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Nel bel mezzo della preparazione, con poca benzina nelle gambe, vien fuori che la vincitrice della Champions League e chi ha alzato al cielo l’ultima Europa League debbano incontrarsi.

E no, non per un’amichevole di lusso, fatta per i tifosi. Ma per il primo trofeo stagionale. Che vale pure un posto di rilievo nella bacheca dei trofei, nel palmarés di una storia intera. Del resto, pensateci: se è complicatissimo vincere una Champions o una (vecchia) Coppa Uefa, vincere la Supercoppa è il passo successivo.

E se date per scontato che lo faccia chi ha alzato la cielo la coppa dalle grandi orecchie, guardate per un istante gli ultimi tre anni: hanno certamente vinto Bayern Monaco e Liverpool, ma contro (e rispettivamente) Siviglia e Chelsea hanno vinto solo ai supplementari e rigori. Nel 2018, c’è stato addirittura il colpo gobbo dell’Atletico Madrid ai danni del Real. Non poca roba.

Il guizzo di un giornalista

Così come accadde per il Pallone d’Oro, ma anche per la Coppa dei Campioni, l’innovazione è stata frutto dell’idea di un giornalista. Il quale sosteneva un principio molto semplice, come se ne raccontano tanti davanti a un caffè: chi è il club più forte d’Europa? E come fare a stabilirlo? Così si domandava Anton Witkamp, reporter e poi direttore delle pagine sportive del De Telegraaf. Witcamp voleva essenzialmente capire il modo di stabilirlo e non trovò giudice più attendibile del campo. Serviva però qualcosa di nuovo, anche per mettere alla prova l’Ajax, il cui dominio sembrava assolutamente incontrastabile. I tempi erano quelli del Calcio Totale, per capirci. I tempi in cui il calcio olandese era l’ombelico del mondo calcistico: in quattro anni, quattro Coppe dei Campioni consecutive vinte tra Feyenoord e Ajax.

Complicato, insomma, capire chi fosse superiore. E no, non sarebbe bastata la Coppa dei Campioni: il calcio è dettato dagli episodi e in una partita ce ne possono essere mille, in un torneo invece milioni.

E allora: perché non far sfidare i vincitori della Coppa dei Campioni e quelli della Coppa delle Coppe? Sfidare l’Ajax, sostanzialmente. Che nel 1972 toccò agli scozzesi del Rangers FC, con ottimo favore dell’allora presidente dei Lancieri Jaap van Praag. Lo stesso De Telegraaf finanziò la doppia sfida dopo aver chiesto l’approvazione ufficiale della nuova competizione all’Uefa: non arrivò, gli stessi Rangers erano stati squalificati per alcuni incidenti provocati dai tifosi scozzesi. Nell’aria di festa per il centenario, accettarono però l’invito informale. E la prima si giocò a Glasgow il 16 agosto, la seconda ad Amsterdam otto giorni più tardi. Cruyff, con Rep e Haan, portò alla vittoria l’Ajax nella prima partita; al ritorno, McDonald (autore dei gol all’andata e al ritorno) da solo non poté nuovamente fermare lo strapotere olandese.

Nel gennaio 1974, la prima Supercoppa sotto la guida dell’Uefa. Si giocò a San Siro. E il Milan lo chiuse in gabbia, quello strapotere. Ma solo all’andata.

Le Supercoppe Europee: versione italiana

Quella del 1974 fu la primissima finale di Supercoppa Europea giocata da un club italiano: toccò ai rossoneri, bravissimi a superare l’Ajax nella gara d’andata per 1-0. Sciolti come neve al sole al ritorno, quando l’Ajax passeggiò e impose un ritmo assurdo, battendoli per 6-0. Senza storia.

Servirono poi ben 10 anni per rivedere un’italiana in finale di Supercoppa Europea: arrivò la Juventus nel 1985 dopo la vittoria della Coppa Coppe nell’anno successivo: con i bianconeri, almeno in quegli anni, venne inaugurata la formula della gara secca, poi eliminata appena tre anni più tardi. Fu fortunata, almeno per i bianconeri: contro il fortissimo Liverpool, un 2-0 secco al Comunale di Torino. Grazie alla doppietta di Boniek e il genio del Trap.

Nell’anno successivo, la Juve avrebbe dovuto giocarla da campione d’Europa, dell’Europa dei grandi, dopo aver battuto proprio il Liverpool in finale di Coppa Campioni: la ferita dell’Heysel era profondissima e i club inglesi – come l’Everton, squadra designata per la finale – vennero squalificati, impossibilitati dunque a giocare alcuna competizione Uefa. La Coppa non venne assegnata, semplicemente.

Nel 1989, iniziava l’egemonia milanista: contro il Barcellona, i rossoneri, freschi di vittoria in Coppa dei Campioni, batterono al Meazza i blaugrana per 1-0 dopo aver pareggiato per 1-1 al Camp Nou. L’anno dopo riuscirono a ripetersi, stavolta contro la Sampdoria (che aveva vinto la Coppa delle Coppe): 1-1 al Ferraris di Genova, 2-0 a Bologna, proprio al Dall’Ara. Il motivo? Il manto erboso di San Siro era stato danneggiato e chiesero ai felsinei di ospitarli per la partita più importante.

Fu il primo derby italiano, non certamente l’ultimo: il Milan, nel 1993, si trovò di fronte il Parma. E una storia meravigliosa: vittoria rossonera al Tardini per 1-0, risposta gialloblù a San Siro e sorpasso ai supplementari. Pazzesco. Così come la tenuta rossonera nell’anno successivo ad Highbury, contro l’Arsenal: Gunners cucinati al ritorno, con Boban e Massaro autori del gol vittoria.

A proposito: nel 1996 toccò ancora alla Juve, fresca vincitrice della Coppa Campioni sotto il cielo di Roma, dieci anni dopo la prima e ultima volta in Supercoppa: 6-1(!) al Parco dei Principi contro il Psg, 3-1 al ritorno con Del Piero e Vieri che fecero impazzire la Favorita di Palermo. Perché Palermo? Per dare calore a una partita già decisa in partenza: scelta precisa – e fortunata – della società.

Dal 1998 in poi, le partite tornarono ad essere singole, secche. E ad approfittarne fu la Lazio un anno dopo, quando riuscì a battere lo United di Ferguson allo Stade Louis II del Principato di Monaco (sede della finale fino al 2012) grazie al gol di Salas. Ancora il Milan contro il Porto nel 2003, dopo la vittoria a Manchester e sempre Shevchenko protagonista; l’ultima vittoria è invece targata 2007, quando al Siviglia (la più assidua frequentatrice di finali, 6 negli ultimi 15 anni) rifilò un 3-1 nettissimo con le reti di Inzaghi, Jankulovski e Kaka.

Chiude l’Inter del post Triplete. Che aveva già smarrito la magia dell’anno precedente e con un Benitez in panchina certamente partito con il piede giusto: l’Atletico Madrid, in quel 29 agosto del 2010, fu superiore e prevalse per 2-0.