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Un foglio per mille reazioni, tutte più o meno lecite. Un foglio per influenzare ogni attimo di una partita. Un foglio per cambiare le sorti di una prestazione, di una competizione, della storia e non solo quella del calcio. Quanti Mondiali sono stati decisi da un gol siglato oltre la linea tracciata dall’ultimo difensore? Innumerevoli.

Come le gioie urlate e poi necessariamente ingoiate. Come le emozioni a metà. Insomma, l’avete capito: il fuorigioco ha avuto un peso non indifferente nelle vicende di tutti gli appassionati. E i veri eroi sono stati sempre coloro i quali riuscivano a vivere di rendita, sul bordo di quella linea immaginaria e costantemente tracciata. Nome non esattamente a caso: che magia dev’esser stata, lavorare di fino alla Pippo Inzaghi.

Ma da dove arriva il fuorigioco? Ci sono esattamente tre versioni, tutte simili ma comunque differenti nel concreto. La terza e definitiva versione è arrivata nel 1925 grazie a Billy Mccracken, difensore del Newcastle United, per cui è stata creata ad hoc la legge ‘offside’ il giorno 5 aprile.

La prima in assoluto però è datata 1859, riportata nelle Sheffield Rules (la prima bozza di regolamento calcistico ideato da Nathaniel Creswick e William Prest), mentre l’offside inteso come tale nasce invece l’8 dicembre del 1863, originariamente elencato come regola numero 6 del codice.

Il testo? Eccolo:

“Quando un giocatore ha calciato il pallone, ogni giocatore della sua squadra che si trovi più vicino di lui alla porta avversaria è fuori gioco e non può né toccare la palla né impedire agli avversari di toccarla fino a quando uno di essi non lo abbia fatto: nessun giocatore è in fuorigioco se la palla viene calciata da un punto posto dietro la linea di porta”.

Una vecchia idea

Sì, del fuorigioco se n’era sempre parlato. La Fifa in quest’era (più) moderna l’ha inserita come undicesima regola (non a caso pure qui) e nelle prime idee del gioco era stata presa in prestito dal rugby inglese: già nel 1863 si parlava di un regolamento particolare sulla ricezione della palla per il giocatore davanti al portiere e senza avversari nei pressi. Bisognava evitare il famoso ‘palomero‘, ossia un giocatore che si stacca dal gioco e rimane il più possibile vicino alla porta avversaria senza essere penalizzato.

Cosa dice la regola?

“Quando un giocatore ha calciato il pallone, ogni giocatore della sua squadra che si trovi più vicino di lui alla porta avversaria è fuori gioco e non può né toccare la palla né impedire agli avversari di toccarla fino a quando uno di essi non lo abbia fatto: nessun giocatore è in fuorigioco se la palla viene calciata da un punto posto dietro la linea di porta”.

Erano tempi, comunque, in cui in Inghilterra il modulo più comune delle squadre era un 1-2-3-5, con due linee di difesa che presto si fanno a tre, portando fino a cinque giocatori in avanti. Altri tempi, semplicemente. Quelli di Bill Mccracken, appunto. Che di mestiere faceva il difensore, e che con il suo compagno Frank Hudsperth pensò semplicemente ad alzare l’ultima linea della squadra. Non indietreggiare e quindi rincorrere, ma difendere in avanti. Innovazione.

Il Newcastle iniziò a farlo con successo, sorprendendo se stesso e soprattutto i rivali. A tante discese in avanti corrisposero naturalmente tantissimi fuorigioco: la disperazione dei tifosi avversari era palpabile e fu l’arma definitiva di una squadra già tanto forte. Tre campionati e una coppa: non solo correndo in avanti, soprattutto correndo in avanti.

La visione tattica di Bill Mccracken fu imitata da tante squadre. Tutti hanno iniziato a giocare allo stesso modo, e lo sconcerto ha portato a un nuovo adattarsi della Federazione inglese, che spingeva fondamentalmente per l’aumento del numero dei gol. Ecco perché nel 1925 si passò alla “regola dei due avversari”, che segnalava il fuorigioco in atto “se un giocatore si trova oltre la linea opposta della palla e del penultimo avversario”.

Nuovi scenari

Con il nuovo scenario, dunque, non c’erano più tre avversari: dovevano essere meno di due difensori tra il giocatore che portava la palla e la linea dell’area. Far scattare il fuorigioco diventava più rischioso.

Morale della favola: la vittoria fu tutta della Federazione, poiché i gol aumentarono del 36% in una sola stagione, raggiungendo quasi tre reti a partita di media. Fino al 1990 pertanto non si arrivò a ritoccare minimamente la norma che cambiò il calcio. Solo dopo i pochi gol segnati nel Mondiale in Italia, si passò allora a considerare due nuovi aspetti: in primis, un attaccante in linea con il penultimo avversario non sarebbe stato in fuorigioco; secondo, la regola che salvava il ‘ricevente’ della sfera tramite passaggio o lancio, dalla propria metà campo, veniva definitivamente eliminata.

L’ultima modifica risale al 2005, quando la FIFA ha deciso di favorire il gioco offensivo. Ché da lì non si scappa: il più grande spettacolo del calcio sono i gol e così da quell’anno vengono fuori innanzitutto le ‘posizioni passive‘ di fuorigioco. Inoltre, si stabilisce che un giocatore si trovi in offside se una parte del corpo con cui può toccare la palla sia oltre l’ultimo difensore.

95 anni, comunque. Dalla regola formato Mccracken, che alimentò mille polemiche e cambiò storie e contorni di questo sport che non finirà mai di accontentarci e di farci sognare.

Chissà cos’avrebbe pensato del Var, il vecchio Bill, e di tutto quello che oggi accade nei campi. Di sicuro, la tecnologia ha reso le regole (giustamente) ancor più severe. Risicando quel bel fattore fortuna…

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