Quattordici giornate e siamo qui a chiederci: stavolta chi è che resta indietro? La lotta scudetto sta assumendo delle proporzioni incredibili ed enormi. La Serie A è tornata a splendere ed è soprattutto incerta, che è quel che piace. Che è quel che serviva anche per un revival, una rinascita a tutti gli effetti. Certo, a farne le spese sono soprattutto due squadre: intanto la Juventus, al primo ko dell’era Spalletti e pronta a salutare la vetta; poi la Roma: terza sconfitta nelle ultime cinque, la vetta che dista sempre un po’ di più, e ora tenersi forti per restare agganciati al quarto posto.
Ecco, ce n’è. Ce n’è eccome. Da vivere e da capire, da improvvisare e da studiare. Di sicuro, le sentenze dell’ultima giornata sono destinate a fissare un prima e un dopo. E forse per la prima volta davvero in questa stagione.
1) Juve, abbiamo un problema
La Juve è caduta a Napoli. E che problema c’è? Del resto, i bianconeri sono lì a rincorrere un’annata storta, mentre gli azzurri sono i campioni d’Italia in carica, la squadra che meglio si sta adattando a questo campionato e meglio sta rispondendo ai propri passaggi a vuoto (e ce li hanno tutti). Eppure, il rumore del ko è stato fragoroso. Cioè: è servito a ribadire l’inadeguatezza di questa squadra. Per un motivo più forte dell’altro: la pochezza tecnica.
Ed è qui che Spalletti vorrebbe intervenire, qui che probabilmente proverà a farlo. Ma la sensazione è funesta, perché la Juve ha dimostrato di poter cambiare volto, ma mai davvero pelle. Soprattutto a centrocampo, dove diventa urgente un intervento sul mercato. Sia in spessore che in qualità.
2) Napoli e Inter, a voi la scena
Dall’altra parte, la risposta del Napoli è stata così convincente da diradare le nubi che si erano create attorno alla squadra di Conte. Pur in emergenza – solamente a centrocampo mancavano Anguissa e Lobotka, fate un po’ voi – gli azzurri sono stati cinici, quadrati, hanno reso la difesa un muro di gomma e la Juve non è praticamente mai ripartita. Una sola sbavatura: quella sul gol di Yildiz, e all’ultimo il mancino di Zhegrova. Poca roba, i bianconeri. Tantissima, il Napoli. Che si ricandida, fortissima, alla lotta scudetto.
Ecco, l’idea è che possa ripetersi quello dell’anno scorso, il duello in vetta con l’Inter, per distacco la squadra migliore dello scorso weekend. I nerazzurri sono stati in grado di darne 4 al Como. E vale la frase di Fabregas: è una squadra fortissima, se ne sta di nuovo rendendo conto l’Italia intera.
3) Questo Milan non muore mai
Guai però a sottovalutare la resilienza milanista. Sotto per 2-0 con il Torino, i rossoneri sono stati in grado di rimontare in trasferta e di sfruttare le occasioni piovute, un po’ dal cielo, un po’ da chi ha davvero cambiato la mentalità di questa squadra: Adrien Rabiot, voluto fortissimamente da Allegri, è stato effettivamente il salvatore della patria. Più di lui solo Pulisic, autore di una doppietta nello stesso giorno in cui si riprendeva da un’influenza maledetta.
Tachipirine a parte, il Milan è sembrato una squadra matura, perciò darà filo da torcere fino alla fine, soprattutto per il motivo che si ripete ogni volta, almeno ogni domenica: non c’è la distrazione, la fatica, la preoccupazione delle coppe. E allora, una a settimana, da preparare sempre al meglio: si può fare.
4) Altro che crollo: riecco Nicola
Dopo tre ko di fila, in tanti davano la Cremonese come prossima al crollo. E invece. Eh, invece no. I grigiorossi sono tornati a splendere di luce propria, hanno ritrovato Jamie Vardy al massimo e adesso chissà che le ambizioni non possano cambiare. Calma: anche solo finire nella parte sinistra della classifica avrebbe un valore enorme, specialmente dopo un ritorno in A decisamente clamoroso. Ma è una squadra vera, la Cremo. In grado di fare 20 punti in 14 partite, metà dell’opera salvezza praticamente a tre quarti del girone d’andata.
Il punto adesso diventa davvero il non accontentarsi. Anzi: mettere le basi per far sì che questa stagione non sia solamente un exploit estemporaneo, ma qualcosa di più duraturo. Del resto, Cremona ha strutture, stadio, ambizione e volontà. Può essere una favola. E da favola può farsi realtà.
5) Fabio Grosso è diventato super
Anche qui: storie di rivincita. Come quelle che si sta prendendo Fabio Grosso, specialmente negli ultimi mesi. Considerato da molti un allenatore da categoria – benissimo in Serie B, soprattutto per le promozioni, decisamente meno in A -, lo sguardo che ci ha fatto innamorare a Berlino è diventato un allenatore considerato davvero tra i top del panorama. Il suo Sassuolo gioca bene, è fresco, ha individualità interessanti ma poi è un coro notevole, di quelli che non steccano.
Fino a questo momento, 19 gol fatti e 17 subiti. Ne ha vinte 6, tante quanto Como e Juve, e ne ha perse altrettante, pareggiandone appena 2. Ecco, la gestione può essere migliorata. Ma adesso sono entusiasmo, e l’entusiasmo è fatto d’ali. Si vola finché si può.

