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Stefano Pioli ha iniziato la sua carriera da allenatore nel 2000, ad appena 35 anni.

Il nuovo millennio, come nuova vita del tecnico Ducale, dopo tre decenni passati sui campi da gioco come difensore. Un percorso particolare quello di Pioli, su cui la Juventus puntò appena diciottenne, per poi cederlo poche stagioni dopo.

Da promessa del calcio italiano, a onesto mestierante in Provincia: resta il dubbio di quello che poteva essere e invece non è stato. Almeno vedendo la parabola di Stefano Pioli in versione calciatore.

Come un discorso lasciato a metà. Su cui però pesano anche una sfilza di infortuni che hanno segnato in maniera indelebile la carriera dell’attuale tecnico del Milan.

Vediamo nel dettaglio.

Dal Parma alla Juventus: un talento su cui tutti puntano

Stefano Pioli nasce nel 1965 a Parma e cresce nelle giovanili della sua squadra del cuore: lo stesso Parma. Forte nel gioco aereo e abile nella marcatura, fin da subito si capisce che può agire in tutti i ruoli della difesa.

Da stopper però arrivano le sue prestazioni migliori e a soli 17 anni debutta in Serie C con la maglia degli emiliani. Per lui due stagioni nel campionato sub-cadetto: 42 presenze e 1 rete.

Le sue prestazioni e la giovanissima età attirano le attenzione di tanti Club, ma la Juventus brucia tutti e nell’estate del 1984 si assicura Pioli. A 19 anni Stefano veste la maglia dei Campioni di Italia e in sole due stagioni porta a casa una Coppa dei Campioni, una Supercoppa Europea, un Coppa Intercontinentale in cui Trapattoni lo lancia nella mischia e uno Scudetto.

In mezzo a questi trofei, Stefano Pioli però non riesce a trovare lo spazio che tutti si attendevano: da una parte i primi infortuni che lo limitano e dall’altra la presenza di giocatori di grandissimo livello che compongono la difesa bianconera, come Scirea, Brio e Favero.

In Coppa dei Campioni debutta a 18 anni e 335 giorni: tutt’ora è il più giovane giocatore nella storia della Juventus ad aver esordito nella massima coppa continentale.

In tre stagioni con la Vecchia Signora, Pioli mette assieme 62 presenze con una rete segnata in Coppa Italia contro la Sambenedettese. Sempre nel periodo juventino, colleziona anche 9 apparizioni con la maglia azzurra dell’Under 21.

Verona e poi Firenze

L’estate del 1987 segna grandi cambiamenti nella Juventus che sembra arrivata alla fine di un ciclo e anche Stefano Pioli paga da par suo la rivoluzione bianconera.

Non ha mantenuto le promesse di quando era stato acquistato, soprattutto a causa degli infortuni che fanno pensare alla Juventus, ad un giocatore sui cui non si può fare affidamento in questa ottica.

Così a luglio del 1987 si accasa al Verona che appena due anni prima ha vinto lo Scudetto, ma gli Scaligeri a loro volta sono nella fase calante, dopo quel trionfo.

Due stagioni in riva all’Adige per Stefano Pioli con 56 presenze totali. Ottimo il rendimento in maglia gialloblu e con gli infortuni che sembrano dare una tregua al difensore ducale. Su di lui posa gli occhi la Fiorentina che in quegli anni alterna campionati di spessore ad altri meno eccellenti, ma che sogna in grande.

L’estate del 1989 vede Pioli passare in maglia viola. Stefano diventa subito una delle colonne della difesa toscana che in campionato rischia fino all’ultimo la retrocessione e compensa con la straordinaria cavalcata in Coppa Uefa che nel maggio del 1990 porta i gigliati a giocarsi la doppia finale contro la Juventus.

Per Pioli l’occasione della grande rivincita, ma ad alzare il trofeo saranno i futuri compagni di Roberto Baggio che di li a poche ore dal ritorno della finale passerà alla corte della “Vecchia Signora.

L’attuale tecnico del Milan resterà a Firenze fino al 1995, con situazioni davvero particolari. Come la stagione 1992-93, in cui la Fiorentina al giro di boa è nelle zone nobili della classifica, prima di un tracollo coinciso con l’esonero turbolento di Radice da parte di Vittorio Cecchi Gori e l’arrivo di Agroppi.

Un colpo durissimo per la squadra che nel girone di ritorno ha un andamento pessimo e nemmeno dopo l’addio dello stesso tecnico di Piombino, le cose cambiano: l’accoppiata Chiarugi-Antognoni non produce gli effetti sperati e al termine dell’ultima giornata la squadra retrocede in Serie B.

Stefano Pioli vive la sua prima retrocessione da giocatore, ma sarà anche uno dei protagonisti dell’immediato ritorno in Serie A, a distanza di 12 mesi da quel finale rocambolesco. Tra un infortunio e l’altro, i quali tornano a comparire con una certa frequenza, il difensore ducale vive anche momenti davvero terribili in campo.

In un Fiorentina – Bari (2-0, stagione 1994-95), subisce un arresto cardio-respiratorio dopo uno scontro fortuito in campo. Portato immediatamente all’ospedale, Stefano Pioli resterà sotto osservazione per alcuni giorni. Un episodio che segna la permanenza a Firenze e al termine della stagione, il club e Pioli si separano. 202 presenze in maglia viola, con una rete segnata.

Il finale di carriera assieme al Fratello

Gli ultimi anni di carriera sono i più tribolati per Stefano Pioli. Gli infortuni si susseguono senza sosta e nella sua esperienza a Padova mette a referto una sola presenza nella prima stagione che coincide con la retrocessione in Serie B.

Resta in cadetteria, ma con appena tre presenze. A Gennaio del 1997 arriva l’offerta della Pistoiese in Serie C1 e l’ex difensore della Fiorentina torna in toscana per 14 partite e una rete. Nella stagione 1997-98 ancora terza serie per Pioli, ma questa volta con la maglia del Fiorenzuola dove accumula 21 gettoni.

A 33 anni il suo fisico è ormai segnato da quattro rotture del Metatarso, due operazioni ai legamenti del ginocchio e una spalla fuori posto. Il calcio ad alti livelli è ormai impensabile in queste condizioni.

Stefano Pioli allora opta per una chiusura particolare della sua carriera e scende nel campionato di Eccellenza dell’Emilia Romagna. Qui gioca nel Colorno, dove milita anche il fratello Leonardo. Per la prima volta, i fratelli Pioli indossano la maglia della stessa squadra.

Non vincono il campionato, ma sapranno rifarsi nella Coppa Italia di categoria, con il successo a livello regionale. L’ultimo squillo di una carriera calcistica che lo vede appendere gli scarpini al chiodo nell’estate del 1999. Il secolo e il millennio si chiudono con l’addio al calcio giocato, mentre già studia da tecnico.

E l’estate del 2000 lo vede per la prima volta in panchina, con gli Allievi del Bologna. Il primo passo della nuova vita e il primo incarico di una lunga carriera da tecnico: 22 anni per arrivare a mettere le mani sullo Scudetto con il Milan.