Quinta giornata di campionato, ed eccoci qui: la Serie A è tornata a “Serie A-eggiare”. Cioè: son tutte lì, sei sorelle in attesa del Como e di un ritorno che i tifosi di Lazio e Fiorentina per adesso provano ad augurarsi. Tre squadre in vetta alla classifica, 12 punti per Milan, Napoli e Roma. Poi c’è la Juventus, con due pareggi a frenare una corsa che sembrava piuttosto fluida. L’Inter è tornata a vincere (seconda di fila) ed è a 9, come l’Atalanta che ha bloccato la squadra di Tudor allo Stadium. Ora: applausi pure alla Cremonese, che non ha mica perso fin qui. Due vittorie e tre pareggi, ad altezza “nerazzurre” e tenendo Como e Bologna all’ottavo e nono posto, quota 8 e 7 punti.
Bene, cosa vuol dire? Come ogni settimana, proviamo a capire un po’ di più di questo campionato. Alla base, una certezza: pure questa Serie A rischia di essere bellissima.
1) La Roma si è iscritta al campionato
Intanto, iniziamo dalle sorprese. La Roma di Gasperini è ambiziosamente prima in classifica con due che – per quanto il Milan dovesse ricominciare da una stagione a dir poco nefasta – potevamo attenderci lassù. E invece c’è pure la squadra giallorossa, sebbene di gasperiniano ci sia davvero poco. Anzi: sembra il continuo del gruppo che ha rilanciato Ranieri poco prima di sedersi dietro una scrivania, a coordinare dall’alto la squadra. Dodici punti fatti, frutto di quattro vittorie e una sconfitta. Dopo il derby, il successo interno con il Verona. La domanda delle domande è questa: quanto bisogna crederci? Abbastanza. Perché la Roma può solo crescere: fino a questo momento è la miglior difesa con appena un gol subito, sono però solo 5 quelli fatti. E il potenziale è enorme.
2) Abbiamo l’anti-Napoli: bravo Max
La partita più bella della giornata è stata senza dubbio Milan–Napoli. I rossoneri sono stati in grado di superare gli azzurri per 2-1, con tanto di porzione di gara vissuta in inferiorità numerica a causa dell’espulsione rimediata da Estupinan. Eppure questo non ha fermato la squadra di Allegri, che dopo il primo ko al debutto ha saputo trovare una strada tanto semplice quanto efficace: ha chiuso la difesa, irrobustito il centrocampo – e qui l’acquisto di Rabiot si è già rivelato fondamentale – e ha dato a Pulisic (e darà a Leao) il compito di superare con agilità le difese avversarie. Nessuna bacchetta magica, nessuna forza esterna o strana. I giocatori al loro posto e molto motivati, per evitare di incappare in una stagione come quella dell’anno scorso. E’ un Milan chiaro. E sarà l’anti Napoli.
3) Date tempo al Como
Tempo ne servirà un po’ a tutti, ma soprattutto al Como. E’ arrivato un pari nell’ultima partita in casa, contro la Cremonese. E un po’ ha ridimensionato la formazione di Fabregas, che tuttavia non accetta critiche, al limite quelle costruttive. In una partita da 6 conclusioni in porta, 60% di possesso palla e in cui tutte le statistiche sono state a favore dei comaschi, non portare a casa il successo è sembrato quasi un esame di maturità fallito. Può capitare, in un percorso. Ricapiterà, perché il gruppo è giovane e sta seguendo un ideale. Certo, servirebbe che qualcuno riprenda a ingranare, come Morata. O che si sblocchi un po’ del talento che il Como ha, eccome. A partire da Kuhn, proseguendo con Douvikas. E’ tornato Sergi Roberto e Perrone sta bene, ma serve di più. Pure da Valle. Tempo al tempo.
4) Eppure l’Atalanta non perde
L’altro big match è stato senza dubbio Juventus-Atalanta. I bianconeri e i nerazzurri si sono fermati sull’1-1 ed è sembrata un’occasione perduta da ambedue le parti. Sia perché la Juve aveva avuto più occasioni, tra l’inizio partita e l’ultima parte, sia perché forse le migliori palle gol sono state atalantine. E allora, plauso a Juric: ci può stare. E una riflessione, soprattutto. Quest’Atalanta sembra sempre meno di Gasperini e un po’ di più dell’allenatore croato, sebbene non troppo, o comunque non abbastanza. C’è ancora un percorso da fare e il tecnico lo sa benissimo. Con i ritorni di Ederson, Lookman, Scamacca e De Ketelaere, insomma, di margine ci sarà. E ci sarà ancor di più il talento da tirare fuori, da coltivare e far sbocciare. Resta una squadra forte e non ha perso il terreno con le big.
5) Come la Juventus di Motta
E alla fine di questa giornata, a ringraziare la classifica corta è principalmente la Juventus di Tudor, che ora si potrà concentrare più facilmente sulla Champions League, in attesa del big match di domenica contro il Milan. Ecco, sarà un esame importante per i bianconeri, non solo per l’occasione di scavalcare i rossoneri oppure l’opportunità di fare uno sgarbo a un tecnico tanto amato (quanto rigettato) come Massimiliano Allegri. La Juve deve capire esattamente quel che è, cosa potrà essere, quel che sogna di diventare e su quale percorso si è ficcata, sperando sia quello giusto. Per Tudor c’è un sacco di lavoro da fare. Il primo: scaricare di ogni responsabilità l’estro di Kenan Yildiz, che deve essere parte del tutto e non tutto ciò che fa la differenza in quella squadra. Sembra di rivivere un anno fa, la Juventus di Motta.

