Senza un capello, ma con tutto il talento che vuoi.
E allora, ecco in una nuova pagina – un po’ insolita ma comunque emozionante – delle nostre top 11. Se ci siamo dedicati a nazionalità e storie lontane e vicine, stavolta l’unica storia da seguire è quella… delle calvizie!
Scherzi a parte, la storia l’ha fatta anche chi non ha avuto più il problema di scegliere un look o comunque come pettinarsi al mattino. E forse, un pensiero in meno ha agevolato il percorso verso la storia del calcio…
Pronti a divertirvi tra ricordi e – ovviamente – pareri discordanti?
Ecco la nostra top 11 dei “pelati”!

Portiere: Barthez
Come dimenticare il bacio di Blanc: era Francia ’98, un po’ di sogni spezzati tinti d’azzurro, ma una squadra fortissima per i padroni di casa che – non a caso – portò a casa un Mondiale meritatissimo.
Era presente anche 8 anni più tardi: Grosso segnò il rigore decisivo proprio a lui. Lui, Fabien Barthez, che ha giocato a Marsiglia, nel più forte Monaco e per tre anni allo United. Ha fatto la storia del ruolo in Francia.
Terzino destro: Zabaleta
Nasce centrocampista e poi si sposta dietro, largo a destra: in qualche modo, quel passo fluidificante doveva portare qualità.
Ma Pablo Zabaleta, cresciuto al San Lorenzo e diventato grande al Manchester City, ha fatto pure la storia della nazionale Argentina.
Compresa quella finale, in Brasile, contro una Germania formidabile…
Centrale difensivo: Stam
Jakob, detto Jaap o il terrore degli attaccanti. Comunque, Stam. Dal Psv allo United, tre anni alla Lazio e due al Milan, continuando una tradizione meravigliosa di centrali difensivi olandesi.
Com’era? Duro, crudo, centrale purissimo di marcatura (poteva giocare terzino) e che faceva del fisico il suo arsenale principale. Alto 191 centimetri per 92 kg: affrontarlo era rischioso, ed è sempre stato piuttosto aggressivo…chiedere al giocatore dell’Ancona Parente per informazioni!
Centrale difensivo: Alex
Un centrale di difesa con i piedi di un centrocampista. Non fa notizia se parli di un brasiliano.
Ha fatto notizia il percorso di carriera di Alex: cresciuto al Santos, poi tre anni al Psv; il massimo è arrivato al Chelsea, cinque anni in cui ha vinto quasi tutto.
Psg con Ancelotti e infine due anni al Milan. Ancelotti disse di lui: “È fortissimo, con uno stacco di testa tra i migliori in circolazione, è alto ma molto rapido nel breve e a livello personale è davvero strepitoso“.
Aveva anche il colpo in canna su punizione: pochi come lui.
Terzino sinistro: Georgatos
Gli interisti lo ricordano, non esattamente con piacere. Arriva come nuovo Roberto Carlos, illude e poi delude.
È che Georgatos avrebbe potuto e dovuto cambiare drasticamente il suo corso di carriera. E invece, solo all’Olympiakos (maglia che ha vissuto in tre fasi distinte del suo percorso) ha saputo dare continuità di rendimento, prestazioni e – tanti – gol.
Mezzala destra: Veron
Non plus ultra del dinamismo a centrocampo. La storia dell’Estudiantes, quella della Samp. Un anno a Parma, poi lo scudetto alla Lazio e l’Inter dopo United e Chelsea.
Anche senza leggere il suo nome, si capisce facilmente di chi parliamo: la Brujita Veron. Trequartista atipico, calcio meraviglioso, idee di gioco sempre pulite e chiare. Così, ecco, non ce ne sono poi così tanti in giro…
Regista: Cambiasso
A proposito di dinamismo e argentini: Esteban Cambiasso è stato il metronomo dell’Inter del Triplete, la maglia più vissuta in una carriera che comprende anche Real Madrid, River Plate e Leicester (ha lasciato un anno prima dello storico titolo).
Passaggi e abilità nel palleggio, ma anche tanta “garra“: è stato sempre un leader maximo.
Mezzala sinistra: Lombardo
Pensi ad Attilio Lombardo e naturalmente ti proietti su Rijkaard che gli “schiaffeggia” la sua testa nella celebre sigla di Mai Dire Gol.
Poi c’è il campo: tra i più forti di “quella Sampdoria”, due anni giusti alla Juventus (con una Coppa dei Campioni conquistata), due anni al Crystal Palace e infine lo scudetto alla Lazio.
Per tutti, Popeye, Braccio di Ferro; la Bald Eagle di Londra, così soprannominato dai tifosi del Crystal Palace.
Seconda punta: Zidane
Il “pelato” più forte di tutti i tempi? Messi e Maradona hanno sempre esibito una chioma folta, lo stesso Pelé non li ha mai persi, così come Ronaldo il Fenomeno (che li tagliava a zero ma c’erano).
Dunque, ci sono proprio pochi dubbi: Zizou Zidane è stato un simbolo e non ha avuto bisogno di un taglio particolare. Bordeaux, Juventus e Real Madrid. Un Mondiale nel 1998, uno sfiorato nel 2006, l’Europeo nel 2000.
Una qualità così rara che ancora oggi non esiste un altro come lui: tanti doppioni, uno solo originale.
Seconda punta: Robben
Lo chiamavano “Chocolate” perché si scioglieva nelle gare più calde, ha risposto decidendo una finale di Champions League.
Quante ne ha sentite, Arjen Robben, eppure la sua carriera è stata strepitosa, come il suo talento. Psv, Chelsea, Real Madrid, Bayern Monaco (10 anni): ha vinto tutto.
E l’ha fatto con la mossa storica: partendo da destra, rientrando sul mancino, esultando per un gol che sembrava scontato.
Prima punta: Charlton
Nobile per meriti sportivi tanto da diventare Sir Bobby Charlton. 17 anni al Manchester United, 606 presenze coi Red Devils e 199 gol siglati.
Soprattutto, 12 anni con l’Inghilterra, tra i quali il Mondiale del 1966. Una sola nota a margine: quand’era in campo, qualche capello (molto) residuo ancora c’era…