tragica fine nei campi di concentramento, e di Angelo Schiavio, eroe del Mondiale 1934 vinto dall’Italia. Il Bologna fa paura, tanto che la stampa gli affibbia il celebre soprannome: “Lo squadrone che tremare il mondo fa”.
Nel 1937, a coronamento della propria supremazia, i rossoblù si prendono anche il Trofeo dell’Esposizione di Parigi, travolgendo il Chelsea per 4-1. È la prima volta che una squadra italiana batte un club inglese in campo internazionale.
Seguono altri due scudetti, nel 1938/39 e nel 1940/41. A questo punto, sono sei. Nessuno in quegli anni dubita che il Bologna sia tra i migliori club del pianeta. La guerra cambierà tutto, ma non cancellerà quei giorni di gloria.
Lo scudetto del 1963-64
Il settimo – e per ora ultimo – scudetto del Bologna è una storia a parte, un romanzo popolare intriso di sport, morte, giustizia e riscatto. È la stagione 1963/64, e il Bologna allenato da Fulvio Bernardini è una macchina perfetta: Bulgarelli detta i tempi, Nielsen segna, Fogli e Haller illuminano. Ma a marzo, un colpo di scena: cinque giocatori risultano positivi a un controllo antidoping. Scatta la squalifica e la penalizzazione di tre punti. La città insorge. Si scoprirà che i risultati erano falsi. Il Bologna è riabilitato e raggiunge l’Inter in vetta.
Serve uno spareggio, l’unico mai disputato in Serie A. A Roma, il 7 giugno 1964, i rossoblù battono l’Inter 2-0. Segnano Fogli e Nielsen. Ma non c’è tempo per festeggiare: pochi giorni prima, è morto il presidente Renato Dall’Ara, uno dei padri nobili del club. È uno scudetto triste e bellissimo, l’ultimo ruggito di una squadra che ha scritto la storia.
Le coppe e gli anni Settanta
Gli anni Settanta non portano altri scudetti, ma il Bologna riesce comunque ad alzare due Coppe Italia. La prima arriva nel 1970, grazie alla guida di Edmondo Fabbri. Nello stesso anno, i felsinei battono anche il Manchester City nella Coppa di Lega Italo-Inglese, una manifestazione che aveva valore più simbolico che tecnico, ma che conferma lo spirito internazionale del club.
Nel 1974, un’altra Coppa Italia, vinta ai rigori contro il Palermo. Sono anni di lotta e orgoglio, anche se il Bologna inizia a perdere posizioni nell’élite del calcio italiano.
La rinascita europea e la Coppa Intertoto
Dopo decenni di alti e bassi, tra retrocessioni e risalite, nel 1998-1999 arriva un altro trofeo europeo: la Coppa Intertoto UEFA, vinta contro il Ruch Chorzow. È un Bologna spettacolare, guidato da Renzo Ulivieri e impreziosito da stelle come Roberto Baggio e Giuseppe Signori. Con la vittoria dell’Intertoto, i rossoblù accedono alla Coppa UEFA, dove si fermano in semifinale, eliminati dal Marsiglia solo per la regola dei gol in trasferta.
È l’ultima vera notte europea da protagonista per il Bologna, ma basta a scaldare il cuore dei tifosi e a riportare il club sulla mappa internazionale.