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Grazie al gol di Marcus Thuram l’Inter esce vittoriosa dalla sfida di San Siro contro la Roma, con tante conferme e mantenendo ben salda la vetta della classifica, con due punti di vantaggio sulla Juventus e allungano a 3 le lunghezze di distanza sul Milan che ha pareggiato a Napoli.

La schiacciante superiorità dell’Inter sulla Roma, al di là del gol di Thuram

Nonostante i nerazzurri abbiano chiuso il match sull’1-0 (e con due traverse colpite da Calhanoglu e Carlos Augusto), nel corso della partita hanno messo in campo una superiorità nettissima nei confronti dei giallorossi: il primo tiro effettuato dalla Roma è arrivato solo al 65° minuto (mai così tardi in questa stagione), e in totale i palloni toccati dagli avversari all’interno dell’area dell’Inter sono stati solo 2.

Superiorità che è stata quasi imbarazzante nel corso del primo tempo: 12 conclusioni da parte dell’Inter, nessuna da parte della Roma. José Mourinho si aspettava un divario del genere, e aver preparato la partita di conseguenza: difesa schierata ad aspettare l’avversario, diga di interdizione a centrocampo con Cristante, Paredes e Bove sulla linea mediana e attaccanti pronti ad attaccare in transizione come El Shaarawi e Lukaku.

Certo, Mourinho ha sottolineato come la Roma si sia dovuta presentare al Meazza senza praticamente metà squadra (assenti Dybala, Spinazzola, Renato Sanches, Pellegrini e Smalling oltre ai lungodegenti Kumbulla e Abraham) e dopo aver giocato giovedì sera in Europa League (mentre l’Inter, impegnata in Champions, aveva giocato martedì). Ma la totale assenza di iniziativa offensiva è difficilmente giustificabile anche con queste attenuanti.

Lukaku è il passato, il futuro è Thuram

Ci si aspettava ben altro romanzo sportivo per il ritorno di Lukaku a San Siro: probabilmente anche gli stessi tifosi interisti che sono riusciti ad introdurre i fischietti all’interno del Meazza sono rimasti quasi delusi dal fatto che il centravanti belga è stato un corpo estraneo al match per la stragrande maggioranza del tempo.

Dopo una valanga di fischi ricevuti nel riscaldamento, Lukaku ha alimentato la contestazione nerazzurra battendo il calcio d’inizio. Da lì in poi, poco o niente: se l’intenzione dei tifosi interisti era quella di fischiarlo ad ogni tocco di palla, potrebbero restituire i fischietti perché sono come nuovi. 

Sul campo è stato ancora peggio: da parte dei giocatori nerazzurri, la totale indifferenza. Non un fallo, non un contrasto duro, non un confronto verbale: l’Inter ha giocato come se Lukaku non esistesse (e anche la Roma, a dire il vero, vista la totale assenza di iniziative offensive).

Tutto l’ambiente interista ha sottolineato come la delusione per il comportamento del belga ci sia stata, ma che ora si è passati avanti: non c’è miglior riprova di questo che vedere il match-winner di questa partita, ovvero proprio Marcus Thuram.

Il giocatore francese ha preso il posto da titolare che sarebbe dovuto essere di Lukaku (e indossa il numero 9, che è stato sulle spalle del belga e di Dzeko negli ultimi tempi) ed ha toccato quota 4 gol e 5 assist in campionato in queste prime 10 gare: nessun giocatore ha mai preso parte a più gol in questo arco di tempo da quando esistono i dati sugli assist (2004-2005).

Una rosa che punta allo scudetto

Più che i fischi, sono i cori e gli applausi per Thuram che certificano come l’Inter si sia ormai definitivamente lasciata alle spalle Lukaku. La squadra veleggia con 25 punti in 10 partite (solo nel 1997-1998 e nel 2017-2018 ha fatto di meglio con 26 punti nello stesso intervallo) e dimostra partita dopo partita di essere sempre in grado di trovare le risorse per risolvere ogni incontro.

La rosa nerazzurra è profonda, composta da giocatori di esperienza (Pavard ha toccato quota 200 presenze nei maggiori campionati europei, così come Barella 200 gare con la maglia dell’Inter), in continua crescita (Dimarco ha già fornito 4 assist, fissando già il suo record per una stagione di Serie A) e con ulteriori margini di miglioramento (Calhanoglu, finora sempre a segno dal dischetto, ha già colpito 4 legni in campionato).

Emblematico il caso di Asllani, che sembrava bocciato dopo la pessima prova di San Sebastian dove non era riuscito a trovare tempi e modi per contrastare il centrocampo della Real Sociedad, ma che in seguito Inzaghi ha continuato ad utilizzare dandogli manciate di minuti per riprendere fiducia e confidenza. Fino al suo ingresso contro la Roma quando, dopo pochi minuti, si è inventato una palla geniale a pescare Dimarco che ha effettuato l’assist per Thuram. 

La gestione del gruppo da parte di Simone Inzaghi in questo momento funziona benissimo, con una grande rotazione tra i titolari (4 cambi contro la Roma rispetto alla formazione che aveva battuto il Salisburgo), grazie anche al grande lavoro di Marotta e Ausilio che, impegnando relativamente poche risorse, sono riusciti a costruire una rosa che possa assorbire l’alternanza tra molti giocatori senza risentirne dal punto di vista qualitativo e dell’intensità.

Con il prossimo ritorno a disposizione di Marko Arnautovic (ancora un paio di settimane per rivederlo in campo) aumenteranno anche le scelte in attacco, e chissà che un eventuale passaggio del turno in Champions League non possa spingere la dirigenza ad integrare la rosa in quel reparto, l’unico che al momento appare un po’ corto.