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Dopo un inizio di stagione standard e un giro di boa a dir poco difficoltoso, il Crotone era dato da tutti – nessuno escluso – per spacciato. Siamo più o meno a febbraio, diciamo pure inizio marzo, 2017.

Kroton è un luogo magico, tuttavia. Fin dai tempi di Pitagora, Crotone si dona alla propria gente come la propria gente gli si dona: dal caldo asfissiante alla notte che dà respiro, dalle stelle che ne decorano il notturno blu scuro ai raggi del mattino, che la illuminano d’immenso.

Il duro impatto con la seria A

Questo Davide Nicola, piemontese di Luserna San Giovanni, non poteva ancora saperlo. Lui, successore di Ivan Juric, lo stesso Juric che oggi incanta col suo Hellas – a proposito di grecità – in Serie A, si ritrovava semplicemente un gruppo di «buoni giocatori», ma nulla di più. E dopo la fine di febbraio, quando gli innamorati si scambiano parole e gesta d’amore per rinnovare il profumo delle rose rosse, il Crotone si trovava sconfitto, quasi a terra, disamorato del massimo campionato. Come se Archimede e il peso della storia con lui sulle spalle stessero affossando la città in un ultimo, ma tragico, declino. Era solo uno scavo per risorgere con ancora più vigore dalle ceneri del passato.

Soltanto nel 2015, due anni prima della storica salvezza in Serie A, Massimo Drago salvava il Crotone dalla terribile onta della Lega Pro, riuscendo così nell’impresa di rimanere in Serie B per il rotto della cuffia. Alla grande annata dell’anno successivo, merito di Juric e di alcune straordinarie prestazioni individuali, su tutte quelle di Ricci, Budimir e Palladino – i primi due ceduti l’estate dopo –, seguiva l’incognita del primo anno in Serie A.

E infatti l’esordio è dei peggiori, anche perché Nicola, facendo mal uso del detto squadra che vince non si cambia, ripropone il modulo con cui Juric l’anno prima aveva conquistato la promozione, cioè il 3-4-3. Sconfitta 1-0 col Bologna a cui segue, pur con qualche cambiamento, quella per 2-1 al Castellani con l’Empoli. Simy, l’attaccante che doveva sostituire Budimir, fa un’enorme fatica in fase offensiva, risultando spesso e volentieri inoffensivo per le difese avversarie. Così, quasi a mercato chiuso, arrivano dal Sassuolo Trotta e Falcinelli. Si riveleranno fondamentali.

Il fattore Ezio Scida

La prima partita casalinga è quella col Napoli di Sarri, persa per 1-2 senza sfigurare troppo. Alla nona giornata.

Infatti il Crotone, prima di questa sfida, era costretta a giocare all’Adriatico di Pescara – non proprio dietro l’angolo, tra l’altro – per inadempienza della struttura anche nota come Stadio Ezio Scida. Pensate che dalla partita contro il Napoli fino a fine stagione, 20 dei 33 punti complessivi conquistati dalla squadra di Nicola saranno ottenuti in casa, proprio all’Ezio Scida. Forse, se il Crotone avesse giocato tutte le partite allo Scida, la salvezza sarebbe stata più comoda – ma senza dubbio meno epica.

Dopo aver ottenuto solo 2 punti in 10 partite – contro Palermo e Fiorentina – il Crotone riesce finalmente ad ottenere la sua prima vittoria, contro il Chievo, proprio allo Scida. Un 2-0 classico con le reti alla fine dei tempi, una Trotta e una di Falcinelli – che segnerà 13 reti in totale, nel suo miglior anno in Serie A, per l’illusione di tanti successivi fantallenatori (tratto da una storia vera).

La giornata successiva, il Crotone torna a San Siro per la seconda volta nella sua storia, dopo che pochi mesi prima era uscito sconfitto contro il Milan in Coppa Italia. Fino all’84’ regge lo 0-0 ma la rete di Perisic apre alla doppietta di Icardi per il 3-0 finale. In ogni caso, quella partita va ricordata per un fatto fondamentale: nasce (e durerà fino a fine stagione) il 4-4-2 di Davide Nicola; difesa più compatta e ripartenze più semplici, condite di verticalizzazioni improvvise successive ai recuperi palla in mezzo al campo.

Alla 22ª di Serie A il Crotone affronta in casa l’Empoli. Dopo l’1-1 di Mchedlidze a fine primo tempo, arriva la tripletta di Falcinelli che fissa il punteggio sul 4-1. Vittoria schiacciante e grande risposta all’1-0 subito dal Bologna la settimana prima in casa. Ora il Crotone ha 12 punti, ma manca sempre meno, appena 16 giornate alla fine.

Aria di resa

Contro l’Empoli Palladino gioca l’ultima partita in maglia Crotone – va al Genoa per la delusione dei tifosi. Questa cessione, seguita dalla sconfitta col Palermo, diretta avversaria nella corsa salvezza, sembra gettare una nube spessa come il ghiaccio e nera come la morte sulla testa di Nicola e il Crotone in generale.

I tifosi iniziano a fare i conti con la realtà di fatto: anche la società sembra aver mollato. Ma questa cessione si rivela l’esatto posto delle sue premesse iniziali: il gruppo infatti, in assenza di un leader a cui appoggiarsi anche in qualità di capro espiatorio, inizia a compattarsi intorno a Nicola, che la piazza giudica a rischio ma che la dirigenza continua a confermare almeno nelle dichiarazioni.

Giornata 29. Quando scende in campo contro la Fiorentina, il Crotone ha 14 punti in classifica, uno in meno del Palermo, otto in meno dell’Empoli (sic!) e quindici in meno del Genoa, e non vince da due mesi: il destino dei calabresi sembra essere segnato, con Genoa ed Empoli già piuttosto sicure della propria salvezza.

La sconfitta contro i viola (0-1) suggella la scure sul tragico filo rosso della squadra di Nicola, sempre più leso e prossimo a spezzarsi. Anche perché la rete di Kalinic arriva al 90’. Raffaele Vrenna si dimette dalla presidenza; è il caos. E Nicola quel caos riesce incredibilmente a giocarlo a suo favore.

La clamorosa rimonta

I rossoblù vincono contro Chievo, Inter, Sampdoria, Pescara e Udinese, inanellando una striscia di sette risultati utili consecutivi, cedendo il passo solo a una Juventus ormai pronta alla festa scudetto. In queste sette partite mettono insieme 17 punti sui 21 disponibili frutto di 2 pareggi e ben 5 vittorie. Praticamente il 50% dei loro punti li fanno in questi due mesi vissuti col piede sull’acceleratore.

La più clamorosa di queste vittorie è quella contro i nerazzurri, certo in crisi ma schiacciati dalla volontà di potenza di chi lotta tra la vita e la morte – la doppietta di Falcinelli dopo 23’ ne è il segno più tangibile.

Il Genoa tornato sotto la guida di Juric, col fiato sul collo come l’Empoli di Martusciello, raggiunge la salvezza solo alla penultima giornata battendo il Torino; l’Empoli, invece, perdendo in casa contro l’Atalanta, è costretto a giocarsi tutto all’ultima giornata a Palermo in una partita che, nonostante i pronostici e le speculazioni sul paracadute, risulterà tutt’altro che scontata. E infatti, avviene l’impossibile.

Il 28 maggio è storia. Il Crotone batte in casa la Lazio – nel tragicomico dei biancocelesti esclusi dalla Champions League ancora una volta – mentre il Palermo ferma l’Empoli per 2-1.

La formazione di Martusciello, superba come poche, paga dazio la hybris che a Crotone, colonia greca, conoscono bene. Nicola può affermare a cuor leggero: «Sono disposto a fare di tutto per ottenere ciò che voglio, credo proprio che sarà una passeggiata».

La passeggiata è farsi in bicicletta Crotone-Torino. D’altra parte, la vera fatica è stata superata a pieni voti.